I monarchici chiedono al Governo un piano acquedotti

Nella giornata mondiale dell’acqua 2022, simbolo di civiltà, l’Unione Monarchica Italiana (U.M.I.) denuncia il grave degrado delle infrastrutture acquedottistiche che segnalano inammissibili perdite di portata, in conseguenza della inadeguata manutenzione degli impianti.

In un territorio ricco di acque, compito dell’autorità pubblica è quello della loro captazione, conservazione e distribuzione. Pertanto, i monarchici italiani sollecitano il Governo ad intraprendere un vasto programma di manutenzione ed ampliamento degli acquedotti, in modo da assicurare ovunque in Italia, nelle città, come nei più piccoli borghi, adeguata disponibilità di acqua per le esigenze civili e dell’agricoltura.

Roma,22 marzo 2022

Il Presidente Nazionale

Avv. Alessandro Sacchi

di Redazione 321

(tratto da: Lo Schiaffo 321: BRIGANTAGGIO - Polemiche durante le riprese di Terre di Briganti: eroi o assassini? | CULTURA)

La lapide all'ingresso del cimitero di Cervinara torna al centro della discussione di Piazza "digitale". In questi giorni sono stati avvistati decine di briganti e soldati piemontesi sulle montagne del Partenio grazie all'importante lavoro cinematografico e storico del gruppo Terra di Briganti. 

Cresce l'attesa per la pellicola, in fase di lavorazione, che potrebbe vedere la luce nei prossimi mesi e rispolverare la storia locale grazie al fantastico romanzo Terre di Briganti scritto dal prof. Angelo Renna.

Intanto l'ala Monarchica filosabauda rappresentata da Augusto Genovese, portavoce del Movimento Pendolari disagiati della Valle Caudina, rievoca il duplice assassinio del sergente Cesare Vettori e del soldato Angelo Bianchi, i Piemuntes uccisi il 23 agosto 1861 in un agguato che porterebbe la firma dei Briganti operanti in zona.

«La mia risposta - scrive Genovese - a chi ancora oggi, nel 2022, esalta il Brigantaggio a Cervinara. La maggioranza dei Briganti erano stati delinquenti durante il Regno delle Due Sicilie. Il Regno delle Due Sicilie è imploso nel 1848 quando furono concessi gli Statuti. Il Regno di Sardegna, a differenza degli altri stati preunitari, non ritirò mai lo Statuto Albertino. Cita anche Dante con il celebre Ahi serva Italia, di dolore ostello».

Partecipa alla diatriba pubblica sul Brigantaggio anche Dimitri Monetti, esponente della Lega di Matteo Salvini, racconta un interessante pezzo di storia della sua Famiglia:

«Il mio trisavolo napoletano, comandante della Gendarmeria Reale, fu destinato a Cervinara per combatterli (i briganti n.d.r.). Sposò nel 1859 a Cervinara Angiola Mercaldo e per questo fu destinato in Amalfi - scrive Monetti».

Nella discussione poi sono intervenuti Gianfranco Marchese (UserTv), Angelo Vaccariello (ex In Cammino e Il Caudino) e Francesco Viola (Terra di Briganti) che hanno alimentato lo scontro culturale, fatto anche di goliardia, ma orientato alla classica discussione storico/politica che magari qualche anno fa si sarebbe svolta al Pont'o'camp, in Piazza Trescine o a Ferrari, tra un sorso d'acqua e la bellezza della cittadina Caudina.

Sulle nostre colonne digitali abbiamo pubblicato un articolo dell'amico Fiore Marro, Cervinarese emigrato a Caserta ed esponente dei Comitati Due Sicilie, un movimento filoborbonico a difesa del Brigantaggio come fenomeno di ribellione sociale. Anche in quel caso la lapide di marmo in copertina tornò  al centro dell'interessante dibattito storiografico.

«Per ironia della sorte invece, il cimitero di Cervinara -scrive Marro - espone all’entrata del suddetto camposanto, due lapidi dedicate a due carabinieri piemontesi, caduti sotto le armi dei nostri resistenti. Di fronte a questi due loculi giganteggia una lastra enorme, che riporta i nomi di oltre 200 caduti del luogo, morti non certo durante la resistenza borbonica Cervinarese, ma bensì da emigranti di stanza in Canada, frutto del sopruso e dell’invasione dei due carabinieri piemontesi e della barbara invasione militare sabauda».

