di Salvatore Sfrecola

( tratto da: Boris Johnson e Mario Draghi: una crisi di governo ed una quasi crisi. Una Repubblica da cambiare | Un sogno Italiano)

“Draghi cerca l’aiuto di Mattarella per fermare la quasi crisi di governo”. Così titola Il Domani e immediato è il confronto con un’altra crisi di governo, quella che vive il Regno Unito dopo le dimissioni di Boris Johnson. A Londra il Primo Ministro appena avuto sentore della crisi del Gabinetto, resa evidente dalle dimissioni di alcuni ministri, non avrebbe mai pensato di recarsi dalla Regina Elisabetta per chiedere aiuto. Una diversità che deve far riflettere.

Sulle rive del Tamigi il Governo vive del consenso del partito che ha ottenuto la maggioranza nelle elezioni e il leader del partito è naturalmente il Primo Ministro. Il Sovrano, oggi Elisabetta II, ha un ruolo notarile, prende atto che un certo parlamentare è il capo del partito di maggioranza e gli conferisce l’incarico di formare il governo. Consulta anche l’opposizione che ha un suo statuto. Un esempio di vera democrazia in uno stato nel quale la divisione dei poteri è attuata da secoli. Non a caso il Barone di Montesquieu ha scritto l’Esprit des Lois, dove teorizza la distinzione dei poteri, osservando quali sono in Inghilterra i rapporti tra Sovrano, Governo e Parlamento.

Il Sovrano incarna storia e diritto del Regno Unito e rimane rigorosamente al di fuori delle beghe di partito e dei confronti in Parlamento. È un notaio autorevole proprio per questo ruolo arbitrale che con la sua presenza assicura la continuità della democrazia liberale, mai messa in discussione dai partiti non interessati al ruolo di Capo dello Stato.

Immediato il confronto con il nostro ordinamento che riconosce al Presidente della Repubblica molteplici attribuzioni che ne fanno l’ago della bilancia nello svolgimento degli eventi politici che, in qualche modo, condiziona con le sue scelte. Prima tra tutte quelle di interpretare l’orientamento dell’elettorato quando ritenga che sia cambiato rispetto alla composizione del Parlamento eletto. A Londra è il Primo Ministro che chiede alla Regina lo scioglimento della Camera dei Comuni sulla base di una valutazione politica che porti a considerare necessario sentire gli umori dell’elettorato. Ed è una responsabilità esclusiva del partito di maggioranza.

A Roma, i partiti che ritengono di essere avvantaggiati dall’andamento dell’opinione pubblica possono chiedere al Presidente di sciogliere le Camere – e difatti lo hanno chiesto ripetutamente – ma la decisione appartiene ad una scelta insindacabile del Capo dello Stato il quale, diversamente dal Sovrano inglese, è espressione di una parte politica, quella che lo ha eletto e della quale ha fatto parte per lunghi anni. È un fatto implicito nel sistema italiano. Ed è evidente che nessun Presidente danneggerebbe la propria parte politica sciogliendo le Camere nel momento in cui chi richiede il ricorso alle urne è espressione di altro orientamento.

Ci piace questo sistema costituzionale? No, a me non piace. Vorrei un Capo dello Stato veramente espressione dell’unità nazionale, arbitro del dispiegarsi del confronto tra i partiti. Tuttavia, non basta un Re al posto di un Presidente. A fare la differenza è la legge elettorale che dà saldezza ai gruppi parlamentari formati di eletti, non nominati, come accade oggi in Italia dove un illustre sconosciuto può varcare il portone di Montecitorio o di Palazzo Madama solo che un partito lo collochi in buona posizione in un collegio nel quale ottiene voti. Non sostenuti dal consenso degli elettori, deputati e senatori sono alla mercè delle segreterie di partito che li scelgono. È un sistema che mortifica il principio di rappresentanza, non può funzionare a lungo, rende incerte le maggioranze ed instabili i governi.

Come ben sappiamo.

