di Davide Simone

Perché ti voto, perché non ti voto Il ruolo delle scienze IIINella scelta politica ed elettorale, il messaggio "emotivo" e "negativo" (capace di suscitare sentimenti quali rabbia, paura o disprezzo) avrebbe, secondo le neuroscienze, maggiori possibilità di attivare i circuiti neurali da cui dipende il comportamento di voto rispetto al messaggio "razionale" e "positivo". Più nel dettaglio, il Prof. Ted Brader fa notare come un messaggio "positivo" tenda a incoraggiare e galvanizzare i propri elettori senza tuttavia riuscire a coinvolgere gli altri, mentre un messaggio in grado di evocare ansie e paure aumenterà le possibilità di un candidato/partito/schieramento di convincere gli indecisi e , addirittura, di conquistare segmenti dell'elettorato dell'avversario. Ancora, il messaggio "emotivo" e "negativo" può far aumentare la partecipazione al voto e, sorprendentemente, rivela una capacità di penetrazione più alta nelle menti evolute. In ultima analisi e come dimostrato dai successi di personaggi come Ronald Reagan, Barack Obama o Silvio Berlusconi in Italia, la campagna vincente sarà quella impostata con equilibrio su speranza e paura, messaggio "negativo" e "positivo", emotività e cognizione, massimizzando i nostri punti di forza e le debolezze dell'avversario e minimizzando le nostre debolezze e i punti di forza dei rivali.

di Davide Simone

Passaggi e conoscenze per il data & cultural insight:

-analisi dei data (big e small), per capire a fondo i sistemi di credenza da modificare

-comprensione e uso dei bias cognitivi , per definire i sistemi di verità e cosa è vero per una comunità o un individuo

-strategia organizzativa, direzionale e geopolitica, per definire nel dettaglio i metodi in cui modificare un eventuale regime di verità

-hacking media, per pianificare un eventuale “attacco” mediatico, ma soprattutto proteggersi da eventuali aggressioni (cyber o meno che siano)

Passaggi e conoscenze per il fake design:

-design contro-fattuale, per definire i principi base su cui costruire informazioni e notizie inventate (falso, confuso, ecc)

-creazione di contenuti , per ottenere quelli necessari basati sui principi indivuiduati

Passaggi e conoscenze per il perception management:

-management delle percezioni, per allineare i contenuti individuati con le credenze dei pubblici e definire i nuovi modelli di percezione da far rivivere

-tecniche di framing, per definire le cornici cognitive (testuali e visive) più adatte con cui presentare i contenuti individuati

-architettura delle credenze, per monitorare in progress eventuali cambiamenti nei regimi di verità e intervenire prontamente

Passaggi e conoscenze per il truth building:

-strategia narrativa, per costruire il piano dei racconti necessari a influenzare un pubblico in base ai contenuti individuati e ai framing decisi

-story editing per fare la preparazione e l'editing dei diversi racconti individuati in base ai passaggi precedenti (sia testuali sia visivi)

-narrowcasting, per adattare i diversi contenuti narrativi, dedicati ai diversi pubblici, sui diversi media scelti e farli girare su canali individuati in modo sistematico

Competenze legali

(A. Fontana)

Troviamo qui riassunto uno schema-base sulle competenze e le abilità necessarie tanto per fare propaganda (intesa come alterazione della verità) quanto per saperla riconoscere e disinnescare. Uno schema applicabile ad ogni spazio del sapere e utilizzabile contro qualsiasi bersaglio, incentrato su un sistema complesso e definito di saperi ed esperienze. Non è insomma possibile improvvisarsi comunicatori e propagandisti, come non è possibile improvvisarsi debunker. Più nel dettaglio e come insegna il modello anglo-americano, sarà preferibile un lavoro d' equipe, in cui ognuno è destinato al proprio ambito di formazione specifico. Nel caso del debunking la mancanza di un adeguato background rischia di esporre all'errore, ma soprattutto alla contaminazione dell'elemento ideologico ed emotivo, fornendo un assist ideale all'“avversario.”

