Comunicato stampa del 16 dicembre 2019
Alla ricerca di una legge elettorale che valorizzi il ruolo del cittadino
È allo studio dei partiti una nuova legge elettorale, come ad ogni fine di legislatura, alla ricerca di quella che favorisca l’attuale maggioranza. Nessuna preoccupazione per l’elettore al quale ormai da tempo si nega un effettivo diritto di scelta. Eppure a Londra, a distanza di poche ore dal termine degli scrutini, si è formato un nuovo governo sostenuto da parlamentari eletti in collegi uninominali nei quali si instaura un rapporto diretto e forte tra elettore ed eletto. Va avanti da anni questo sistema elettorale che fa del Regno Unito la culla della democrazia, seleziona la classe dirigente e garantisce la governabilità.
L’Unione Monarchica Italiana ritiene che sia necessario restituire lo scettro al popolo attraverso l’adozione di una legge elettorale basata prevalentemente su collegi uninominali, costituzionalizzata e non modificabile secondo gli interessi della maggioranza del momento, perché è nelle urne che si realizza effettivamente quella democrazia rappresentativa nata con lo Statuto Albertino, di fatto negata dalle leggi succedutesi negli ultimi anni che allontanano sempre più i cittadini dai seggi elettorali.
Roma,16.12.2019
Il Presidente Nazionale
Avv. Alessandro Sacchi
L'opinione di Giuseppe Borgioli
La moglie di Cesare e la casa di Renzi
di Giuseppe Borgioli
Pompea fu la moglie ripudiata da Cesare in circostanze che sono divenute proverbiali. Fu riferito a Cesare che Pompea approfittando della sua assenza lo aveva tradito. Si dice che lui non abbia aspettato le prove e l’abbia subito allontanata perché – sostenne – che “sulla moglie di Cesare non doveva gravare nemmeno il sospetto”. È un modo per dire che un uomo pubblico deve attenersi ad un comportamento privato cristallino. Anche se non commette reati perseguiti dal codice penale, chi è investito di una carica pubblica non deve essere sfiorato dal sospetto. Come recita persino la costituzione repubblicana, le carche pubbliche vanno esercitate con disciplina e onore. La casa legittimamente acquistata da Matteo Renzi non ha nulla di penalmente rilevante. Qualsiasi cittadino se deve acquistare una casa ed è sprovvisto di liquidità ricorre a un amico. Se poi, come nel caso di Renzi, restituisce il denaro tutta l’operazione ha il crisma della normalità. È pur vero che nel caso di Renzi l’amico benefattore era stato nominato alla cassa depositi e prestiti, ma fra i due episodi non c’è un rapporto di causa -effetto. Faccio uno sforzo e capisco che intorno al nome dell’uomo politico fiorentino, alla sua famiglia e a tutte le faccende che lo riguardano ci sia un interesse morboso della stampa e dell’informazione. La casa di Renzi fa notizia e tutto può servire a far crescere lo sconforto della gente. Questo malcostume giornalistico un tempo si concentrava sulla vita personale dei Membri delle Case Reali. Oggi, si direbbe, è la volta dei politici. La chiamano gogna mediatica e non c’è alcun espediente legislativo che la possa impedire. Ma c’è qualcosa di più. Renzi ha fondato un partito, Italia viva, che nei sondaggi non promette bene, oscilla dal 3 al 5%. Quando, prima o poi, si andrà a votare Italia viva per risultare visibile avrà bisogno di una legge elettorale proporzionale che non penalizzi la frammentazione. Questo concorso di circostanze avverse rende Renzi particolarmente vulnerabile. Ha un solo colpo in canna: essere determinante per la tenuta in vita del governo Conti bis. Non è una predizione difficile che col nuovo anno, dopo l’approvazione della legge finanziaria, ne vedremo delle belle. Purtroppo il panorama politico repubblicano è affollato di leaders politici attenti al proprio destino elettorale che hanno difficoltà a comportarsi come uomini di stato. Ai nostri uomini politici potrebbe essere di insegnamento quanto à accaduto nel Regno Unito con la Brexit dove un uomo politico. a detta di molti osservatori che lo conoscono e non lo stimano, ha saputo assecondare le aspettative del popolo ed è stato premiato dall’elettorato. Forse aveva ragione Benito Mussolini – mi dispiace riconoscerlo – quando asseriva che la democrazia è un sistema senza Re, dove tutti si credono Re. Qui ha origine l’anarchia intesa come caos, e quindi la tirannide.
