Parola di Re
L'UMI è istituita per raccogliere e guidare tutti i monarchici, senza esclusioni, al fine di ricomporre in sè quella concordia discors che è una delle ragioni d'essere della Monarchia e condizione di ogni progresso politico e sociale. Suo compito non è la partecipazione diretta alla lotta politica dei partiti, ma la affermazione e la difesa degli ideali supremi di Patria e libertà, che la mia casa rappresenta.
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Comunicato stampa del 22 maggio 2019
L’Istituto Tecnico Industriale Vittorio Emanuele III non deve cambiare nome
Nelle polemiche sulla vicenda degli studenti dell’Istituto Tecnico Industriale Vittorio Emanuele III di Palermo, ai quali evidentemente la Professoressa Maria Rosa dell’Aria non aveva spiegato che non è corretto equiparare le leggi razziali e il decreto sicurezza, si inserisce oggi la Senatrice a vita Liliana Segre per chiedere che l’Istituto cambi nome del Re che “ha messo la sua firma sulle leggi razziali”.
L’Unione Monarchica Italiana ricorda alla Senatrice Segre che, “processato”, ad iniziativa della Comunità Ebraica di Roma, per aver promulgato, dopo tre rifiuti, le leggi approvate dal Consiglio dei Ministri e votate da Camera e Senato, il Re Vittorio Emanuele III è stato assolto da ogni addebito. Un Re costituzionale s’inchina al volere delle Camere. Alla stessa Senatrice i monarchici ricordano che, ripresi i poteri statutari dopo il 25 luglio 1943, sulla base del voto del Gran Consiglio del Fascismo all’ordine del giorno Grandi, che espressamente intendeva ripristinare “la legalità costituzionale”, il Re Vittorio Emanuele III ha congedato Mussolini con un atto che i giuristi “di sinistra” continuano a ritenere un colpo di Stato, ha portato l’Italia fuori da una guerra, non voluta dagli italiani e da Lui stesso subita, ed ha abrogato le leggi razziali che apertamente aveva aborrito.
L’Unione Monarchica Italiana invita la Senatrice Segre e tutti coloro che si occupano di fatti storici di rispettare sempre la verità, ad onore dei protagonisti e perché i giovani sappiano e siano messi in condizione di giudicare.
Roma,22.05.2019
Il Presidente Nazionale
Avv. Alessandro Sacchi
L'opinione di Giuseppe Borgioli
UNA RIFLESSIONE DISINCANTATA SULL’EUROPA
di Giuseppe Borgioli
Il 26 di maggio si voterà per il rinnovo del Parlamento Europeo in un clima politico caldo che da a queste elezioni un significato speciale, quasi un referendum sull’Europa ( e non su Salvini).
L’Europa che chiede il nostro voto è radicalmente diversa da quella ristretta dei sei paesi che dettero vita alla primitiva comunità del carbone e dell’acciaio. Non sta a noi fare dei bilanci che presentano aspetti positivi e aspetti critici. Avremo forse qualcosa da dire sull’allargamento che ha visto salire gli stati membri al numero di 26, mantenendo ciascuno la propria identità e anzi esibendola da far impallidire l’antico nazionalismo.
Se abbiamo tenuto correttamente il conto, 28 stati, 28 popoli, 28 lingue, 28 legislazioni che solo in minima parte quasi sempre nel capo amministrativo, si sono armonizzate o unificate. Questo è il mosaico della nuova Europa. Una piccola babele che ha fatto sentire la sua esistenza più per vietare che per costruire ciance migliori per tutti. Eppure con i suoi limiti il mercato unico e la moneta sono realtà consolidate di cui l’economia coglie i lati positivi.
E da queste realtà, come insegnano le vicende inglesi, non è agevole uscire. All’ombra del mercato unico è cresciuta una burocrazia che non ha nulla da invidiare a quelle dei singoli stati europei, quali l’Italia.
Il rischio è che l’Europa diventi il primo datore di lavoro del Belgio e che non vada oltre questo primato: ecco è lo svincolo a cui siamo di fronte. Non so se è questione di dare più poteri al Parlamento Europeo, alla Commissione o al Consiglio dei Ministri. Sul tappeto e il cambiamento.
Le burocrazie non hanno mai dato vita a nuove realtà statuali. Le burocrazie hanno spesso distrutto gli slanci degli stati nascenti - se il voto del 26 maggio è richiesto dalle burocrazie e per consolidare il loro potere forse val la pena di fare un esame di coscienza per domandarci cosa intendiamo per Europa.
Confesso che in tutti questi anni non mi à capitato spesso di sentire il soffio dello spirito europeo passarmi accanto. Una volta è capitato all’ Abbazia di Altacomba dove mille anni di storia della dinastia dei Savoia, da Umberto Biancamano a Umberto II, rivivono fuori dal tempo e ci fanno toccare con mano che nonostante tutto siamo europei.