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di Davide Simone

Quando si parla di fenomeni come le interferenze russe nella politica occidentale e l'uso di "fake news" e "troll farms" per manipolare l'opinione pubblica di un altro Paese e/o sabotarne la politica e i processi decisionali, non si può prescindere dall'analisi dell'epoca in cui viviamo, cioè quella della "fourth generation warfare". Le 4WG, questo il loro acronimo, sono letteralmente le "guerre di quarta generazione", ovvero conflitti dove l'uso delle armi è quasi del tutto scomparso e a combattersi non sono più singoli stati ma soprattutto istituzioni sovranazionali e meta-gruppi. Ciò avviene con cyber attacchi e tecniche di manipolazione, persuasione e propaganda veicolate attraverso i media storici come i new media. "Battaglie narrative", in cui missili e bombardieri sono stati appunto soppiantati dalle PsyOps ("Psychological Operations"), le operazioni psicologiche.Le guerre di quarta generazione stanno a loro volta cedendo il passo, secondo alcuni osservatori, a quelle di quinta e ultima generazione (5GW), conflitti sostanzialmente simili ma ancor più impercettibili, dove le tecnologie odierne saranno sostituite da quelle ipersoniche, spaziali e nano, e in cui non sarà da escludere anche l'utilizzo di mini-ordigni nucleari tattici controllati,

Approfondimento:

Dette "massed manpower", le guerre di prima generazione (1GW) erano guerre di conquista tra imperi e stati, basate sullo scontro fisico e frontale, corpo a corpo, per il dominio di territori e spazi. Sopravvissero fino al Settecento.

Iniziate nell'Ottocento, le guerre di seconda generazione (2GW), o "industriali, erano guerre a distanza, in cui le armi da fuoco (massed fire power) sostituirono progressivamente quelle bianche e lo scontro fisico diretto.

Con il Novecento si hanno invece le guerre di terza generazione (3GW), conflitti "post-industriali" tra stati e super-potenze che videro l'ascesa della tecnologia e della propaganda

Riferimenti bibliografici: "Fake news: sicuri che sia falso? Gestire disinformazione, false notizie e conoscenza deformata", di Andrea Fontana