Riflessioni

Da sempre ci siamo battuti per la riscoperta del Brigantaggio nelle nostre zone, soprattutto dal punto divista culturale, musicale, storico e filosofico. Un mondo che ci ha sempre affascinato, ma non ci ha mai trascinato nell'esaltazione dogmatica della reazione "antiSavoiarda" registrata da queste parti. 

Il Brigantaggio è un fenomeno fin troppo complesso e articolato da poter essere inquadrato o liquidato sulle reti sociali digitali o nelle discussioni da bar. Solo lo studio e l'approfondimento, senza paraocchi, permette una crescita culturale reale e non falsata da qualsivoglia schieramento intellettuale o pseudo tale.

Il Calendario Reale 2022 non è in vendita, si richiede però un'offerta che ci aiuti a compensare le spese di stampa e spedizione. 
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L’Unione Monarchica Italiana abbruna le Bandiere del Regno d’Italia per la scomparsa del Prof. Giovanni Semerano, Segretario Generale dell’Unione Monarchica Italiana dal 1984 al 2001, Senatore del Regno e Presidente onorario dell'U.M.I.  Fu stretto collaboratore del Re Umberto II e del Ministro della Real Casa, Falcone Lucifero. L'Unione Monarchica Italiana si stringe con affetto alla famiglia.

Prof. Giovanni Semerano

di Salvatore Sfrecola

https: www.unsognoitaliano.eu/2021/08/17/kabul-una-vergogna-una-macchia-indelebile-nella-credibilita-delloccidente/

L’immagine degli afgani aggrappati al carrello degli aerei in partenza da Kabul, nella speranza di sfuggire alla vendetta dei talebani, rimarrà a perenne vergogna dell’Occidente. Abbiamo sentito dal Presidente degli Stati Uniti le ragioni del ritiro dei militari americani, da tempo annunciato, ma Biden non ha potuto giustificare il modo con il quale è avvenuto, senza adeguata programmazione delle partenze. E si sente dire di informazioni sbagliate fornite dall’intelligence circa le capacità di resistenza dell’esercito afgano arresosi senza sparare un colpo. Ancor più grave, se dopo venti anni la più grande potenza militare dell’occidente non è stata in grado di percepire cosa poteva accadere e di predisporre un dignitoso esodo di quanti si sono esposti in questi anni credendo nella protezione dell’amico Zio Sam.

Ne sentiremo di ogni genere tra politologi e opinionisti, con qualche inevitabile divagazione storica, facendo riferimento ad altre esperienze. E viene in mente Sagunto, la città spagnola alleata di Roma, assediata da Annibale. Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur, scrive Tito Livio (Storie, XXI, 7, 1). Siamo nel 219 a.C.. Roma tergiversò, sicché dopo otto mesi di combattimenti la città si arrese e fu rasa al suolo.

Roma non era ancora un impero, anche se studiava per diventarlo. E così il nome di Sagunto è rimasto a monito di chiunque deve assumere decisioni che non possono attendere.

Ma Sagunto e Kabul ci suggeriscono una ulteriore riflessione. Quella che il forte ha il dovere di difendere i deboli. Era una delle regole della Cavalleria medievale. È un dovere primario che spetta ad ognuno di noi. Da esercitare in qualunque contesto. Per uno studente a difesa dei compagni di scuola bullizzati. Per un pubblico funzionario a tutela del cittadino che non sa o non può, per illecita interferenza altrui, esercitare un proprio diritto. E via via spetta agli stati che assumono di essere portatori dei valori della democrazia liberale aiutare, naturalmente se richiesti, quanti si trovano in difficoltà per aggressioni esterne, della malavita o del terrorismo.

È stato il ruolo di Roma, il più grande degli imperi, il più inclusivo, rispettoso della storia dei popoli e delle loro fedi religiose. Lo indica Virgilio nel Canto VI dell’Eneide, mettendo in bocca ad Anchise parole che sono rimaste nel nostro immaginario. Indirizzate al figlio Enea, progenitore dei romani, indicano il ruolo storico dell’Urbe: “Romani miei, reggete il mondo/con l’imperio e con l’armi, e l’arti vostre/sien l’esser giusti in pace, invitti in guerra:/perdonare a’ soggetti, accôr gli umíli,/ debellare i superbi”. “Accor gli umili” significa quel che dicevamo, assistere chi ha bisogno, gli umili, cioè i deboli.

