di Redazione 321
(tratto da: Lo Schiaffo 321: BRIGANTAGGIO - Polemiche durante le riprese di Terre di Briganti: eroi o assassini? | CULTURA)
La lapide all'ingresso del cimitero di Cervinara torna al centro della discussione di Piazza "digitale". In questi giorni sono stati avvistati decine di briganti e soldati piemontesi sulle montagne del Partenio grazie all'importante lavoro cinematografico e storico del gruppo Terra di Briganti.
Cresce l'attesa per la pellicola, in fase di lavorazione, che potrebbe vedere la luce nei prossimi mesi e rispolverare la storia locale grazie al fantastico romanzo Terre di Briganti scritto dal prof. Angelo Renna.
Intanto l'ala Monarchica filosabauda rappresentata da Augusto Genovese, portavoce del Movimento Pendolari disagiati della Valle Caudina, rievoca il duplice assassinio del sergente Cesare Vettori e del soldato Angelo Bianchi, i Piemuntes uccisi il 23 agosto 1861 in un agguato che porterebbe la firma dei Briganti operanti in zona.
«La mia risposta - scrive Genovese - a chi ancora oggi, nel 2022, esalta il Brigantaggio a Cervinara. La maggioranza dei Briganti erano stati delinquenti durante il Regno delle Due Sicilie. Il Regno delle Due Sicilie è imploso nel 1848 quando furono concessi gli Statuti. Il Regno di Sardegna, a differenza degli altri stati preunitari, non ritirò mai lo Statuto Albertino. Cita anche Dante con il celebre Ahi serva Italia, di dolore ostello».
Partecipa alla diatriba pubblica sul Brigantaggio anche Dimitri Monetti, esponente della Lega di Matteo Salvini, racconta un interessante pezzo di storia della sua Famiglia:
«Il mio trisavolo napoletano, comandante della Gendarmeria Reale, fu destinato a Cervinara per combatterli (i briganti n.d.r.). Sposò nel 1859 a Cervinara Angiola Mercaldo e per questo fu destinato in Amalfi - scrive Monetti».
Nella discussione poi sono intervenuti Gianfranco Marchese (UserTv), Angelo Vaccariello (ex In Cammino e Il Caudino) e Francesco Viola (Terra di Briganti) che hanno alimentato lo scontro culturale, fatto anche di goliardia, ma orientato alla classica discussione storico/politica che magari qualche anno fa si sarebbe svolta al Pont'o'camp, in Piazza Trescine o a Ferrari, tra un sorso d'acqua e la bellezza della cittadina Caudina.
Sulle nostre colonne digitali abbiamo pubblicato un articolo dell'amico Fiore Marro, Cervinarese emigrato a Caserta ed esponente dei Comitati Due Sicilie, un movimento filoborbonico a difesa del Brigantaggio come fenomeno di ribellione sociale. Anche in quel caso la lapide di marmo in copertina tornò al centro dell'interessante dibattito storiografico.
«Per ironia della sorte invece, il cimitero di Cervinara -scrive Marro - espone all’entrata del suddetto camposanto, due lapidi dedicate a due carabinieri piemontesi, caduti sotto le armi dei nostri resistenti. Di fronte a questi due loculi giganteggia una lastra enorme, che riporta i nomi di oltre 200 caduti del luogo, morti non certo durante la resistenza borbonica Cervinarese, ma bensì da emigranti di stanza in Canada, frutto del sopruso e dell’invasione dei due carabinieri piemontesi e della barbara invasione militare sabauda».
Riflessioni
Da sempre ci siamo battuti per la riscoperta del Brigantaggio nelle nostre zone, soprattutto dal punto divista culturale, musicale, storico e filosofico. Un mondo che ci ha sempre affascinato, ma non ci ha mai trascinato nell'esaltazione dogmatica della reazione "antiSavoiarda" registrata da queste parti.
Il Brigantaggio è un fenomeno fin troppo complesso e articolato da poter essere inquadrato o liquidato sulle reti sociali digitali o nelle discussioni da bar. Solo lo studio e l'approfondimento, senza paraocchi, permette una crescita culturale reale e non falsata da qualsivoglia schieramento intellettuale o pseudo tale.