( tratto da: Pistoia, lo Scientifico non cambia nome - Reportpistoia)

PISTOIA – Il liceo scientifico Amedeo di Savoia duca d’Aosta non cambierà il nome. Il Consiglio di Istituto avrebbe espresso parere contrario rispetto alla decisione del Collegio il 30 giugno. La notizia, commentata da Anpi in un comunicato stampa, è stata confermata a Reportpistoia da fonti interne alla scuola. L’istituto comunque non ha rilasciato dichiarazioni in proposito. L’Anpi scrive:” Dispiace che l’organo collegiale rappresentativo dell’intera comunità del Liceo Scientifico, il 30 giugno scorso, dopo 76 anni, non abbia voluto cogliere l’occasione per correggere, con un voto unanime, una delle contraddizioni della storia repubblicana”. “In uno Stato democratico che avesse scelto di fare i conti con il proprio passato totalitario e coloniale, il nome di Amedeo di Savoia sarebbe stato tolto immediatamente dalla facciata del Liceo Scientifico di Pistoia, come da molte altre scuole, strade e piazze d’Italia, e sostituito con altri nomi più rispondenti ai principi fondativi della Repubblica, valori che nella Costituzione si contrappongono ai miti bellicisti e coloniali del fascismo. La sostituzione di quel nome, ieri ed oggi, non doveva essere una scelta di parte, tanto meno motivata da intenti propagandistici e di speculazione ideologica, bensì avrebbe dovuto essere condivisa in virtù della comune adesione ai valori della Costituzione Repubblicana”.

di Salvatore Sfrecola

( tratto da : https://www.unsognoitaliano.eu/2022/06/21/cancellare-la-storia-per-condizionare-il-futuro-la-proposta-di-cambiare-nome-al-liceo-scientifico-amedeo-di-savoia-duca-daosta-di-pistoia/)

Va di moda, da qualche tempo, riscrivere la storia abbattendo monumenti, cambiando l’intestazione di strade piazze ed edifici pubblici. È una moda che ha una precisa regia, anche se il regista cambia di volta in volta, da paese a paese. Cancellare la storia significa dominare e guidare la massa informe di soggetti di scarsa cultura, di incerta identità, civica, spesso anche personale. E così vengono rimosse negli Stati Uniti le statue di Robert Edward Lee, il Comandante dell’esercito della Confederazione. Era della Virginia e, pur ricoprendo una carica importante nell’esercito, al momento della secessione si era schierato con i suoi concittadini. Per chi ha voluto eliminare le statue in suo onore era un razzista, come George Washingthon, Generale e primo Presidente degli Stati uniti. Entrambi disponevano di schiavi. Come Cristoforo Colombo, altra vittima della furia iconoclasta.

Il solito errore di giudicare le vicende passate con la mentalità di oggi.

L’Italia, che finora è rimasta pressoché immune da queste derive irrazionali, conosce adesso una iniziativa a dir poco miserevole perché ad essere contestata è l’intitolazione di un Liceo Scientifico di Pistoia ad Amedeo di Savoia Duca d’Aosta. La proposta è di un professore che vorrebbe cambiare nome alla scuola. La risposta è stato un coro di no, di studenti ed ex studenti, politici del territorio e cittadini. Il Consiglio dei docenti ha deciso di portare la proposta davanti al Consiglio di istituto e c’è da immaginare che ci sarà battaglia.

Il docente che ha lanciato la proposta ritiene che i valori che ispira una figura come quella di Amedeo Di Savoia Duca D’Aosta sia quella della monarchia e della presunta collusione con il regime fascista. Uno svarione notevole per quello che dovrebbe essere un uomo di cultura il quale dovrebbe sapere che il Duca è stato un italiano riconosciuto come uomo libero, amministratore saggio dell’Etiopia, dove fu Viceré, soldato coraggioso, difensore dell’Amba Alagi, dove diede prova di grande valore. Gli stessi vincitori gli riservarono l’onore delle armi.

È evidentemente una mossa politica propagandistica. Il Duca ha dimostrato sempre indipendenza. È noto che, recatosi a Berlino per le Olimpiadi del 1936, disse agli amici che gli chiedevano che impressioni avesse avuto fu lapidario: “un grande popolo guidato da un pagliaccio”.

