L’Unione Monarchica Italiana abbruna le sue Bandiere salutando Giovanni Vittorio Pallottino,già Professore ordinario di Elettronica presso il dipartimento di Fisica all’Università di Roma “Sapienza” e leader monarchico, stingendosi con affetto alla famiglia.

il Prof. Giovanni Vittorio Pallottino 

Sembra evidente a chiunque abbia una pur limitata conoscenza del diritto, e di quello costituzionale in specie, che la materia della successione al trono di uno stato retto da una monarchia costituzionale vada necessariamente ricercata nella Carta fondamentale dello Stato, cioè nella sua Costituzione. Infatti lo Statuto Albertino reca all’art. 2 la regola della successione al trono affermando che “il trono è ereditato secondo la legge salica”. Se ne deduce che solo una nuova carta costituzionale del Regno, da approvare nelle forme proprie di uno Stato “retto da un Governo Monarchico Rappresentativo” (sempre all’art. 2) potrebbe modificare la regola della successione al trono. In sostanza la regola non è nella disponibilità della Famiglia Savoia ma degli organi dello Stato Rappresentativo, cioè del Parlamento in funzione costituente. Se ne deduce che l’iniziativa preannunciata oggi costituisce una boutade priva di qualunque effetto giuridico.                                                                                                              Roma,15.01.2019

Il Presidente Nazionale

Avv. Alessandro Sacchi

di Davide Simone

Quando si parla di fenomeni come le interferenze russe nella politica occidentale e l'uso di "fake news" e "troll farms" per manipolare l'opinione pubblica di un altro Paese e/o sabotarne la politica e i processi decisionali, non si può prescindere dall'analisi dell'epoca in cui viviamo, cioè quella della "fourth generation warfare". Le 4WG, questo il loro acronimo, sono letteralmente le "guerre di quarta generazione", ovvero conflitti dove l'uso delle armi è quasi del tutto scomparso e a combattersi non sono più singoli stati ma soprattutto istituzioni sovranazionali e meta-gruppi. Ciò avviene con cyber attacchi e tecniche di manipolazione, persuasione e propaganda veicolate attraverso i media storici come i new media. "Battaglie narrative", in cui missili e bombardieri sono stati appunto soppiantati dalle PsyOps ("Psychological Operations"), le operazioni psicologiche.Le guerre di quarta generazione stanno a loro volta cedendo il passo, secondo alcuni osservatori, a quelle di quinta e ultima generazione (5GW), conflitti sostanzialmente simili ma ancor più impercettibili, dove le tecnologie odierne saranno sostituite da quelle ipersoniche, spaziali e nano, e in cui non sarà da escludere anche l'utilizzo di mini-ordigni nucleari tattici controllati,

Approfondimento:

Dette "massed manpower", le guerre di prima generazione (1GW) erano guerre di conquista tra imperi e stati, basate sullo scontro fisico e frontale, corpo a corpo, per il dominio di territori e spazi. Sopravvissero fino al Settecento.

Iniziate nell'Ottocento, le guerre di seconda generazione (2GW), o "industriali, erano guerre a distanza, in cui le armi da fuoco (massed fire power) sostituirono progressivamente quelle bianche e lo scontro fisico diretto.

Con il Novecento si hanno invece le guerre di terza generazione (3GW), conflitti "post-industriali" tra stati e super-potenze che videro l'ascesa della tecnologia e della propaganda

Riferimenti bibliografici: "Fake news: sicuri che sia falso? Gestire disinformazione, false notizie e conoscenza deformata", di Andrea Fontana

Il referendum sul taglio dei parlamentari: una riforma che riduce la rappresentanza delle minoranze

Nella prospettiva del referendum sulla riforma costituzionale che riduce il numero di deputati e senatori, l’Unione Monarchica Italiana, che si richiama alla democrazia rappresentativa introdotta dallo Statuto Albertino e confermata dalla vigente Costituzione, si fa interprete di quanti, anche tra i costituzionalisti più accreditati, hanno manifestato preoccupazioni per il danno irreversibile che la riforma reca al pluralismo politico. Risulterà limitato, infatti, il ruolo delle minoranze, anche linguistiche e territoriali, nelle deliberazioni parlamentari sull’elezione del Capo dello Stato e sulla scelta dei componenti degli organi di garanzia, Corte costituzionale, Consiglio Superiore della Magistratura e organi di autogoverno di Consiglio di Stato e Corte dei conti.

Il fatto che l’iniziativa riformatrice sia la bandiera di un movimento politico, tra l’altro da tempo in caduta libera nei consensi elettorali, che predilige la democrazia diretta e avversa la democrazia rappresentativa, la dice lunga su una polemica, quella sui costi della politica, che trascura del tutto gli obiettivi di efficienza che alle istituzioni rappresentative della volontà popolare guarda da sempre l’elettorato, che vorrebbe assemblee di eletti e non di nominati. Una situazione destinata ad aggravarsi se fosse approvata, come si sente dire, una legge elettorale proporzionale che, basata su collegi di centinaia di migliaia di elettori, marcherà un ulteriore distacco tra i cittadini e una classe politica di estrema modestia, quanto ad esperienza e professionalità, come attesta quotidianamente il livello del dibattito politico.

In proposito vale l’esempio delle recenti elezioni nel Regno Unito, dove da sempre vige una legge elettorale maggioritaria basata su collegi uninominali. In quel Paese, che con poco più di 60 milioni di abitanti ha 650 deputati (contro i 630 della nostra Camera), a poche ore dalla chiusura dei seggi elettorali si è avuto un risultato certo, una maggioranza definita e, il giorno successivo, un nuovo governo.

I monarchici italiani, educati alla democrazia rappresentativa, denunciano i pericoli di una decisione demagogica e illiberale che, a fronte di un presunto “risparmio” attua una limitazione certa di quegli spazi di libertà che caratterizzano le democrazie occidentali attraverso la valorizzazione del pluralismo delle idee che costituisce l’essenza degli ordinamenti liberali.

Roma,12.01.2020

Il Presidente Nazionale

Avv. Alessandro Sacchi

I monarchici sollecitano regole sulla “ragionevole durata” dei processi

Il dibattito sulla disciplina della prescrizione, bloccata dal 1° gennaio in assenza della semplificazione del processo penale, preoccupa fortemente i monarchici italiani a causa della evidente incapacità del governo e delle forze politiche di conciliare l’esercizio dell’azione punitiva dello Stato con il diritto di difesa delle persone imputate e di quelle offese dal reato, come messo in risalto anche dell’Avvocatura italiana. La ragionevole durata del processo, espressione di civiltà giuridica propria degli ordinamenti liberali, è ancora una volta una aspettativa frustrata e concorre a screditare l’immagine del Paese agli occhi dei cittadini e, per la giustizia civile, anche degli imprenditori, soprattutto stranieri che vengono dissuasi dall’investire in Italia a causa della incertezza nell’applicazione delle leggi.

L’Unione Monarchica Italiana, attenta da sempre al tema dei diritti delle persone, sollecita l’impegno delle forze politiche ad avviare una riforma complessiva della Giustizia che non sia ispirata a pregiudizi ideologici ma alle esigenze concrete dei cittadini e delle imprese.

Roma,09.01.2020

Il Presidente Nazionale

Avv. Alessandro Sacchi