Si è tenuto sabato 17 marzo, a Roma presso l’Hotel Massimo d’Azeglio, il Consiglio Nazionale dell’Unione Monarchica Italiana.

Con una inversione dell’Ordine del Giorno, il Presidente Sacchi ha insignito della Medaglia della fedeltà, importante riconoscimento istituito da Umberto II nel 1961, con l’attribuzione al Presidente U.M.I. della facoltà di concedere la decorazione, Augusto Genovese, Vicesegretario Nazionale dell'U.M.I., Alessandro Pezzana, Dirigente Nazionale, per la benemerita opera da loro svolta, e Vincenzo Vaccarella, categoria “Argento”, Vicepresidente Nazionale dell’U.M.I., che quest’anno festeggia il 70° dalla prima iscrizione, risalente al 1948.

Dopo la relazione politica del Presidente si è svolto un proficuo dibattito, al quale hanno partecipato molti dei presenti, fra i quali Michele Pivetti, Paolo Albi, Roberto Lopez, Alfonso D’Iorio, Giuseppe Mobilia, Salvatore Sfrecola e, applauditissimo, Giuseppe Basini, dirigente U.M.I. di lungo corso, recentemente eletto alla Camera dei Deputati.

Il Consiglio Nazionale ha ratificato all’unanimità la nomina di suoi nuovi componenti, nelle persone di Maurizio Pescatori, Roberto Lopez, Vincenzo Covelli e Marta Brescia, ed ha eletto, sempre all’unanimità, l’Avv. Paolo Albi Vicepresidente Nazionale.

Al termine dei lavori il C.N. ha approvato la seguente mozione:

L’Unione Monarchica Italiana

legge nel recente risultato delle urne, pasticciato da un sistema elettorale vistosamente decotto, la rappresentazione plastica di un compiuto e definitivo scollamento tra Stato e cittadini, nonché dell’irreversibile degrado in cui versa una politica sempre più ad usum delphini, nutrita dai compromessi e dalle clientele di oltre settant'anni di “esproprio”  repubblicano.

Ribadendo la propria terzietà dalla bassa cucina dei partiti, l’U.M.I. ricorda agli italiani che grandi democrazie parlamentari come Belgio e Spagna, nell’impossibilità dei propri Parlamenti di esprimere stabili maggioranze di governo, solo grazie alla rassicurante figura dei loro Sovrani hanno potuto proseguire il loro percorso democratico senza scossoni in attesa del fisiologico superamento dello stallo istituzionale.

A fronte di queste considerazioni, e salutando con soddisfazione l’affermazione elettorale dell’on. Basini - dirigente UMI di lunghissimo corso - il segnale che i tempi sono ormai maturi per riportare in Parlamento monarchici “no-stop”, sempre fedeli alla Buona Causa sotto ogni cielo e a dispetto delle convenienze personali,

il Consiglio Nazionale dell’U.M.I.

riafferma ancora una volta la propria fedeltà indiscussa al Principe Amedeo di Savoia, Capo della Real Casa di Savoia, quale unico legittimo interlocutore di ogni iniziativa democratica volta all’obiettivo ultimo del ripristino della Monarchia in Italia

e

nell’approvare la relazione del Presidente Nazionale, riconferma la piena fiducia nel suo operato, conferendogli nuovamente le più ampie deleghe per un’azione a tutto campo che in una sempre più fitta interazione con la società civile, la politica e le istituzioni porti avanti gli obiettivi statutari ed in particolare il percorso volto all’abrogazione dell’art.139 della Costituzione.

da sx: Oronzo Cassa, Segretario Nazionale U.M.I., Alessandro Sacchi, Presidente Nazionale U.M.I.,

e Vincenzo Vaccarella, Vicepresidente Nazionale U.M.I.

Il Consiglio Nazionale

 

L’Unione Monarchica Italiana,

nel prendere atto delle inconcludenti e fumose trattative intercorse con i rappresentanti dei soggetti politici in lizza per le elezioni del 4 marzo 2018;

riaffermando la vergognosa anomalia giuridica insita nell’Art. 139 della Costituzione - figlio di una stagione di calcoli e compromessi ben lungi dall’essere conclusa - e parimenti ribadendo che l’abrogazione del suddetto Articolo rimane un atto necessario alla pienezza della sovranità popolare, tanto sbandierata ma da nessuno applicata fino in fondo;

ritenendo che ciascuna generazione abbia il diritto di darsi le Istituzioni che ritiene, e nell’oggettiva impossibilità di trovare per proprie istanze libertarie un riscontro serio e credibile, al di là di sterili promesse verbali ai quali non seguono prese di posizione pubbliche e trasparenti, o di furbeschi ammiccamenti destinati ad essere puntualmente disattesi nella stagione del dopo-voto;

nel rispetto delle scelte che ciascuno ha il diritto di compiere liberamente, avendo quale ultimo arbitro la propria coscienza,

INVITA i propri iscritti e simpatizzanti a praticare l’astensione dal voto.