Nella polemica è intervenuto il Presidente dell’Unione Monarchica Italiana (U.M.I.), l’Avv. Alessandro Sacchi, che ha denunciato “questa irrazionale deriva politica che vorrebbe riscrivere la storia per impedire alle giovani generazioni di guardare al futuro con l’orgoglio del passato, di una identità nazionale nella quale trovano spazio personalità che, come Amedeo d’Aosta, hanno dimostrato altissimo senso del dovere. Di questo passo – conclude l’Avv. Sacchi – rischia di essere occultato perfino il ricordo di Giuseppe Mazzini, costituito da piazze, viali, ponti e monumenti, con la scusa che furono inaugurati esclusivamente durante il Regno d’Italia”.

Mi sembra opportuno questo riferimento alla funzione della storia capace di inorgoglire i giovani italiani per proiettarli verso un futuro fatto di sfide che esigono fantasia, coraggio e determinazione. Privare i giovani della storia è come sradicarli dalla propria famiglia e dalle esperienze che in essa sono maturate.

È stata attivata anche una raccolta di firme. Hanno iniziato gli ex studenti della scuola di fine anni ‘60 che in una pec al dirigente scolastico chiedono un ripensamento. “Invitiamo il proponente del cambiamento a leggersi la storia di Amedeo di Savoia (eroe dell’Amba Alagi nella Guerra d’Africa, medaglia d’oro al Valor militare) e a documentarsi di quanto prestigio rivestisse a livello internazionale – scrivono gli ex studenti della scuola Raffaele Lombardi, Patrizia Baldi, Elisabetta Baldanzi, Manuela Baldacci, Patrizia Pecile, Lucia Mori, Chiara Alba Caponnetto, Manuela Canigiani, Letizia Poli, Enrica Dami, Giuseppe Dardi, Alessandro Pettinelli, Franco Fantoni e Leonardo Moretti –. Non abbiamo, a differenza forse di altri, la pretesa di dare giudizi, ma riteniamo che la proposta avanzata sia solo il frutto di questi tempi dove si mette in discussione tutto sulla scia di una politacally correct che ormai ci ha anche un po’ stufati. Siamo stanchi, e pensiamo di non essere soli, di ricevere lezioni da chi pensa che antifascismo sia anche quello di cambiare il nome ad una scuola, solo perché quel nome richiama una casata legata alla monarchia. Quando nel 1941/42 è nato il liceo scientifico il regime fascista poteva scegliere altri nomi, ma quello del Duca di Aosta rappresentò una scelta che andava oltre gli schieramenti”.

No dei monarchici allo ius culturae

L’Unione Monarchica Italiana (U.M.I.) manifesta assoluta contrarietà alla ricorrente proposta di attribuire automaticamente la cittadinanza italiana agli stranieri al termine di un ciclo di studi, in quanto tale iniziativa confonde il diritto all’accoglienza con il diritto di cittadinanza. L’U.M.I. ricorda come l’accoglienza nei confronti di coloro che fuggono da guerre o da calamità naturali sia espressione di una cultura radicata nella civilissima comunità italiana. Ed è giusto che a coloro che vengono accolti nel nostro Paese siano riconosciuti i diritti alla salute, all’istruzione e all’esercizio delle attività sportive. Diversa è la cittadinanza, che comporta diritti e doveri, come quello della difesa della Patria, da sempre qualificato “sacro”. E, tra i diritti, quello del voto con cui il popolo partecipa all’esercizio della sovranità nazionale.

I monarchici italiani, da sempre favorevoli ad un’accoglienza assistita dai più ampi diritti e compatibile con le possibilità consentite dalle condizioni economiche del nostro Paese, ritengono che la cittadinanza italiana debba essere riservata esclusivamente a coloro che abbiano dato dimostrazione di condividere i valori di libertà, civile e spirituale, che contraddistinguono la nostra civiltà.

Roma,30 giugno 2022

Il Presidente Nazionale

Avv. Alessandro Sacchi

 

L’Unione Monarchica Italiana abbruna le Bandiere del Regno d’Italia per la scomparsa dell’Avv. Guido Jetti, già Presidente della quinta sezione penale della Corte suprema di Cassazione, insigne giurista, Senatore del Regno, e si stringe con affetto alla Famiglia