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L'opinione di Giuseppe Borgioli

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Quando l’Italia era tagliata in due

di Giuseppe Borgioli

Non so se sia stato il più grande scrittore italiano del novecento,  certamente e’ stato il più letto e tradotto nel mondo, il più amato e odiato in Italia. E’ stato uno straordinario narratore che ha insegnato a scrivere a giovani generazioni di italiani.

Giovanni Guareschi  ha dato vita con la scrittura a personaggi che descrivevano fedelmente l’Italia di allora: tagliata in due dalle ideologie che annebbiavano le menti ma unita nello sforzo  della ricostruzione.

Nel  “mondo piccolo” di Guareschi,  nella rivalità irriducibile  di Peppone e Don Camillo  (altro che il compromesso storico che abbiamo conosciuto più tardi!), nella loro comune condivisione dei valori di fondo  della società: la famiglia, l’amor di patria, il lavoro, la religione. Non c’era Stalin che potesse turbare questo modo di pensare e di vivere. Peppone e Don Camillo ricordavano un’altra rivalità , quella  ciclistica fra Coppi e Bartali  che sul Tourmalet  si passavano la borraccia.

La vicenda di Giovanni Guareschi fu straordinaria anche sul piano civile. Era fedele al Re . La medaglietta con l’immagine di Vittorio Emanuele III l’ aveva salvato negli anni del campo di lavoro trascorsi  in Germania Quella medaglietta non era null’altro che un simbolo che teneva compagnia a Guareschi e lo induceva a sperare in giorni migliori.

Ho conosciuto  compagni di prigionia di Guareschi ,  che non la pensavano come lui, ma furono  ammirati dal suo comportamento stoico.

Come alcuni ricordano Giovanni Guareschi tornò in prigione, nella carceri di San Francesco a Parma per una brutta vicenda che non fa onore a quei magistrati e a quei politici fondatori della repubblica.

Giovanni Guareschi, come scrisse, raccolse le sue cose nel vecchio zaino del campo di prigione e rimase dignitosamente in carcere senza sconti di pena senza che nessuno sentisse il dovere di graziarlo. Verosimilmente Guareschi volle cosi’, essere trattato come gli altri carcerati,  come era stato nel campo di lavoro.

Ora l’Italia repubblicana  non è più  tagliata in due: il “mondo piccolo” celebrato da Guareschi si è dissolto. L’Italia di oggi è frantumata, spezzettata , atomizzata  in tanti egoismi, in tante piccole rivalità di quartiere. Solo il Re – forse- potrebbe compiere il miracolo di tenerla unita.

Comunicato stampa del 30 marzo 2019.

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La Commissione parlamentare d’inchiesta non metta in dubbio l’indipendenza della Banca d’Italia

La legge istitutiva della “Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario”, appena promulgata, con il compito “analizzare la gestione degli enti creditizi e delle imprese di investimento”, costituisce iniziativa di rilevante interesse pubblico nel quadro della tutela del risparmio. Tuttavia, osserva l’Unione Monarchica Italiana, i Commissari non devono assumere iniziative che possano turbare il libero dispiegarsi delle attività finanziarie nella gestione delle scelte di investimento ed interferire con i compiti propri di Banca d’Italia la cui indipendenza non va messa in discussione soprattutto in un momento nel quale talune ricorrenti ipotesi di utilizzazione delle riserve auree costituiscono un segnale gravissimo per i mercati, la dimostrazione che i conti dello Stato non sono in ordine, un gesto disperato di una classe politica incapace di adottare misure contro la recessione e in favore della crescita e dell’occupazione.

Roma, 30.03.2019

Il Presidente Nazionale

Avv. Alessandro Sacchi

Comunicato stampa del 25 marzo 2019

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A proposito di ius soli

Intervenendo nel dibattito sul cosiddetto ius soli, secondo il quale avrebbe diritto alla cittadinanza chiunque sia nato in Italia, l’Unione Monarchica Italiana ricorda che la legge sulla cittadinanza identifica, ovunque nel mondo, coloro che appartengono ad una comunità con la sua identità, la sua storia, la sua cultura. L’Italia ha un’ottima legge sulla cittadinanza. Essa consente, infatti, a chi vive e lavora nel territorio dello Stato, di richiederla al diciottesimo anno di età, fermo restando che ogni straniero, il quale risiede nel nostro Paese, ha gli stessi diritti scolastici, sanitari, sportivi di un cittadino italiano, escluso il diritto di voto. Nello spirito di accoglienza, tradizionale del popolo italiano, l’Unione Monarchica Italiana, che ne custodisce la storia e le tradizioni, ricorda che la cittadinanza va riconosciuta agli stranieri esclusivamente se sia verificata una loro consapevole partecipazione ai valori civili e spirituali nei quali si compendia l’identità del nostro popolo e respinge l’evidente strumentalizzazione, a fini politici, della polemica sollevata in questi giorni non a caso dai fautori dell’immigrazione indiscriminata.

Il Presidente Nazionale

Avv. Alessandro Sacchi

Visita del Presidente Alessandro Sacchi ai monarchici sardi

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Il Presidente Nazionale dell’U.M.I., Avv. Alessandro Sacchi, accompagnato dal Presidente del Collegio dei Probiviri, Avv. Edoardo Pezzoni Mauri, ha visitato la provincia di Cagliari, incontrando iscritti e simpatizzanti.

Ospite venerdì 1° marzo del Comune di Assemini, grazie alla impeccabile organizzazione del Coordinatore provinciale di Cagliari, Gianluca Cocco, l’Avv. Alessandro Sacchi ha presentato il suo libro, Conversazione sulla Monarchia, ad un attento e numeroso pubblico, che non ha fatto mancare stimolanti domande durante il successivo dibattito.

Sabato 2 marzo, nel pomeriggio, è stata inaugurata la sede dell’U.M.I. nel Comune di Selargius, con la partecipazione di molti cittadini e la presenza del Sen. Deidda.

Sabato sera, infine, si è tenuto un incontro con i monarchici di Quartu S. Elena, anch’essi numerosi ed attenti.

A tutti, Sacchi ha dato appuntamento per le nuove entusiasmanti iniziative della nostra associazione.

Presentazione del libro "Conversazione sulla Monarchia" ad Assemini (CA)

 Inaugurazione della sede U.M.I. a Selargius (CA)

Incontro con i monarchici di Quartu Sant'Elena (CA)

L’UMI cresce e si espande

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Oggi, 7 marzo 2019, il Presidente Nazionale dell’U.M.I., Avv. Alessandro Sacchi,  ha nominato Commissario U.M.I. per Ferrara il Dott. Carlo Giovanni Sangiorgi e Commissario U.M.I. per Venezia il Dott. Gaspare Battistuzzo Cremonini.  Ai nuovi dirigenti i migliori auguri dall’U.M.I.!                                                                                                                                                                                                         

Il Dott. Carlo Giovanni Sangiorgi, neo commissario U.M.I.Ferrara, con S.A.R.la Principessa Mafalda di Savoia

                Il Dott. Gaspare Battistuzzo Cremonini, neo Commissario U.M.I. per Venezia                 

4 marzo 1848 – 4 marzo 2019: ricordiamo lo Statuto del Regno

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di Salvatore Sfrecola

Nel dibattito permanente su attualità e attuazione della Costituzione vogliamo ricordare lo Statuto Albertino, la Carta costituzionale del Regno d’Italia, la tavola dei diritti dello Stato liberale, dotata di straordinaria sobrietà, come fu riconosciuto perfino dal repubblicano Pietro Calamandrei in un discorso pronunciato in Assemblea Costituente il 4 marzo 1947, e come dovrebbero essere tutte le leggi per garantire quel valore di civiltà che è costituito dalla certezza del diritto.

In un mese, dal 3 febbraio al 4 marzo 1848, i collaboratori del Re Carlo Alberto, i ministri e i consulenti tratti dalle magistrature e dal Consiglio di Stato, prendendo spunto dalle costituzioni di impronta liberale che erano state promulgate in Francia nel 1830 ed in Belgio nel 1831, prima predisposero un “proclama reale” che già enunciava in 14 articoli, assai brevi, ed un esteso preambolo la volontà del Sovrano di concedere “un compiuto sistema di governo rappresentativo”, poi stesero lo Statuto, termine che fu preferito a “costituzione” che nell’opinione pubblica borghese evocava avvenimenti rivoluzionari ed eversivi.

In quell’anno 1848, lo Statuto Albertino, l’unico a sopravvivere alla generale dissoluzione delle istituzioni rappresentative della penisola calpestate dalla reazione dei governi illiberali protetti dalle baionette austriache, avrebbe polarizzato negli anni a venire le speranze e le idealità di coloro che aspiravano ad un’Italia unita su base costituzionale e liberale. “Per questo lo Statuto piemontese – ha scritto lo storico del diritto Carlo Ghisalberti (Storia delle costituzioni europee, Classe Unica, Roma, 1964 72) -, rappresentando la costituzione dello Stato destinato a realizzare l’unità nazionale, deve considerarsi sin dal momento della sua emanazione… Il necessario centro della storia costituzionale italiana, testimoniando, anche per il suo carattere di costituzione flessibile, ovvero modificabile con legge ordinaria, una profonda capacità di adeguarsi e di seguire l’evoluzione delle diverse circostanze politiche. Ne fu prova immediata quella trasformazione della monarchia sabauda dalla forma rigidamente costituzionale a quella parlamentare-rappresentativa, pur non prevista dallo Statuto, che nella prassi veniva ad estrinsecarsi del rapporto di fiducia necessariamente intercorrente tra governo e parlamento”.

Lo ricordiamo mentre viene messo in discussione da alcune forze politiche il sistema parlamentare rappresentativo che si vorrebbe sostituire con una irrealizzabile democrazia diretta (che non ci fu, nella realtà, neppure nella polis greca) destinata ad attribuire il potere decisionale a ristretti gruppi consultati con strumenti informatici.

Sulla base dell’esperienza statutaria vogliamo, dunque, non solo ricordare i diritti fondamentali di libertà, civile, politica ed economica, in gran parte rifluiti nell’attuale Costituzione, ma anche riaffermare la centralità del Parlamento come espressione della sovranità popolare esercitata attraverso un sistema elettorale nel quale il cittadino sia chiamato ad individuare chi lo rappresenta attraverso il voto di preferenza in una lista o in un collegio uninominale, come insegna il Regno Unito, la più antica democrazia parlamentare, datata 1215.

Chi crede nei valori della democrazia liberale consacrata dallo Statuto Albertino deve sentirsi oggi più che mai mobilitato a partecipare al dibattito sulle riforme costituzionali troppo spesso formulate ignorando la storia e la realtà del Paese sull’onda di suggestioni, sentimenti o interessi destinati a vita breve, come è accaduto con la proposta di revisione costituzionale bocciata senza appello dagli italiani il 4 dicembre 2016.

  1. Perugia: domenica 17 marzo 2019
  2. L'opinione di Giuseppe Borgioli
  3. Il Tempo di giovedì 21 febbraio 2019
  4. L'opinione di Giuseppe Borgioli

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