Parola di Re
L'UMI è istituita per raccogliere e guidare tutti i monarchici, senza esclusioni, al fine di ricomporre in sè quella concordia discors che è una delle ragioni d'essere della Monarchia e condizione di ogni progresso politico e sociale. Suo compito non è la partecipazione diretta alla lotta politica dei partiti, ma la affermazione e la difesa degli ideali supremi di Patria e libertà, che la mia casa rappresenta.
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L'opinione di Giuseppe Borgioli
RE E PARLAMENTO
di Giuseppe Borgioli
Nella follia della crisi politica italiana c’è una logica di fondo. Il sistema repubblicano non funziona. Il Parlamento è condannato alla paralisi. Il governo va rimorchio del parlamento venendo meno alla funzione di propulsore. In queste condizioni il leader di Italia viva Matteo Renzi (per calcolo politico o in buonafede?) ha recentemente rilanciato la proposta (non nuova) di eleggere direttamente il presidente del consiglio, con la formula invitante del sindaco degli Italiani. Va detto che la legge elettorale in uso nei comuni è forse l’unica che funzioni riuscendo a selezionare una classe dirigente di sindaci che, nel bene come nel male, hanno mantenuto un filo diretto con i cittadini al di fuori delle logore formule partitiche. Nel caso in esame del presidente del consiglio cosa significa la elezione diretta e quale rapporto si verrebbe a instaurare con il parlamento? È lo stesso dilemma che riguarda il presidenzialismo. Cosa cambierebbe con la elezione diretta del presidente della repubblica? Veramente la elezione diretta delle massime cariche dello stato colpirebbe la partitocrazia dominante? Abbiamo qualche dubbio che ciò possa avvenire e l’esempio di nazioni a noi vicine ci conferma nel nostro scetticismo. Intanto l’elezione diretta (del presidente della repubblica o del capo del governo) spaccherebbe il paese. Ogni elezione riprodurrebbe il clima politico del ’48, muro contro muro con l’esito di vincitori e vinti. Non è demagogia prevedere che l’unità della patria sarebbe ogni volta in pericolo. L’Italia ha bisogno di un parlamento efficiente e rappresentativo dei territori e dei settori professionali e sociali. Il Re è il luogo simbolico (dando a simbolo un significato forte) dell’unità nazionale. Il Re è l’arbitro del gioco a cui partecipa come guardiano supremo delle regole. Tutte le altre formule sono scorciatoie che possono aggravare i problemi perché danno l’illusione di risolverli. Noi non siamo monarchici perchè nostalgici delle cerimonie. Siamo monarchici perchè siamo convinti che la Monarchia è l’unica strada per restaurare la dignità dello Stato. Sappiamo anche che questa strada sarà lunga e difficile. Ma se l’abbandonassimo per una scorciatoia ci ritroveremo al punto di partenza con più problemi e meno energie spirituali
L'opinione di Giuseppe Borgioli
L’ESERCITO DEI NOMINATI
di Giiuseppe Borgioli
Quante le nomine pubbliche che sono all’ordine del giorno del governo? Le cifre sono le più disparate, 400 o 4000, Nessuno probabilmente conosce con esattezza questo calcolo. L’esercito dei nuovi mandarini, tutti rigorosamente nominati dall’esecutivo, cioè dai partiti che valutano i curricula politici dei candidati. Come facilmente comprensibile il requisito fondamentale è la fedeltà al partito o al capo corrente. La facilità con cui si costruiscono i curricula professionali (Giuseppe Conte docet) libera le mani (e le coscienze) di coloro che dovranno decidere. Ci sono partiti che hanno teorizzato l’incompetenza in nome della democrazia e i risultati sono sotto i nostri occhi. L’esercito dei futuri nominati scalpita e costituisce una delle ragioni forti della sopravvivenza del governo. Quello che chiamiamo il potere in fin dei conti è questo: il potere delle nomine che alimentano le clientele politiche, Altro che voto di scambio! La piramide è costruita così: al vertice ci sono i partiti con le loro collaudate clientele, alla base i destinatari vittime di questa oligarchia come di tutte le oligarchie. Almeno nell’antica repubblica di Venezia gli elenchi degli oligarchi erano pubblici. Nello spoil system americano ciascuno che abbia contribuito alla campagna presidenziale può avanzare delle richieste che l’esecutivo poi valuta. Come sempre il sistema americano è meno ipocrita. Da noi l’operazione avviene nella semi oscurità di qualche ufficio di Palazzo Chigi con la fila dei questuanti fuori dalla porta. Lo sanno tutti che un sigaro, un diciotto all’università e una vice presidenza in uno dei tanti enti pubblici non si nega a nessuno. Quanti sono gli enti pubblici controllati dal governo? Un tempo, sembra la preistoria, si tento di contarli con scarso risultato. Quanti ne sono stati soppressi e quanti ne sono rinati? E allora avanti con l’esercito indomito dei nominati che ci insegnano a vivere e sopravvivere nella quotidiana battaglia della politica.