L’ESERCITO DEI NOMINATI

di Giiuseppe Borgioli

Quante le nomine pubbliche che sono all’ordine del giorno del governo?  Le cifre sono le più disparate, 400 o 4000, Nessuno probabilmente conosce con esattezza questo calcolo. L’esercito dei nuovi mandarini, tutti rigorosamente nominati dall’esecutivo, cioè dai partiti che valutano i curricula politici dei candidati. Come facilmente comprensibile il requisito fondamentale è la fedeltà al partito o al capo corrente. La facilità con cui si costruiscono i curricula professionali (Giuseppe Conte docet) libera le mani (e le coscienze) di coloro che dovranno   decidere. Ci sono partiti che hanno teorizzato l’incompetenza in nome della democrazia e i risultati sono sotto i nostri occhi. L’esercito dei futuri nominati scalpita e costituisce una delle ragioni forti della sopravvivenza del governo. Quello che chiamiamo il potere in fin dei conti è questo: il potere delle nomine che alimentano le clientele politiche, Altro che voto di scambio! La piramide è costruita così: al vertice ci sono i partiti con le loro collaudate clientele, alla base i destinatari vittime di questa oligarchia come di tutte le oligarchie. Almeno nell’antica repubblica di Venezia gli elenchi degli oligarchi erano pubblici. Nello spoil system americano ciascuno che abbia contribuito alla campagna presidenziale può avanzare delle richieste che l’esecutivo poi valuta. Come sempre il sistema americano è meno ipocrita. Da noi l’operazione avviene nella semi oscurità di qualche ufficio di Palazzo Chigi con la fila dei questuanti fuori dalla porta. Lo sanno tutti che un sigaro, un diciotto all’università e una vice presidenza in uno dei tanti enti pubblici non si nega a nessuno. Quanti sono gli enti pubblici controllati dal governo? Un tempo, sembra la preistoria, si tento di contarli con scarso risultato.  Quanti ne sono stati soppressi e quanti ne sono rinati? E allora avanti con l’esercito indomito dei nominati che ci insegnano a vivere e sopravvivere nella quotidiana battaglia della politica.

COMUNICATO STAMPA DELL’UNIONE MONARCHICA ITALIANA

Qualcuno salvi le Residenze Sabaude

Apprendiamo dagli organi di stampa che il Direttore del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, già Consorzio La Venaria Reale, ha trionfalisticamente annunciato l’eliminazione dal nome dell’ente dell’aggettivo “sabaude”, trasformandolo in Consorzio delle Residenze Reali Piemonte. Senza soffermarci sulla smania di ciclico cambiamento di denominazione per un ente che ancora non riesce a trovare una sua identità, stupisce che si voglia cancellare con un colpo di spugna la storia e l’identità stessa delle regge che costituiscono, per il loro altissimo valore storico e artistico, patrimonio non solo di un territorio, ma di tutta quanta la Nazione e oltre, valore riconosciuto dall’Unesco con l’iscrizione nelle liste del Patrimonio dell’Umanità. La stessa UNESCO inserì tra i criteri di assegnazione il fatto di essere un “dynastic heritage”, proprio in quanto le Residenze sono imprescindibili dalla storia della dinastia che le ha pensate, erette, vissute. Di tutto questo non rimarrà più che un racconto banale, se il Direttore asserisce che ogni residenza avrà come filo conduttore la storia di un personaggio anche di finzione, come quello di una datata fiction televisiva per il Castello di Agliè. Noi rifiutiamo con forza questo tipo di narrazione che svilisce e mortifica la Storia e tutte quelle persone che nei secoli si sono riconosciute nei valori e negli ideali che hanno fatto grande il Piemonte.                                                                                      Roma,17.02.2020

Il Presidente Nazionale

Avv. Alessandro Sacchi

Sempre più urgente una riforma della Giustizia penale

Il dibattito sulla prescrizione nei processi penali, che vede garantisti e giustizialisti spesso contendere con argomentazioni di scarso significato tecnico-scientifico, rende palese ogni giorno di più l’assoluta inadeguatezza culturale della classe politica al governo rispetto ad un tema, come quello della Giustizia, fondamentale in uno Stato di diritto, in una democrazia liberale, che da sempre ispira l’azione dei monarchici italiani.

È evidente, infatti, che la prima e più urgente delle riforme in tema di Giustizia deve essere assicurata da una effettiva semplificazione del processo penale, in modo da rendere certi i tempi delle decisioni dei giudici ed il riconoscimento dei diritti delle persone vittime dei reati secondo le regole della “ragionevole durata del processo”.

Per ottenere questo risultato l’Unione Monarchica Italiana ricorda alle forze politiche che occorre prevedere un ampio ricorso alla informatizzazione di tutti gli adempimenti del processo e contestualmente dotare gli uffici giudiziari di mezzi e di personale in modo da far fronte ad un contenzioso che, in ogni caso, è necessario ridurre drasticamente, che attraverso mirate depenalizzazioni, con pene alternative, effettivamente adottate e controllate, che siano capaci di un reale effetto dissuasivo.

Impunità e giustizia negata costituiscono, secondo i monarchici italiani, una lesione gravissima dei diritti dello Stato e dei cittadini fonte di malcontento dagli esiti mai scontati.

Roma,07.02.2020

Il Presidente Nazionale

Avv. Alessandro Sacchi