Roma: XIII Congresso Nazionale dell'Unione Monarchica Italiana
Nei giorni 23 e 24 novembre si è tenuto a Roma, presso l’Hotel Massimo D’Azeglio, il XIII Congresso Nazionale dell’Unione Monarchica Italiana. L’Assemblea, presieduta da Salvatore Sfrecola, rappresentativa di tutto il territorio nazionale, ha visto partecipare oltre un centinaio di delegati che hanno dibattuto, dopo la lettura del messaggio augurale di Amedeo d’Aosta, riferimento dinastico e pretendente al trono, i temi storici e le strategie per il prossimo futuro. Tra i molti ospiti, parlamentari, giuristi e molti giovani, Giuseppe Basini, Adolfo Urso, Arturo Diaconale, Luigi Mazzarino, Gustavo Pansini e Guido Loporto. Pur tra le molte diversità, è stata ribadita la arbitrarietà dell’articolo 139 della Costituzione repubblicana, che statuisce la immutabilità della forma istituzionale dello Stato. Norma, a detta dei congressisti, liberticida in quanto limitante la sovranità popolare sancita dall’articolo 1 della stessa Carta fondamentale. Il Congresso ha acclamato, con la nuova dirigenza, il collaudato presidente uscente, Alessandro Sacchi.
L'apertura del XIII Congresso Nazionale
L'intervento dell'On. Giuseppe Basini della Lega
L'intervento del Sen. Adolfo Urso di Fratelli d'Italia
L'intervento del Dott. Arturo Diaconale, direttore de "L'Opinione"
L'intervento del Dott. Luigi Mazzarino, Responsabile della Comunicazione U.D.C.
L'intervento del Prof.Avv. Gustavo Pansini, Vicepresidente della Consulta dei Senatori del Regno
L'intervento dell'On.Guido Lo Porto, già Presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana
L'intervento del Presidente Nazionale, Avv. Alessandro Sacchi
La sala
Il tavolo della Presidenza da sx: Augusto Genovese, Michele Pivetti Gagliardi, Salvatore Sfrecola,Edoardo Pezzoni Mauri e Alessandro Sacchi
Considerazioni sull'agricoltura
di Adele Scirrotta*
Sin dall’antica Grecia, l'agricoltura era alla base dell’economia del paese. Circa l'80% della popolazione era impiegato in questa attività. Gli uliveti erano un investimento a lungo termine, ci volevano più di venti anni perché un albero iniziasse a produrre olive, e fruttificava soltanto ad anni alterni. L’uva era un altro importante frutto della terra rocciosa, ma richiedeva molta cura anche se veniva coltivata sin dall' età del bronzo. Di agricoltura si parla nell’Odissea, si sono scritti poemi e poesia, insomma è da sempre la nostra base culturale. Quando fu messa in circolazione e coniata la lira vi erano rappresentati simboli che richiamavano l’agricoltura a testimoniare lo sviluppo e il crescere del nostro Paese, dei nostri territori che negli anni hanno visto crescerne la bellezza grazie sempre all’agricoltura. Persino Il grande Imprenditore Olivetti ne parla, la definiva un continuo esperimento, di modo che chi la coltiva è destinato a rimanere a non abbandonarla ecco anche il segno della Campana. Ecco, sarebbe opportuno creare un mondo umanistico, culturale e farne un tesoro, una valorizzazione della nostra tradizione mediterranea, leggere fra i segni della terra fa di noi alti ricercatori di una cultura che regna da millenni. Ma, ahimè, oggi l’agricoltura è vista come un limone da spremere, gli agricoltori sono visti come portanti da spremere e creare business fra i palazzi. Mi chiedo, dove è finita quella magia, l’Unione, l’indispensabile e il necessario? Oggi siamo considerati costi non deducibili e invisibili. La nostra agricoltura deve essere elemento e fattore primario di una nuova agricoltura ma senza rivoluzione. Ad esempio: costruire collaborazioni con i comuni per utilizzare i terreni abbandonati o incolti per la coltivazione di cibo per la collettività. Costruire partenariato tra gli