di Davide Simone

"I confini del Territorio di Trieste coincidono con i confini stessi dell'Occidente. Gli Stati Uniti, o altri, non si facciano illusioni su questo fatto o sulla possibilità di mutarlo. Non continuino nella illusione di rafforzare o di adescare Tito se non vogliono lavorare per Mosca [...] la Jugoslavia di Tito – quali siano i suoi rapporti con il Cominform – è irreparabilmete al di là della barricata , poiché il Comunismo – malgrado ogni contingente apparenza – è indivsibile, come indivisibile è l'orgoglioso imperialismo panslavo che vi fermenta dentro" ("Primo discorso. In Usa le chiavi dell'Istria", in "Italia Monarchica", 13 aprile 1950).In questo editoriale, il mondo monarchico* dimostrava grande lucidità, frenando quegli entusiasmi atlantici per la rottura tra Tito e Stalin che stavano portando Washington e Londra a fare gli interessi degli jugoslavi (anche) nella questione del confine orientale**, con un danno non solo per il nostro Paese ma, potenzialmente e sul medio-lungo periodo, per tutto l'Occidente. Come a proposito spiega lo storico De Leonardis, "la Jugoslavia godeva di una rendita di posizione inesistente per l'Italia [...] Nonostante la retorica della Dottrina Truman, per gli americani, ma anche per gli inglesi, gli aspetti ideologici passavano decisamente in seconda linea davanti alla prospettiva di veder combattere al proprio fianco l'esercito jugoslavo [...] Quindi contava poco o nulla il fatto che l'Italia fosse uno Stato democratico e la Jugoslavia una dittatura comunista" (Massimo De Leonardis, "La democrazia atlantica"). Il riavvicinamento tra l'URSS e la RSFJ, iniziato già negli anni '50 e consolidatosi nel decennio seguente, confermerà la tesi legittimista; la Jugoslavia resterà sempre un' "eccezione" nel blocco d'oltrecortina, ma ben altra cosa era da considerarsi, per i nostri alleati, l'Italia, nazione occidentale tra i fondatori del Patto Atlantico nonché provvista di ben altra forza economica, militare e di una migliore posizione geo-strategica. *"Italia Monarchica" era l'organo ufficiale del PNM, il Partito Nazionale Monarchico di Alfredo Covelli. Altri giornali vicini al PNM erano il "Corriere della Nazione", "La Capitale", "Governo. Giornale delle libertà italiane" e il "Fronte del Risorgimento" **per portare la RSFJ nel loro campo, gli anglo-americani cominciarono, dal 1949 e per molto tempo, a rifornirla di denaro, armi, tecnologie e generi alimentari, e caldeggiarono l'ingresso del Paese nel Consiglio di sicurezza dell'ONU

Riferimenti bibliografici: "I monarchici e la politica estera italiana nel secondo dopoguerra" (Ungari-Monzali, Ed. Rubettno)