Sempre più urgente una riforma della Giustizia penale

Il dibattito sulla prescrizione nei processi penali, che vede garantisti e giustizialisti spesso contendere con argomentazioni di scarso significato tecnico-scientifico, rende palese ogni giorno di più l’assoluta inadeguatezza culturale della classe politica al governo rispetto ad un tema, come quello della Giustizia, fondamentale in uno Stato di diritto, in una democrazia liberale, che da sempre ispira l’azione dei monarchici italiani.

È evidente, infatti, che la prima e più urgente delle riforme in tema di Giustizia deve essere assicurata da una effettiva semplificazione del processo penale, in modo da rendere certi i tempi delle decisioni dei giudici ed il riconoscimento dei diritti delle persone vittime dei reati secondo le regole della “ragionevole durata del processo”.

Per ottenere questo risultato l’Unione Monarchica Italiana ricorda alle forze politiche che occorre prevedere un ampio ricorso alla informatizzazione di tutti gli adempimenti del processo e contestualmente dotare gli uffici giudiziari di mezzi e di personale in modo da far fronte ad un contenzioso che, in ogni caso, è necessario ridurre drasticamente, che attraverso mirate depenalizzazioni, con pene alternative, effettivamente adottate e controllate, che siano capaci di un reale effetto dissuasivo.

Impunità e giustizia negata costituiscono, secondo i monarchici italiani, una lesione gravissima dei diritti dello Stato e dei cittadini fonte di malcontento dagli esiti mai scontati.

Roma,07.02.2020

Il Presidente Nazionale

Avv. Alessandro Sacchi

 

Apprendiamo da organi di informazione che l'ANPI per voce del suo rappresentante, il sig. Pagliarulo, durante un convegno per ricordare il "dramma" delle Foibe, non avrebbe invitato gli esuli perchè "non potevamo affrontare tutto" parole sue. La domanda sorge spontanea dunque: se non invita gli esuli e quindi le vittime di quello che non fu un dramma ma un vero e proprio crimine contro l'umanità da parte dei comunisti di Tito, poi omaggiato dal Presidente della Repubblica Saragat con il cavalierato della Repubblica, chi mai dovrebbe invitare a giovamento di testimonianze autentiche? O forse il problema è proprio questo, ossia l'autenticità delle testimonianze magari scomode ad un certo establishment? Ancora una volta gli eredi di quella ideologia capace solo di morti e povertà che ha drammaticamente caratterizzato il XX secolo al pari di altre ben più note, ci offre uno sconcertante spettacolo negazionista. L'aggravante è che tutto ciò si svolga presso una struttura del Senato della Repubblica, pagata da tutti i cittadini, anche da quelli non invitati, anche dagli esuli.