Nell’amarezza dell’ora presente facciamo nostre le parole ispirate del Grande Bardo Shakespeare: “Accada quel che deve accadere, i giorni cattivi passano come tutti gli altri”.

Il 5 marzo 2018 ci troverà ancora una volta al nostro posto con l’entusiasmo, la serietà, l’abnegazione che ci caratterizzano. Disponibili ancora e sempre - ma solo con chi vorrà crederci e metterci la faccia - a partecipare all’auspicato nuovo Risorgimento Nazionale.

Viva l’Italia!

Roma, 08.02.2018                                                                                              

Il Presidente Nazionale

Avv. Alessandro Sacchi

di Giuseppe Borgioli

Le immagini a quaranta anni di distanza sono impietose: Aldo Moro sequestrato dalle brigate rosse e rinchiuso nella prigione del popolo con gli aguzzini che si godono incredibilmente la libertà.

Lo Stato spettatore mortificato neri suoi simboli, nei suoi uomini, nei suoi servitori, la nazione attonita che non sa trovare una ragione. Le rievocazioni del sequestro e dell’esecuzione di Moro e dei suoi 55 giorni di prigionia (la sua quaresima) sono grottesche.Le sue lettere, soprattutto quelle rivolte ai familiari sono di una forza spirituale straordinaria.

È stato un Moro inedito diverso dal politico a cui eravamo abituati. Confesso che il “Moro politico” non l’avevo mai potuto sopportare. Il suo linguaggio involuto fatto più’ per celare che per esprimere.Il suo apparente distacco dalle cose quello che gli rimproveravo era il suo disegno politico o almeno quello che io giudicavo tale e che e’ passato alla storia come il compromesso storico.

Ma nella cella delle brigate rosse è morto il politico ed è rinato l’uomo, abbiamo capito quanto contassero nella sua vita gli affetti, a cominciare da quelli familiari: che grande lezione!

E che criminale meschinità quella dei suoi carcerieri! Vederli dare interviste, scrivere memoriali, mettere i puntini sulle i con la prosopopea dei rivoluzionari da un senso di ribrezzo. Macché’ rivoluzionari, sono solo degli assassini che hanno sottratto un uomo alla sua famiglia.

Altro che proletari, sono dei piccolo borghesi cinici e violenti. Una delle brigatiste, Barbara Balzarani, mi dicono che abbia protestato alla sua maniera con twit “ che palle queste commemorazioni”.E no cara signora, si commemora il passato perché’ nessuno dimentichi, soprattutto chi vorrebbe dimenticare. Il passato per alcuni (come noi) e, una forza spirituale che ci spinge ad andare avanti, per altri è una sofferenza.

di Giuseppe Borgioli

Come ogni anno fiumi di parole e di discorsi ufficiali inondano la nostra cronaca.

Per lo più si tratta di commemorazioni d’ufficio, della stanca retorica, e le immagini a cui i nostri occhi si sono abituati.

Per non dimenticare nulla per rendere un concreto omaggio alla vera memoria, dobbiamo assumerci un impegno per il futuro.

L’impegno di rispettare e dare voce a qualsiasi minoranza, come era lo spirito dello Statuto Albertino, che soltanto ideologie, che non avevano nulla a che fare con la Monarchia e con la nostra Tradizione snaturarono e misero in disparte.

Chi si richiama alla Tradizione e al Re guarda al passato non come qualcosa di morto ma alla parte viva della nostra storia che ci aiuta ad affrontare le sfide del futuro.

Difronte ad episodi di violenza che ci lasciano sgomenti e perplessi che hanno occupato le pagine dei giornali, bisogna guardare alle radici di questi comportamenti per fare crescere nuove piante e nuova vita.

Affinché le parole non siano semplice celebrazione dobbiamo guardare ai problemi che ancora sono vivi e ci esortano a ricordare.