Firenze: sabato 9 febbraio 2019
Si è tenuta a Firenze, presso il Caffè letterario delle Giubbe Rosse, l’attesa presentazione del volume “Conversazione sulla Monarchia”.
L’evento, ottimamente organizzato dal Coordinatore Regionale Gianni Cipollone, ha visto la partecipazione di pubblico numeroso ed attento. Erano presenti, oltre agli Autori, Il Presidente Alessandro Sacchi ed Adriano Monti Buzzetti, i Consiglieri Nazionali Ceccotti, Bindella e Metafora, numerosi giovanissimi.
Alla presentazione è seguito un apprezzato rinfresco.
A presto Firenze!
da sx: Giovanni Cipollone, Segretario Regionale U.M.I. Toscana, l'Avv. Alessandro Sacchi, Presidente Nazionale U.M.I, e il Dott. Adriano Monti Buzzetti
il pubblico presente in sala
L'opinione di Giuseppe Borgioli
IL FATTORE MATTEO SALVINI
di Giuseppe Borgioli
Ho conosciuto Matteo Salvini anni fa nella mia veste professionale quando era un giovane e promettente militante della Lega. Mi colpì il suo attaccamento alla politica intesa come militanza che era tipica della sinistra (e delle minoranze) e la sua sintonia con la gente. Fiuto? Calcolo? Capacità di intercettare i bisogni della gente? No, era qualcosa di più, come una seconda natura.
Preferiva fare il volantinaggio in un mercato rionale periferico ai ricevimenti ufficiali. La sua forza era di dire quello che pensava anche se era sgradevole ai suoi interlocutori. Non aveva una doppia verità. Il suo privato era pubblico e il suo pubblico era privato.Ciò non mi ha impedito di nutrire molte riserve sulla sua condotta politica peraltro premiata puntualmente dagli elettori.
Riconosco che nel tempo la sua visione politica è cambiata. Lui ha cambiato pelle ma nello stile è rimasto quello che ho conosciuto io tanti anni fa. Dalla secessione nordista al sovranismo il passaggio è stato tortuoso.
Avrà sicuramente incontrato maestri diversi e avrà frequentato lettura diverse.
Non so nemmeno se abbia una strategia, è una tattica come gli impulsivi, ma è certamente fortunato e la fortuna era il primo requisito che Napoleone richiedeva ai suoi ufficiali nelle promozioni di carriera.
Il cavallo di battaglia di Salvini e della Lega è rimasta la gestione legale del flusso deli immigrati- Qui Salvini e più vicino alla gente di quanto non lo siano i predicatori laici, sociologi, giornalisti, intellettuali che come in un verso di De André “sentendosi come Gesù tempio danno buoni consigli se non possono più dare il cattivo esempio”. Non sono un giurista e per scrivere queste poche righe ho chiesto pareri agli amici esperti.
Se i giudici di Catania hanno elementi tali che il loro amore per la pratica del diritto (non per il partito degli immigrati) li spinge a incriminare il ministro degli interni, evviva il loro zelo.
Se invece è solo propaganda, temo che le loro azione prima o poi si rivolgerà contro come un boomerang.
Il peggio è che la repubblica continua a fare scempio delle istituzioni.
L'opinione di Giuseppe Borgioli
LA PIETRA E LA POLVERE
Marco Grandi e Gian Nicola Amoretti sono stati il riassunto della mia vita politica e non solo politica. Li avevo conosciuti nel 1965 ma sulla data c’era una piccola e simpatica controversia.
Erano una coppia politica quasi perfetta, complementari l’uno all’altro. Erano, loro sì, prima di tutto monarchici con una visione dell’altra Italia che li poneva a contestare radicalmente la repubblica e il regime che lentamente e inesorabilmente si andava costituendo.
Marco Grandi era un leader naturale. Nell’aspetto, nel tono della voce, nella pacatezza e lucidità del pensiero dimostrava le qualità di guida politica che in tempi ordinari sarebbero emerse con la forza dell’evidenza. Ma i cinquant’anni che abbiamo attraversato non sono stati tempi ordinari.
Edgardo Sogno che è stato uno dei nostri fari più di una volta ci ha confidato che era stato più facile combattere i nazisti.
L’emarginazione civile, il dileggio o il silenzio, il conformismo misto al compatimento non si potevano fronteggiare senza una dose suppletiva di coraggio e di fedeltà alle proprie idee. Nessuna storiografia potrà mai narrare e risarcire l’offesa di quegli anni.
Però non furono mai settari. L’ironia e l’autoironia (un po’ ligure) li portava a battersi anche duramente senza odiare l’avversario.
Per Grandi questo abito mentale era la sua seconda natura che indossava con eleganza come un doppio petto.