Roma,04.02.2020                                                          

Il Presidente Nazionale

Avv. Alessandro Sacchi

NAVIGARE A VISTA

di Giuseppe Borgioli

Quando a bordo non funziona il radar e non si ha lo spirito di alzare lo sguardo verso il cielo per orientarsi con le stelle, non resta che navigare a vista. È esattamente quello che sta facendo il governo Conte bis. Questa coalizione governativa costituita da due forze politiche troppo contigue per non risultare competitrici e troppo lontane per trovare un terreno comune di intesa, è condannata ad una sopravvivenza tumultuosa fatta di rotture clamorose e riappacificazioni precarie. proprio come fanno i fidanzati che si prendono e si lasciano, poi si riprendono e si rilasciano. Si rassegni il signor presidente della repubblica, può darsi che sopravviva per tre anni, ma le condizioni di salute sono quelle diagnosticate. Il Partito Democratico si è raccolto in ritiro in un eremo per (dicono loro) rilanciare l’agenda di governo. I “cinque stelle” rimandano le loro non scelte agli stati generali. La sostanza è che il partito democratico e i “cinque stelle” funzionano – vedi i risultati elettorali in Calabria e in Emilia Romagna - come vasi comunicanti e i flussi elettorali transitano dagli uni verso gli altri. Non si può stabilire una vera alleanza quando gli alleati faticano a vincere insieme. Sulle opere pubbliche come la TAV, sulle concessioni delle autostrade da rinnovare ai gestori, sulla politica industriale non c’è e non ci può essere la minima intesa. Lo sforzo di questa coalizione non è individuare i punti sui quali c’è l’accordo per perseguirli nella pratica di governo. La regola à il conflitto da rilanciare su qualsiasi tema per un’ansia elettorale che inibisca ogni programma a lungo termine. Così si naviga a vista, giorno per giorno, ora per ora. Quante volte il governo ha cambiato opinione sulle tasse o sulle pensioni? È sufficiente parlare di green economy per mettere d’accordo tutti come negli anni ’70 si parlava di programmazione economica senza specificare i contenuti concreti? È anche grazie a queste formule fumose se l’azione di governo si è impantanata nell’immobilismo che è la causa prima di non pochi nostri mali attuali. Un governo si deve giudicare non solo secondo la durata ma anche (e soprattutto) secondo la qualità, la sua capacità di incidere e migliorare la   vita della gente. Governi che governino, parlamenti che controllino e diano l’indirizzo generale della legislazione, magistrati che amministrino la giustizia così come à consegnata nei codici, partiti che organizzino il consenso e il dissenso in vista delle elezioni: questi sono i contenuti dell’alternativa istituzionale con la quale prima o poi, nolenti o volenti, dovremo fare i conti. È il radar che manca alla nostra navigazione per solcare il mare aperto. Altrimenti non ci rimane che navigare a vista sperando di non sbattere contro un iceberg come fu per il disgraziato Titanic dove – non dimentichiamolo - il comandante per non spaventare la clientela aveva ordinato all‘orchestra di non smettere di suonare.      

IL DUALISMO IMPERFETTO

di Giuseppe Borgioli

I risultati elettorali in Calabria e in Emilia Romagna hanno rivelato  aspetti della dinamica politica sui quali val la pena di riflettere. Le tornate elettorali regionali sono ormai paragonabili alle elezioni di medio termine che prefigurano le tendenze politiche generali. Come in ogni competizione (non solo politica) l’agonismo prevale sulle analisi  e i riflettori sono puntati su chi vince e chi perde. I media hanno bisogno di vincitori e vinti. Anche le istituzioni, a tutti i livelli,  hanno bisogno di vincitori chiaramente usciti dalle urne che diano vita a maggioranze stabili. E’ un peccato che la pubblica opinione si sia concentrata sulla vicenda dell’Emilia Romagna e la Calabra sia rimasta in disparte sotto un cono d’ombra. E’ destino di questa regione rimanere dimenticata non solo dai governi. Sulla Emilia Romagna ha prevalso ancora, seppur con molte novità, il sistema di potere che data da 70 anni e ruota intorno al partito comunista e alle sue successive affiliazioni. Il partito comunista ieri e il partito democratico oggi ha saputo costruire una rete di interessi economici e politici che non è facile smantellare. E’ quasi eroico esercitare la libera professione o il libero commercio in una regione dove il controllo pubblico è asfissiante. Le mobilitazione della “sardine” ha avuto il sapore di una ribellione della società protetta contro il nuovo. Le “sardine” adulate da tutti i giornalisti in funzione anti Salvini sono apparse come orfani che temono lo sgretolamento di un “piccolo mondo”  felice sotto il piccone della crisi economica e della globalizzazione, prima che di Salvini. Sicuramente il volto della sinistra, come la splendida caricatura di Peppone, è sempre stato bonario, tollerante e connivente come la cucina emiliana. La Romagna più sanguigna è un’altra cosa. Qualche segnale l’abbiamo colto anche nella conservatrice Emilia Romagna. Il voto tende a concentrasi sui due principali schieramenti, il centro destra che si aggrega attorno alla lega e il centro sinistra che  siede alla corte del partito democratico. I “cinque stelle” sono spariti,  hanno avuto vita più breve dell’ ”uomo qualunque”. Sempre in Emilia Romagna i protagonisti del nuovo dualismo, lega e partito democratico, hanno raccolto più del 60 per cento dei voti, come la DC e il PCI raccoglievano nella prima repubblica in Italia più del 70 per cento dei voti. Si sa questa è la terra del “dualismo politico”. I fantasmi di Peppone e Don Camillo uscita dalla  penna geniale di Guareschi, sono ancora là che duellano. E’ questa la democrazia?  In una bella citazione di Umberto Eco quando una parte pretende di avere sempre ragione c’è il rischio che i dissidenti non trovino il coraggio di reagire.