Il Ricordo non condiviso
L’ANPI per il Giorno del Ricordo promuove un seminario dal titolo: "Il fascismo di confine e il dramma delle foibe”. Che cosa centra con l’esodo e la pulizia etnica?
di Massimo Nardi
( tratto dal sito www.dabicesidice.it)
La notizia è stata data da Rete 4 giovedì 6 febbraio, ma già da qualche giorno avevo letto il comunicato stampa firmato da Alessandro Sacchi, presidente dell’Unione Monarchica Italiana (la più antica associazione monarchica) che è importante riportare in alcune parti, perché l’informazione è dare voce a tutti, piccoli, grandi e diversi altrimenti non c’è rispetto delle regole: - Apprendiamo da organi d’informazione che l'ANPI per voce del suo rappresentante, il sig. Pagliarulo, durante un convegno per ricordare il "dramma" delle Foibe, non avrebbe invitato gli esuli perché "non potevamo affrontare tutto" parole sue. La domanda sorge spontanea dunque: se non invita gli esuli e quindi le vittime di quello che non fu un dramma ma un vero e proprio crimine contro l'umanità da parte dei comunisti di Tito… chi mai dovrebbe invitare a giovamento di testimonianze autentiche? L'aggravante è che tutto ciò si svolga presso una struttura del Senato della Repubblica, pagata da tutti i cittadini, anche da quelli non invitati, anche dagli esuli -.
Che cosa dire o aggiungere a quanto sopra letto? Solo alcune considerazioni. Fin dalla sua nascita, l’ANPI (5 aprile 1945) ha avuto dei grossi problemi a fare i conti con il proprio passato. Già nel primo congresso nazionale, indetto a Roma nel 1947, fra le varie componenti emersero divergenze su questioni di politica interna ed estera, che comportarono la fuoriuscita nel ‘48 e nel ‘49 di molti esponenti di formazioni che fecero la resistenza. Democristiani, liberali, azionisti e monarchici presero strade diverse. Inutile che ci stiamo a nascondere dietro il politicamente corretto: varie sono le motivazioni ma storicamente si riducono a due. La resistenza è a esclusivo appannaggio comunista e i cattivi stavano solo da una parte. Tuttavia, ormai, sono anni che escono libri sul buco nero di quello che successe dopo il 25 aprile 1945 e della mattanza che ne seguì. S’iniziò con i libri di Giorgio Pisanò, ma era facile contestarlo perché era uno di quelli che andò Salò. Poi, arrivò un altro scrittore: Gian Paolo Pansa, cui era difficile appioppare la patente di revisionista repubblichino. In mezzo, tanti altri autori e ricercatori che hanno svolto un buon lavoro, denunciando le atrocità commesse dai partigiani, riconducibili al PCI dell’epoca, contro persone spesso innocenti a partire da quelle vissute nel Triangolo della morte qui in Emilia. Ora, salvo sporadici casi, ma quasi tutti a livello personale, l’ANPI non ha mai fatto un mea culpa su quanto denunciato. Di conseguenza, cosa c’è da sperare che esca da un seminario dal titolo (leggo dal loro sito web) "Il fascismo di confine e il dramma delle foibe". Il nulla! Perciò, è meglio fare quattro passi e andare da Giolitti a prendere un gelato. Come il gelo che dovrebbe calare su chi tende a confondere il ricordo di quello che fu un vero e proprio tentativo di genocidio, che poi non ci fu, poiché gli italiani di quelle zone di confine lasciarono la loro terra per salvare la pelle. Questa è la verità.
F.M.G.: Amedeo Di Maio è il Commissario Nazionale
Il Presidente Nazionale dell'U.M.I., Avv. Alessandro Sacchi, ha nominato Amedeo Di Maio, napoletano, diciannovenne, studente in Medicina e Chirurgia, Commissario Nazionale del Fronte Monarchico Giovanile. Ad Amedeo Di Maio, i migliori auguri di buon lavoro dall'Unione Monarchica Italiana.
Amedeo Di Maio