di Giuseppe Borgioli

L’annuncio del presidente Trump di spostare la sede dell’ambasciata americana a Gerusalemme ha sconvolto il medio oriente e la diplomazia (ufficiale e informale) si e’ messa al lavoro per scongiurare l’evento o ridurre  l’impatto delle conseguenze . Eppure la decisione di Trump era gia’ nota nel suo programma presidenziale e il congresso americano ha da vent’anni approvato la risoluzione di considerare a tutti gli effetti Gerusalemme come capitale di Israele.

Era il più anziano sovrano d’Europa, Michele I di Romania, Hohenzollern-Sigmaringen, uno degli ultimi Capi di Stato della seconda guerra mondiale insieme a Simeone II di Bulgaria, figlio di Re Boris III e di Giovanna di Savoia, figlia di Re Vittorio Emanuele III.

Re Michele, al quale il titolo sovrano era stato riconosciuto dalla Repubblica di Romania, discendente della Regina Vittoria d’Inghilterra e cugino di terzo grado della Regina Elisabetta II, era nato a Sinaia nel castello di Foişor il 25 ottobre 1921, figlio del Principe della corona Carlo e di Elena di Grecia, era cugino di primo grado di S.A.R. il Principe Amedeo di Savoia, Duca d'Aosta.

Ha avuto una vita travagliata Re Michele, come la Romania nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Prima alleata di Hitler con il dittatore Ion Antonescu, poi di Inghilterra, Francia, Stati Uniti e Russia a seguito di un colpo di stato attuato dallo stesso sovrano il 23 agosto 1944, quando il dittatore fu destituito. Questo, tuttavia, non impedirà ai sovietici di occuparla e di instaurare un regime comunista.

Michele fu Re dal 1927 soggetto ad una reggenza all'8 giugno 1930 e dal 6 settembre 1940 al 30 dicembre 1947, quando fu deposto dai comunisti che nel frattempo avevano conquistato il potere al seguito delle armate sovietiche.

Gli fu assegnato il più alto grado della legione di merito da parte del Presidente degli Stati Uniti Harry Truman. Decorato con l'ordine della Vittoria sovietico da Stalin per il coraggio personale nel rovesciare Antonescu, e per aver posto fine alla guerra della Romania contro gli Alleati, non poté evitare l’invasione e la instaurazione di un regime comunista. Nel corso del 1947 i comunisti imposero la “dittatura del proletariato” e costrinsero Michele ad abdicare il 30 dicembre dello stesso anno. Si recò dapprima in Inghilterra, dove aveva conosciuto la principessa Anna di Borbone Parma, che poi sposerà, quindi in Svizzera a Losanna, dove lavorò per un'industria locale.

Caduto il regime comunista di Ceauşescu Re Michele tentò più volte di rientrare in patria, sempre fermato alla frontiera, fino a quando poté definire con il governo repubblicano le condizioni per tornare in Romania dove fu accolto da più di un milione di persone. Aveva stabilito la sua residenza nel Palazzo di Elisabetta dove riceveva autorità e concittadini.

Michele I ha avuto cinque figlie, Margherita, Elena, Irina, Sofia e Maria.

del Dott.Carlo Baratta

Il conte savoiardo nella sua teoria sull’ordinamento politico pone al centro il concetto di  uomo. L’uomo va conosciuto, analizzato in tutta la sua complessità, con i suoi limiti ed le sue competenze, con i suoi istinti tendenti verso il basso ed i suoi slanci ideali; dall'uomo la teoria passa agli aggregati sociali: la corporazione, la famiglia, la nazione con al vertice lo Stato che ordina tutte queste componenti che, in sua assenza, tenderebbero ad un moto centrifugo o in termini moderni  subirebbero il processo  di  liquefazione.

Grazie a questa impostazione de Maistre arriva a una conclusione  non politicamente corretta, paradossale e in opposizione con tutto il pensiero settecentesco e quindi  anche con quello relativista nichilista moderno “Non esiste l'uomo nel mondo. Nel corso della mia vita io ho conosciuto francesi, italiani, russi; grazie a Montesquieu so anche che si può essere persiani; ma in quanto all’uomo dichiaro di non averlo mai incontrato: se esiste, esiste senza che io lo sappia ”. De Maistre frantuma l’idea di'universalismo omologante  che si  è imposto come pensiero unico nell’occidente nato  sotto l'Illuminismo. Non ha senso considerare nello stesso modo tutti gli uomini e tutti i popoli perché le differenze esistono e pongono scottanti problemi.

