Lo stato di grazia della Lega

di Giuseppe Borgioli

I risultati elettorali del 26 maggio stanno a dimostrare due dati incontrovertibili, uno riguarda l’Europa l’altro l’Italia. Questi dati hanno sorpreso i corifei del consenso al regime che ne hanno ridotto la portata spiegandoli con ragionamenti che non colgono la dirompente novità di quanto è accaduto.

 Il tema dominante non è il tanto vituperato populismo, che ha assunto un significato dispregiativo. Gli Italiani hanno fame di cambiamento e sono pronti a dare fiducia a chi lo promette. Hanno fame anche di autorevolezza. Chiedono agli uomini politici di parlare chiaro e di assumersi le responsabilità di quelle che dicono.

Lo stato di grazia della Lega è lo stato di grazia del suo leader Matteo Salvini che ha saputo incarnare con il suo stile di governo questa domanda radicale della gente. Solo così si spiega un successo diffuso in tutte le aree del paese, in tutte le regioni, in tutti i comuni, al nord come al sud-

Non è facile fare delle previsioni. Non possiamo dire come Matteo Salvini saprà cavalcare questo stato di grazia. Le prove che attendono i vincitori delle elezioni sono ardue, cominciare da quelle economiche e finanziarie. Una cosa è certa; l’attuale temperie politica non si riduce al braccio di ferro con il movimento delle cinque stelle, alla competizione all’interno del governo con Luigi Di Maio.

Il cambiamento avvertito un po’ da tutti è qualcosa di profondo che implica ragioni spirituali e istituzionali non più rinviabili. Non si tratta di nuove formule politiche o coalizioni di governo. Il cambiamento à la domanda di dignità e di rappresentanza che avvertono poveri e ricchi, abitanti delle metropoli e delle periferie. Elettori orientati a destra e elettori orientati a sinistra.

Se Salvini saprà cogliere questa stato d’animo, farò di una aspirazione, effimera, di un gesto di protesta, le premessa di una svolta storica.  E’ veramente il modo migliore per sanzionare la festa della repubblica che si celebra stancamente fra una settimana. Rispetto all’Europa, non si può fare a meno di osservare che a parte gli esiti elettorali nei singoli stati, la mappa del vecchio continente rassomiglia ad un manto di leopardo con forze politiche disomogenee e in conflitto aperto fra di loro.

Se l’Europa fosse retta da un sistema parlamentare classico con un governo effettivo non sarebbe agevole identificare una maggioranza politica possibile. Per costruire l’Europa abbiamo scelto la strada più breve e non quella che tiene conto della realtà r della diversità.

La storia si vendica delle nostre illusioni.

      

L’Istituto Tecnico Industriale Vittorio Emanuele III non deve cambiare nome

Nelle polemiche sulla vicenda degli studenti dell’Istituto Tecnico Industriale Vittorio Emanuele III di Palermo, ai quali evidentemente la Professoressa Maria Rosa dell’Aria non aveva spiegato che non è corretto equiparare le leggi razziali e il decreto sicurezza, si inserisce oggi la Senatrice a vita Liliana Segre per chiedere che l’Istituto cambi nome del Re che “ha messo la sua firma sulle leggi razziali”.

L’Unione Monarchica Italiana ricorda alla Senatrice Segre che, “processato”, ad iniziativa della Comunità Ebraica di Roma, per aver promulgato, dopo tre rifiuti, le leggi approvate dal Consiglio dei Ministri e votate da Camera e Senato, il Re Vittorio Emanuele III è stato assolto da ogni addebito. Un Re costituzionale s’inchina al volere delle Camere. Alla stessa Senatrice i monarchici ricordano che, ripresi i poteri statutari dopo il 25 luglio 1943, sulla base del voto del Gran Consiglio del Fascismo all’ordine del giorno Grandi, che espressamente intendeva ripristinare “la legalità costituzionale”, il Re Vittorio Emanuele III ha congedato Mussolini con un atto che i giuristi “di sinistra” continuano a ritenere un colpo di Stato, ha portato l’Italia fuori da una guerra, non voluta dagli italiani e da Lui stesso subita, ed ha abrogato le leggi razziali che apertamente aveva aborrito.

L’Unione Monarchica Italiana invita la Senatrice Segre e tutti coloro che si occupano di fatti storici di rispettare sempre la verità, ad onore dei protagonisti e perché i giovani sappiano e siano messi in condizione di giudicare.

Roma,22.05.2019

 Il Presidente Nazionale

Avv. Alessandro Sacchi

I monarchici per la riforma dello Stato

Il dibattito di questi giorni, che vede contrapposti i partiti di governo sul futuro delle province, dimostra, da un lato, la scarsa conoscenza del ruolo prezioso di questi enti, legati alla storia, alla cultura, all’economia ed all’ambiente delle comunità locali, dall’altro, mette in risalto l’esigenza, indilazionabile, di riconsiderare l’assetto complessivo dello Stato a livello territoriale e delle attribuzioni degli enti che lo costituiscono.

L’Unione Monarchica Italiana ritiene da tempo che vada profondamente rinnovato l’assetto degli enti territoriali, le regioni, le città metropolitane, le province e i comuni, nella disciplina della loro autonomia e nelle rispettive attribuzioni, in funzione delle esigenze dei cittadini sempre più disorientati dalla sovrapposizione di competenze che rendono globalmente la Pubblica Amministrazione assolutamente inefficienze anche ai fini del raggiungimento degli obiettivi dei diversi livelli di governo come delineati dall’indirizzo politico emerso in sede elettorale.

Chi ha memoria delle vicende italiane sa che l’Amministrazione pubblica un tempo additata per la sua efficienza è sempre più irriconoscibile. Basti pensare che una struttura di eccellenza come il Genio Civile, che ha unificato l’Italia e l’ha ricostruita rapidamente nelle infrastrutture industriali, ferroviarie, stradali e civili dopo la prima e la Seconda guerra mondiale, è stata progressivamente smantellata insieme ad altre, come drammaticamente dimostrato dalla omessa prevenzione dell’assetto idrogeologico del territorio in occasione delle calamità naturali che hanno colpito il Paese e nei successivi interventi di ricostruzione. Responsabilità grave della politica, resa palese, da ultimo, nel caso del terremoto di Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche, dall’abbandono totale di quanti hanno subito gravi danni con pregiudizio anche delle attività economiche.

Per contribuire al dibattito sulla riforma dello Stato l’Unione Monarchica Italiana ha istituito un Comitato di Studio che, con l’apporto di varie professionalità, si propone di avanzare proposte concrete per un’Italia rinnovata nell’efficienza, al servizio del cittadino.

Roma.06.05.2019

Il Presidente Nazionale

Avv. Alessandro Sacchi

 

Al seguito del susseguirsi di notizie di indagini giudiziarie che interessano amministratori pubblici, dello Stato, delle regioni e degli enti locali, l’Unione Monarchica Italiana richiama le forze politiche all’esigenza di un controllo rigido dei requisiti di moralità di quanti vengono indicati per cariche di governo della comunità nazionale e locale e proposti alle scelte dell’elettorato. Nel pieno rispetto dell’autonomia e del ruolo della Magistratura i monarchici italiani ritengono che debbano essere, in primo luogo, i partiti ad allontanare dalle cariche pubbliche coloro che sono fondatamente sospetti di condotte moralmente scorrette o penalmente rilevanti. Ciò al fine di evitare che si accresca nei cittadini quel distacco dalla vita politica testimoniato dal diffuso assenteismo nelle competizioni elettorali.                

Roma, 19.04.2019

Il Presidente Nazionale
Avv. Alessandro Sacchi