La sua superiorità non era una posa. Era semmai la consapevolezza della debolezza della natura umana su cui non bisogna farsi delle illusioni. Negli ultimi tempi forse si era ricreduto sul significato dell’amicizia ma aveva continuato a crederci e a perseguirla.
Eddy Sogno fra i suoi tanti libri e pubblicazioni ci ha lasciato un testo non politico: La pietra e la polvere. Sogno sosteneva che siamo tutti destinati a diventare una manciata di polvere. Lo sforzo di dare una forma morale alla nostra vita consiste nel lasciare frammenti di pietra che resistano al tempo.
Sono gli ideali, le generosità, gli slanci dell’animo che danno senso alle nostre azioni e alla nostra esistenza.
Grazie amici, ci avete insegnato ad essere pietra e non polvere.
Giuseppe Borgioli
Marco Grandi nel ricordo di Giovanni Semerano
Marco era persona allo stesso tempo interamente idealista e realisticamente concreta.
Non un sognatore, non un nostalgico ma un uomo del suo tempo che ha fatto politica, sul terreno della vita associativa e di partito, per contribuire al bene dell'Italia.
Tutta la sua esistenza, da ragazzo fino all'ultimo respiro di ieri, ha avuto una "Stella Polare": la Patria e il Re, uniti e indissolubili perché questo era e resta, appunto, il bene dell'Italia.
Era figlio di Mario, Aiutante di Campo dell'allora Principe Ereditario Umberto di Savoia, e nipote del Generale Domenico, che fu anche Ministro della Guerra nel 1914 e al quale, nella natia Corinaldo, ha dedicato importanti convegni storici e concorsi con premi per i giovani studenti delle scuole, cresciuti dalla romitiana repubblica nella ignoranza delle proprie radici civili e nazionali e nella faziosità di una narrazione distorta e disonesta per tentare di colmare quel vuoto, generato dai brogli del 2 giugno 1946 e dal "gesto rivoluzionario" del successivo 12 giugno, che è e resterà incolmabile. Lo disse Indro Montanelli nel febbraio 2001 al Re Simeone II di Bulgaria che lo visitava nella sua casa di Milano, in viale Piave, accompagnato proprio da Marco e dal nostro caro amico Camillo Zuccoli: "Al mio amico Ciampi - affermò Montanelli - dico sempre che se alla catena della nostra Storia togli l'anello di Casa Savoia tutta la catena cade".
Accanto ai tenerissimi affetti familiari, alla sposa Paola e al figlio Domenico oggi increduli e disperati, sempre presente, vivo e irriducibile vi era l'amore per la Patria declinato nella fedeltà e nella devozione - non astratta perchè più che meritata - al nostro grande e indimenticabile Re Umberto, che di Marco e di Paola fu testimone di nozze.
Quel giorno felice, accanto al Re e agli sposi vi era anche un uomo al quale Marco, insieme al compianto Gian Nicola Amoretti, era legatissimo: Edgardo Sogno, l'eroe Medaglia d'oro della Guerra di Liberazione che, con il suo coraggio, ardimento, coerenza e fermezza, rappresentava un esempio e un simbolo altissimi di cosa significhi essere patrioti monarchici.
In questi Ideali e Valori, che non mutano e non tramontano, Marco ha percorso il suo cammino, spezzato prematuramente ieri, impegnandosi in tutte le battaglie condotte nella nostra Unione Monarchica, nella Consulta del Senato del Regno e, quando esisteva, nel PLI insieme ad alcuni amici scomparsi che vorrei qui ricordare tra i tanti valorosi parlamentari ed esponenti monarchici liberali: Augusto Premoli, Luigi Durand de la Penne, Roberto Cantalupo, Benedetto Cottone, Luigi Barzini jr., Umberto Bonaldi, Vittore Catella, Giuseppe Alpino, Emilio Pucci, Giuseppe Fassino, Vittorio Badini Confalonieri, Giorgio Bergamasco, Umberto e Vittorio Emanuele Marzotto, Enzo Fedeli, Sam Quilleri, Alberto Giomo, Arnaldo Frumento.
Poche ore prima della tragedia aveva parlato con il Principe Aimone, al quale lui come noi tutti siamo legati sia per rispetto delle volontà di Re Umberto e delle norme vigenti in Casa Savoia da 44 Capi Famiglia e 29 Generazioni, sia per quel principio di meritata fiducia e fedeltà che in Re Umberto ha avuto il suo paradigma.
Uniti ai suoi cari nel dolore e nel ricordo, lo salutiamo con affetto fraterno, con profonda gratitudine e con infinita tristezza.
Ciao, Marco.
Giovanni Semerano
Presidente onorario dell'Unione Monarchica Italiana
Membro della Consulta del Senato del Regno
Marco Grandi, in piedi, con Re Umberto II, Edgardo Sogno e, di spalle, Luigi Durand De la Penne