Parola di Re
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L'UMI è istituita per raccogliere e guidare tutti i monarchici, senza esclusioni, al fine di ricomporre in sè quella concordia discors che è una delle ragioni d'essere della Monarchia e condizione di ogni progresso politico e sociale. Suo compito non è la partecipazione diretta alla lotta politica dei partiti, ma la affermazione e la difesa degli ideali supremi di Patria e libertà, che la mia casa rappresenta.
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L'opinione di Giuseppe Borgioli
LA COMMEDIA DEGLI (AUTO)INGANNI
di Giuseppe Borgioli
I meno giovani di noi ricorderanno i sapidi corsivi di Fortebraccio sull’Unità. Uno di questi recitava pressappoco così: un taxi vuoto è giunto a Montecitorio, ne è sceso Tanassi, l’allora bistrattato segretario della socialdemocrazia. Oggi possiamo adattare quell’immagine alla vicenda politica: un taxi vuoto è giunto a Montecitorio e palazzo Madama, ne è sceso il governo. Era mai capitato nella storia di questa repubblica di assistere ad uno spettacolo del genere?
Ce lo chiediamo senza nessun spirito di polemica o di vendetta storica. Sarebbe per noi troppo facile (e comodo) citare gli esempi anche meno felici del passato.
Dove sono i segni della discontinuità? Dove sono i ministri competenti invocati dal guru dei Cinque Stelle, Beppe Grillo? Forse che Di Maio agli Esteri è uno di questi folgoranti esempi? Per restare al campo teatrale congeniale al padre padrone di Cinque Stelle questa compagine sembra una compagnia di giro raffazzonata per dare qualcosa in pasto al pubblico pomeridiano. Questa non è né destra né sinistra, è semplicemente una pagina poco seria.
Il PD nasce come l’incontro partitico dei resti della DC e quelli del PCI. Partiti che abbiamo sempre combattuto a viso aperto ma che non ci avevano mai messo in tavola pietanze di questo tipo. Forse allora i cuochi erano diversi, non cercavano di mascherare sotto abbondanti dosi di panna il lezzo del potere.
A questo punto non è possibile non tirare in ballo, con tutto il rispetto che merita, il presidente Sergio Mattarella che se leggerà queste righe farà bene a rimuoverle con una scrollatina di spalle. Una volta si parlava di moral suasion per dire che il presidente della repubblica è solidale anche nella responsabilità dei nomi dei ministri con il capo del governo incaricato. Si sa che fra due anni e mezzo questo parlamento (?) voterà per il nuovo presidente della repubblica o la riconfermerà il vecchio. Giorgio Napolitano passa ma lo stile resta. Quanto al Professor Giuseppe Conte corre un grave rischio, una crisi di identità.Gli suggeriamo con amicizia un buon psicanalista.
Si trova al centro di un coro di laudi del tutto inedito nella vita politica. Per il guru di Cinque Stelle è un “elevato”, Trump l’ha osannato nel famoso twit, i nostri partners europei si uniscono al coro, persino il Papa – a quanto à trapelato – in un incontro privato gli ha testimoniato stima e solidarietà, Per gli organi di stampa e della comunicazione è uno statista.
Auguriamoci e auguriamogli che lui stesso non finisca per crederci.
L'opinione di Giuseppe Borgioli
LO SPONSOR AMERICANO
di Giuseppe Borgioli
Ha destato meraviglia il twit di Donald Trump che magnificava le doti di Giuseppe Conte diramato in un momento cruciale dello svolgimento della crisi, il giorno stesso in cui la direzione del PD stava discutendo sul suo possibile reincarico di presidente del consiglio.In effetti l’episodio è – come è stato osservato – alquanto irrituale. Secondo la prassi diplomatica i telegrammi (i twit) si inviano a cose fatte, a nomina avvenuta. Sono le famose felicitazioni che vengono pesate dal numero di parole impiegate o dalla lunghezza della telefonata.
Ma questo è un caso diverso. Si potrebbe adombrare il tentativo di una interferenza che avrebbe dovuto spingere ad una reazione garbata ma ferma. Qui non si tratta di un elogio della sovranità ma di indipendenza nazionale. Non ci risulta che i tutori dell’indipendenza nazionale, il presidente Sergio Mattarella e il soggetto in questione abbiano mostrato il ben che minimo imbarazzo.