Secondo il suo pensiero la rivoluzione francese, è stato il tentativo  di formare uno Stato fondato sul principio del diritto, il cosiddetto stato di diritto, però il vero fine è la garanzia della sua vita giuridica, basata su una distinzione dei poteri.

Questo modello di stato si limita a garantire la libertà dei cittadini mediante la tutela del diritto,non ha una sua politica, che è subordinata alla morale mutevole del tempo e espressione di una fantomatica maggioranza. Dice il conte “La massima di altri tempi, che sta all'origine dei nostri Regimi parlamentari, secondo la quale spettava a coloro che dovevano pagare i tributi approvarli, è ora, implicitamente od esplicitamente, sostituita dall'altra che spetta a coloro che non pagano i tributi approvarli e lo imporli agli altri”.

La Rivoluzione  ha dato il potere allo  stato  che però non sa cosa vuole,per  questo motivo la costituzione non possono  essere disposte da assemblee elettive o  da tecnici  ma devono  essere  il  risultato  di un processo storico devono  essere la sintesi  delle leggi  e delle consuetudini che si  sono  consolidate nel tempo.

De Maistre ritiene che non siano le assemblee o leggi a dettare la costituzione di un popolo, ma che essa si deve diffondere come " religione nazionale", come " fede politica", quindi come innevamento sociale dei pregiudizi nazionali. I pregiudizi sono un prodotta del vivere sociale e stanno alla base di  ogni ragionamento  e apprendimento, il cervello  elabora per mezzo  di pregiudizi, la società e un insieme di  cervelli che per comunicare devono usare uno stesso  codice  semantico :il pregiudizio.

Dice il conte “La massima di altri tempi, che sta all'origine dei nostri regimi parlamentari, secondo la quale spettava a coloro che dovevano pagare i tributi approvarli, è ora, implicitamente od esplicitamente, sostituita dall'altra che spetta a coloro che non pagano i tributi approvarli e lo imporli agli altri”.

Un potere che si definisce, come quello moderno , popolare, fondato solo sui diritti dei singoli, è per Maistre illegittimo e instabile, la rivoluzione, per questo  pensatore, svilisce il concetto di autorità per sostituirlo con quello  di puro potere dispotico della sovranità popolare, distrugge ogni legittimità sostituendola con il mero esercizio della legalità.

Nella Rivoluzione vede un crimine contro un ordine eterno che garantiva all'uomo un concreto e sensato "posto" nella scala gerarchica del cosmo morale e politico: quel crimine è quindi, prima di tutto, un'empietà de Maistre è però anche critico verso l'Antico Regime – per le sue derive assolutistiche e libertine .

La Rivoluzione per de Maistre va interpretata in senso etimologica come "allontanamento" da un equilibrio perciò è necessario un "ritorno" rispetto ad un centro fisso

La controrivoluzione perciò  sarà un ristabilimento dell'ordine tradizionale cristiano

Il modello sarà quello derivato  da una famosa espressione relativa al Re inglese che, "regna ma non governa", che sono due diverse funzioni: quella di "regnare" fa assumere a chi la riveste un ruolo simbolico, di "rappresentanza", di identificazione della persona con l'istituzione, senza che a ciò corrisponda necessariamente la possibilità di guidare effettivamente le sorti dell'istituzione stessa. Il termine "governare" indica invece questa seconda funzione: quella di segnare la strada giorno per giorno, di decidere cosa si deve fare e non fare, di risolvere i problemi e di collocare le persone nei posti di comando, e così via.

De Maistre capì che la crisi del suo tempo e a maggior ragione quella contemporanea, si caratterizza come crisi dell'uomo. La lotta che il mondo cosiddetto moderno con le sue false idee astratte ha ingaggiato contro l’uomo reale concreto ha ridotto  le persone a atomi in una massa di atomi, a individui  anonimi e  recentemente pure asessuati.

