ISCRIZIONE U.M.I. ANNO 2024


Tessera Unione Monarchica Italiana 2024

    Si è aperta la campagna tesseramento U.M.I. per l'anno 2024. Un piccolo gesto concreto per sostenere la nostra associazione e contribuire alla realizzazione delle attività monarchiche.

    La forza dell'Unione Monarchica Italiana è costituita dai Club Reali presenti in tutta Italia e, per la prima volta, anche in regioni storicamente repubblicane, quali l'Emilia Romagna, l'Umbria, la Liguria, la Toscana, e le Marche. E' in atto un sensibile ringiovanimento degli iscritti. Sono i giovani che diventano monarchici non per nostalgia di un passato che non hanno conosciuto, ma per aver visto i risultati della Repubblica. Repubblica, che da almeno trent'anni, ha visto molti dei suoi presidenti contestati, da Segni a Leone, da Cossiga a Scalfaro, da Napolitano a Mattarella...

iscrizione modulo iscrizione littleModulo d'Iscrizione

Per iscriversi all'U.M.I. basta compilare il modulo d'iscrizione che potete scaricare qui sopra ed inviarlo via e-mail, assieme all'attestazione di versamento della quota, all'indirizzo di postale elettronica : Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

  • Quota base di iscrizione annuale 35,00 € per Socio Ordinario (pari a 3 € al mese).
  • Quota base di iscrizione annuale 35,00 € per il Fronte Monarchico Giovanile, riservato ai ragazzi tra i 14 e i 30 anni (pari a 3 € al mese).
  • Quota base di iscrizione annuale 160,00 € per Socio Sostenitore (pari a 12,5 € al mese).

I soci in regola con il tesseramento dell'anno precedente, per rinnovare l'iscrizione, NON devono rimandare il modulo d'adesione.

Per versare la quota d'iscrizione (valida per l'anno solare) è possibile compliare un bollettino di Conto Corrente Postale CCP n° 1017518372 intestato a "U.M.I. Unione Monarchica Italiana"

iscrizione bollettinoUMI

 oppure effettuate un bonifico bancario intestato a:

UMI - UNIONE MONARCHICA ITALIANA
IT 94 S076 0103 2000 0101 7518 372
(per l'estero Codice BIC Swift BPPIITRRXXX)

Invieremo a casa la Vostra tessera (formato carta di credito) e provvederemo a mettervi in contatto con la struttura U.M.I. più vicina.

 

 

tessera2023.jpg

Si è ufficialmente aperta la campagna iscrizioni/rinnovi UMI per l’anno 2023.
Quest’anno abbiamo voluto dedicare tessera al Re Umberto II nel quarantesimo anniversario della sua scomparsa.
Nonostante il periodo estremamente difficile, l’UMI resiste e non riduce l’attività sul territorio.
Per fare questo però abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti voi, abbiamo cioè bisogno che passiate dalla amicizia e vicinanza alla iscrizione vera e propria.
Nonostante tutto rincari, abbiamo cercato di limitare i costi delle tessere i quali sono stati solo lievemente ritoccati per tentare di affrontare le ingenti spese che un’associazione reale (e non solo virtuale come sono le miriadi di gruppuscoli che infestano i social) deve affrontare.
Socio ordinario 35,00 euro, socio sostenitore 160,00 euro.
I soci sostenitori riceveranno automaticamente anche il calendario reale, quest’anno interamente dedicato al Re Umberto II.
Iscriviamoci!
Rinnoviamo!

Come sempre ringraziamo per il disegno della tessera il nostro amico e iscritto attivista Adriano Monti Buzzetti Colella

Per versare la quota d'iscrizione (valida per l'anno solare) è possibile compliare un bollettino di Conto Corrente Postale CCP n° 1017518372 intestato a "U.M.I. Unione Monarchica Italiana"

iscrizione bollettinoUMI

 oppure effettuate un bonifico bancario intestato a:

UMI - UNIONE MONARCHICA ITALIANA
IT 94 S076 0103 2000 0101 7518 372
(per l'estero Codice BIC Swift BPPIITRRXXX)

Invieremo a casa la Vostra tessera (formato carta di credito) e provvederemo a mettervi in contatto con la struttura U.M.I. più vicina.

( tratto da: Elezioni 2022, Alessandro Sacchi (Umi): “Non rimarremo fuori dal dibattito politico, la nostra è un’associazione apartitica ma politica” - Il Giornale d'Italia (ilgiornaleditalia.it) 

Il Giornale d’Italia ha incontrato il Presidente dell’Unione Monarchica Italiana, per un’intervista a tutto tonda tra attualità e politica

Di Aldo Snello

13 Agosto 2022

In una Repubblica che da vent’anni vive di scossoni, di elezioni richieste a gran voce ma che non hanno luogo, di una classe politica delegittimata e soppiantata dai tecnici, c’è chi si batte per un’alternativa: la Monarchia. Non in modalità nostalgia, ma come proposta istituzionale per il futuro, soprattutto in vista delle elezioni del 25 settembre.

Da presidente dell’Unione Monarchica Italiana, come si approccerà alle prossime elezioni del 25 settembre?

«Le prossime elezioni sono state fissate, non credo per caso, in un periodo complicato per andare a votare. Settembre è un mese “cerniera” tra le ferie estive e la ripresa delle attività, quindi queste elezioni si preannunciano con le oggettive difficoltà riscontrabili in una campagna elettorale sotto gli ombrelloni. Io, da presidente dell’Unione Monarchica italiana e da cittadino italiano, guardo alle prossime elezioni con attenzione ai programmi, consapevolezza e serietà, e coerenza, dove riscontrabile.»

 

L’UMI starà nel centrodestra o nel centrosinistra?

«L’Unione Monarchica Italiana sin dalla fondazione nel 1944, ha tenuto una posizione equidistante dai partiti e dagli schieramenti. Certo, sosterremo candidati, in tutte le liste, vicini alle nostre istanze, o dichiaratamente monarchici, come è sempre avvenuto.»

 

Avete avuto modo d’incontrare qualche esponente politico per esporgli le vostre idee?

«Molti parlamentari ed anche alcuni esponenti del governo. Ho trovato cordialità e disponibilità, ma nessuno, finora, ha manifestato sensibilità nei confronti dell’Art. 139 della Costituzione che, blindando la forma repubblicana, rende improponibile la questione istituzionale, comprimendo la sovranità popolare, peraltro solennemente enunciata nell’Art.1.»

 

Resterete fuori dalla politica o darete il vostro apporto in maniera palese?

«Non rimarremo fuori dal dibattito politico, la nostra è un’associazione apartitica ma politica.»

 

Quali sono le vostre aspettative sul prossimo governo?

«Sono ancora in attesa di leggere programmi. