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LA GENTE NON CANTA PIU’

di Giuseppe Borgioli  

Che strano periodo di vita attraversiamo…-che incredibile Natale stiamo celebrando con le strade vuote, i negozi visitati da gente che poco rassomigliano alle folle di una volta. Certo, il Natale non è fatto dal consumismo.  Ci Manca la gioia collettiva che possedeva le persone, povere o ricche che fossero.  Anche questa era una componente della religiosità. Non c’è più la gioia della festa, è sostituita dalla paura del futuro. A parte tutte le restrizioni, giustificate o arbitrariamente spuntate nella testa dei nostri fantasiosi governanti, l’atmosfera è cambiata. L’idillio dello scorso marzo, quando all’inizio della pandemia, la gente si riservava sui balconi a scambiarsi i saluti e a cantare, ha lasciato il posto ad un sentimento di vuoto che l’immagine del presidente Conte non riesce più a colmare con le sue buone maniere. Alla fine della favola di Andersen sarà proprio un bambino, nella sua indifesa ingenuità, a svelare l’arcano: il potere è nudo.  I bei vestiti di cui il potere si adornava erano inesistenti, era solo la trovata di due sarti lestofanti. Non so se questa favola si può adattare ai nostri giorni, ai signori della repubblica che continuano a farci la predica e sempre più spesso lasciano scivolare dalle loro labbra la parola ‘patriottismo’. Patriottismo di qui, patriottismo di là. Tutti sono diventati patrioti. Quando i politici della repubblica si sciacquano la bocca con la PATRIA (che è per noi veramente sacra) diffida, porta la mano al portafogli, non ti lasciare incantare dalle sirene. Parlano così spesso di PATRIA che dubito che il loro pensiero non sia rivolto alla tanto vituperata patrimoniale vero colpo di grazia a una delle virtù maggiori del nostro popolo, il risparmio. Ovviamente come sempre, a fin di bene.  Intanto dobbiamo fare i conti con una democrazia bloccata. Quando servirebbe sbloccarla, andare al voto è un lusso. La democrazia, almeno quella elettorale, va bene per i tempi ordinari e diventa la via necessaria per l’emergenza. L’abbiamo imparato dai nostri maestri liberali che la democrazia si attiva nelle emergenze, quando apparentemente non ci sono vie di uscita. Il denaro che arriverà dall’ Europa, se mai arriverà nella quantità attesa, darà una boccata di ossigeno alla nostra economia. Ci vuol ben altro per rimettere in moto (a pieno ritmo) il motore ingrippato dell’industria e del commercio. Lo sblocco dei licenziamenti sarà il momento della verità.  Allora la crisi economica rischierà di aggiungersi a quella economica e finanziaria. Non importa soffrire senza intravedere uno spiraglio. Il guaio è che errori vanno a riparare altri errori, toppe su toppe e il tessuto si lacera con il risultato di rendere il nostro ginepraio sempre più ingovernabile. Qualcuno resterà con l’ordigno del debito pubblico fra le mani. La repubblica meritava un’altre fine. A noi i quesiti a chi dovremo intestare questo fallimento che corrisponde a una guerra perduta senza averla combattuta. Anche sul vaccino il Regno Unito ha dato una piccola lezione di stile. La Regina Elisabetta si sottoporrà come i Suoi sudditi al vaccino: Lo farà rispettando il Suo turno. Un Re non ha bisogna di conquistare il primo piano, spintonando e scavalcando gli altri. Questi giochini lasciamoli alla repubblica e ai suoi uomini.