Gli umili, i deboli oggi sono senza dubbi gli afghani, tutti, anche se i talebani riservano particolare attenzione a quanti hanno collaborato con le organizzazioni occidentali, che, come ha detto ieri l’ambasciatore afgano all’O.N.U., vanno a cercare di casa in casa. E, poi, le donne, alle quali la sharia nega ogni più elementare diritto, di quelli che in Occidente neppure consideriamo tanto sono naturali, il diritto all’istruzione, al lavoro, a farsi una famiglia con chi desiderano, non con l’uomo scelto da colui che esercita la patria potestà, come abbiamo visto nel caso della giovane pachistana sparita senza lasciare traccia, tradita perfino dalla madre, che, come le ha dato la vita, presume di poterne deciderne la morte.

È questa la “civiltà” che la sola presenza delle autorità occidentali ha cercato di aiutare a superare assicurando, si riteneva, con la presenza di uomini in armi, un passaggio certamente faticoso, per semplificare, dal medioevo all’età moderna.

Il fatto è che la guida dell’operazione è stata degli Stati Uniti, che nel bacino del Mediterraneo e nel Medio Oriente non hanno da tempo interessi politici ed economici, una volta raggiunta l’autosufficienza negli approvvigionamenti energetici. Nei giorni scorsi il Segretario di Stato e ieri lo stesso Presidente Biden hanno sostenuto che la missione è stata portata a termine, che l’iniziativa militare avviata dopo l’abbattimento delle torri gemelle, aveva l’unico scopo di colpire i santuari del terrorismo islamico, che è stato raggiunto.

È una colossale bugia che nasconde l’incapacità della più grande potenza militare ed economica dell’Occidente di svolgere quel ruolo di stato egemone, imperiale si potrebbe dire, che assume di essere, guidando, di volta in volta, le missioni militari nei paesi del Medio Oriente come nel caso della guerra del Golfo. Stati Uniti che scontano un deficit di cultura politica internazionale notevole quanto alla capacità di comprendere il ruolo che una potenza egemone deve rivestire nei paesi ai quali presta la propria collaborazione e protezione non riescono ad esprimere quella straordinaria capacità di includere e assimilare i popoli più lontani che aveva Roma, quando conquistava un territorio, rispettando usanze, religione e financo le istituzioni, come nel caso di Antioco III, mantenuto sul trono. Gli Stati Uniti d’America dimostrano di rimanere estranei completamente alla realtà nella quale operano.

A Baghdad, abbattuto il dittatore Saddam Hussein, licenziarono impiegati civili e militari per trovarsi immediatamente in una condizione difficile, perché molti dei militari passarono con gli oppositori in armi ed i civili, ridotti alla fame per mancanza di retribuzione, furono subito ostili alla presenza americana. E così a Kabul emerge una evidente incapacità di percepire la realtà istituzionale e sociale, se l’esercito getta le armi e lo “stato” crolla nel giro di poche ore, quando si sentiva ripetere che avrebbe resistito non meno di 90 giorni prima che la capitale fosse conquistata a seguito dell’abbandono delle truppe americane. Ciò che dimostra, senza ombra di dubbio, che quella missione durata venti anni non ha prodotto nulla di solido nella società, come il ricorso alle urne faceva intendere.

La grande assente, tuttavia, è l’Europa, l’Unione europea, incapace di esprimere una volontà politica unitaria. Con oltre 400 milioni di abitanti, una storia straordinaria, un’economia solida, l’Europa non ha politica estera e militare per far valere gli interessi del continente e dei singoli stati nel bacino del Mediterraneo e nel Medio Oriente la cui stabilità è interesse primario dell’Unione. Invece, come i capponi di Renzo che si beccavano ignorando di essere destinati alla pentola, gli stati europei si fanno la guerriglia in qualunque settore, dall’agricoltura al commercio, dall’immigrazione alla disciplina tributaria che porta le imprese a girovagare tra uno stato e l’altro alla ricerca di qualche vantaggio fiscale rispetto al paese nel quale producono beni e servizi.

Vecchia Europa, che pure vanta le radici della civiltà occidentale, della cultura liberale, dell’arte e delle scienze! Più che vecchia, appare decrepita. Purtroppo.