L’ uomo  per De Maistre deve riacquistare la coscienza delle sue potenzialità ma anche dei suoi limiti e riscoprire  il senso  di autorità, che deriva da autore,  ognuno in  un certo  contesto  è autore  se  riesce ad esprimere se stesso se no se continua a farsi  inebetire delle idee politicamente correte riduce a automa lobotomizzato.

Il precipitare degli avvenimenti nel Sud Est asiatico restringe il margine di ogni previsione e analisi. E' abbastanza chiaro che il nipote e l'erede politico di Kim II Sung ( il vero padre della Corea del Nord) ha un disegno strategico. La sua non è semplice follia guerrafondaia. Per capire meglio la situazione e i rapporti che vengono a stabilirsi fra le potenze in campo bisogna non perdere di vista la geopolitica. La geografia è tornata a orientare la politica degli stati e ogni soggetto cerca di conquistare un posto migliore a teatro.

E' evidente che il quadro di riferimento della Corea del Nord è il Sud Est asiatico in cui aspira ad un ruolo di media potenza atomica che usa il deterrente nucleare per raggiungere i suoi obiettivi espansionistici che restano prevalentemente militari anche perchè l'economia locale offre a breve grandi chance: dalla vicina e attraente Corea del Sud al resto della penisola indocinese. Sotto questo aspetti il patronage cinese è giunto al copolinea. La Cina ha interessi (strategici e economici) troppo diversi per imbarcarsi nelle avventure nordcoreane.

Gli Stati Uniti hanno interessi e allaeti vitali inb questa aarea e non possono permettersi di stare alla finistra.Non dimentichiamoci che gli Stati Uniti (è un loro punto di forza) hanno una Casa con doppia esposizione sull'Adriatico e sul Pacifico.

Si direbbe che la loro posizione geografica li ha destinati ad un ruolo globale naturale.L'isolazionismo è un lusso che neppure Trump può permettersi. Se si accetta il paradosso, ridotte le proporzioni, questo è un pò quello che accade alla nostra Italia nel centro del Mediterraneo che non può dotarsi di una politica estera attiva.

Ma nel nostro caso dovremmo in via prioritaria restaurare lo Stato.

Come si dice, questà è un'altra storia.

Giuseppe Borgioli

 

La Conferenza organizzata dall’U.M.I. Club di Torino, ha avuto luogo presso l’Hotel Diplomatic nel cuore del centro storico della città. Ha visto una nutrita partecipazione di pubblico, con la presenza anche di giovani esterni al mondo monarchico.L’evento, presieduto dall’Avv. Edoardo Pezzoni Mauri, dell’Ufficio di Presidenza dell’UMI, che ha portato un saluto ai presenti, ha avuto inizio con un breve prologo a cura del segretario nazionale del Fronte Monarchico Giovanile, Simone Balestrini, la conferenza ha trovato il suo pieno sviluppo espositivo da parte del Gen.B.(aus.) Roberto Lopez, commissario provinciale e responsabile del Club di Torino. I contenuti  della conferenza sono risultati particolarmente graditi, stimolando la curiosità di molti presenti. In particolare è stato apprezzato il messaggio relativo al legame ontologico tra Sovranità e Stato, come premessa necessaria e utile a qualsiasi azione di governo della cosa pubblica, sia all’interno della Nazione, sia all’esterno, così come ribadito da S.A.R. il Duca Amedeo d’Aosta nel discordo d’augurio agli italiani per l’anno 2017. E’ poi intervenuto il Presidente nazionale dell’U.M.I. Avvocato Alessandro Sacchi, il quale ha ribadito l’importanza dell’identità nazionale nel quadro del contesto europeo, sempre legata al concetto di Sovranità, invitando a guardare con sano realismo al processo di unificazione europea. Ha infine ricordato ai presenti le motivazioni che hanno determinato, a suo tempo, la creazione dell’Unione Monarchica Italiana e quali siano le sue finalità, sottolineando come esse possano essere strettamente e positivamente legate al futuro dell’Italia. Dopo la conferenza, presso un ristorante cittadino del centro, è stato organizzato un “vin d’honneur” per i membri del Club. 

 la sala

il Gen.Brig.Roberto Lopez, commissario di Torino dell'U.M.I.

il Presidente nazionale U.M.I., Avv. Alessandro Sacchi,