L’aspetto più paradossale riguarda la sinistra che per l’occasione è passata sopra tutta la sequela di insulti ordinariamente rivolti all’ “amico americano”.Noi non siamo fra coloro che hanno mostrato stupore e hanno tirato in ballo il carattere estroso di Trump, le supposte di disavventura moscovite della Lega, l’amicizia di Salvini per Putin più volta confessata.
La realtà è che l’Italia è una super dotata (anche di armi nucleari) portaerei americana nel mediterraneo.È sempre stato così. Ora lo è di più con lo smantellamento delle basi in Germania, il disimpegno storico della Francia e l’inaffidabilità riemersa della Turchia.
È il ritornello di sempre: cediamo territorio e sovranità in cambio di sicurezza.Lo sponsor americano è sin troppo discreto, si limita a tessere gli elogi di Giuseppe (anzi Giuseppi) Conte.
Comunicato stampa del 29 agosto 2019
La democrazia parlamentare quando muta il consenso elettorale esige un ritorno alle urne
Secondo le regole della democrazia parlamentare i governi si formano sulla base delle maggioranze sorrette dal consenso elettorale. Tuttavia, se quel consenso è significativamente cambiato nel corso di successive, univoche prove elettorali, il Capo dello Stato ha il dovere di prenderne atto e di chiamare i cittadini alle urne, al fine di evitare che si realizzi un crescente distacco del popolo dalle istituzioni, con rischi per la democrazia.
Avrebbe dovuto tenerne conto il Presidente Mattarella, anche a tutela della sua immagine di garante imparziale della legalità costituzionale, in ragione della sua pregressa appartenenza al Partito Democratico, al quale, con il nuovo governo affidato al Prof. Conte viene attribuito un ruolo certamente superiore a quello che gli italiani gli hanno attribuito nelle elezioni, prima e dopo il 4 marzo 2018, dal referendum sulla riforma costituzionale del 4 dicembre 2016 alle altre consultazioni che, a livello regionale e comunale, hanno disegnato una ben diversa mappa del consenso popolare.
I monarchici italiani, gelosi custodi della democrazia parlamentare, nata con lo Statuto del Regno d’Italia, segnalano all’opinione pubblica una anomalia naturale ovunque il Capo dello Stato è espressione dei partiti.
Roma,29.08.2019
Il Presidente Nazionale
Avv. Alessandro Sacchi
L'opinione di Giuseppe Borgioli
Davide e Golia
di Giuseppe Borgioli
La riunione del G7 a Biarritz, sotto la supervisione del super attivo Macron, si è conclusa con un sostanziale nulla di fatto, mascherato dei soliti comunicati di maniera. Si parla e si straparla di globalizzazione ma il mondo non è mai stato così attraversato da divisioni e interessi contrastanti come in questa fase politica e economica. Non intendiamo dare lezioni di diplomazia al grande Macron che prova a ripercorrere goffamente le orme del gigante De Gaulle però è evidente che ogni strada indirizzata a Teheran passa par Israele. Altrimenti si combinano solo guai come nella non dimenticata Libia di Gheddafi.
Se non altro Macron pensa in grande, si illude di rivivere l’epoca d’oro della Francia quando Parigi era al centro del mondo. Più meschino – ci duole ammetterlo – è il capitolo della politica italiana con il governo dei tacchini che stenta a nascere. C’è un modo di dire americano che se dipendesse dai tacchini sarebbe abolito il thanksgiving, proprio come i parlamentari da noi abolirebbero le elezioni o le rinvierebbero sine die.
Nei giorni scorsi il Presidente degli Stati Uniti Trump nel fuoco di artificio delle sue iniziative ha rivendicato la Groenlandia e se non sbaglio si è detto disposto a pagare-Forse gli Stati Uniti presumono di poter comprare tutto. La Groenlandia fa parte integrale del Regno di Danimarca. Dotata di ampia autonomia che è stata sancita dal referendum del 2oo8, la Groenlandia si ritiene a ragione una Monarchia unita alla Corona danese. Bene ha fatto il Governo danese a rispondere picche. Una nazione si giudica anche dalla fierezza di chi la guida. Una volta di più questo popolo ha dimostrato che Davide non teme Golia. La cortesia e la fermezza della Danimarca andrebbero prese a modello da chi si agita e sbraita inutilmente, come fosse sul palcoscenico.