agricoltori, le Istituzioni e la comunità locale, in cui le responsabilità, i rischi ed i benefici dell'agricoltura sono in comune. I benefici sono goduti da tutti i lati: gli agricoltori, ad esempio, possono ricevere un reddito più stabile e sicuro e più vicino collegamento con la loro comunità, i consumatori possono trarre vantaggio da mangiare cibo fresco sano, sentendosi più legato alla terra dove si coltiva il cibo e l'apprendimento di nuove competenze. Insomma Oggi l'agricoltura non è “cool”. Occorre una sinergia tra tradizione e tecnologia. La sfida? Tutela e promozione dell’inclonabile “italian style”. Oggi a farne le spese è il cosiddetto capitale umano. Dobbiamo vederci in questo comparto aziendale un riscatto sociale, economico e finanziario. Ripristinare i fondi che in questi anni sono venuti a mancare. Si parla della PAC (Politica Agricola Comune) e le misure di sostegno all’occupazione a cui è strettamente legato lo sviluppo rurale. Siano migliorati i servizi che consentano gli imprenditori agricoli e alle imprese di conquistare il mercato con maggiore stabilità, dunque le istituzioni impieghino al meglio le risorse europee per il comparto agricolo-industriale e ambientale. Bisognerebbe avere un continuo confronto con gli organi competenti, affinché si possa rappresentare al meglio politicamente ma soprattutto efficacemente il comparto agricolo che è collante e motrice dello sviluppo passato e futuro del nostro territorio. In conclusione l’agricoltura deve esser considerata un’impresa proiettata nel futuro, nel lungo termine e con redditi certi derivanti anche e soprattutto dal ricevimento del giusto prezzo dei prodotti e del lavoro di chi vive la terra. Ci vorrebbe a tutela un vero e proprio Decreto che salvaguardi ciò, un DECRETO AGRICOLA ITALIAE.
* imprenditrice agricola
Comunicato stampa del 26 novembre 2019
I monarchici italiani sono vicini agli albanesi colpiti dal sisma
Mentre la terra continua a tremare in Albania e la conta delle vittime e dei danni rivela tutta la sua drammaticità, l’Unione Monarchica Italiana è vicina alle popolazioni delle città e dei paesi colpiti dal sisma, e ricorda che, nel corso dei secoli, italiani ed albanesi hanno condiviso con alterne fortune momenti importanti della loro storia.
I monarchici italiani esprimono sentimenti di sincera amicizia nei confronti delle famiglie gravemente colpite negli affetti più cari, e manifestano il proprio cordoglio per quanti, adulti e bambini, hanno perso la vita sotto le macerie. Si augurano, altresì, che il Governo italiano sappia contribuire a sovvenire, concretamente e con immediatezza, alle necessità di quanti hanno perduto le loro abitazioni ed il loro lavoro.
Roma,26.11.2019
Il Presidente Nazionale
Avv. Alessandro Sacchi
Comunicato stampa di lunedì 11 novembre 2019
L’Unione Monarchica per l’attentato ai nostri militari in Iraq
L’Unione Monarchica italiana è affettuosamente vicina ai soldati italiani vittime di un drammatico attentato in Iraq, dove operano lontano dalla Patria, ma nell’interesse dell’Italia e della comunità internazionale, per contrastare il terrorismo islamico. L’impegno italiano in una missione di grande rilievo per la pace nel mondo impone al Governo di mettere in condizione i nostri militari di operare nelle migliori condizioni, fornendoli dell’armamento e dei supporti di protezione e logistici più moderni, idonei a limitare l’esposizione ai rischi propri di operazioni obiettivamente pericolose.
L’Unione Monarchica fa appello alle forze politiche presenti in Parlamento perché si diano carico, senza distinzioni di parte, del sostegno ai militari in missione di pace ed alle loro famiglie.
Roma,11.11.2019
Il Presidente Nazionale
Avv. Alessandro Sacchi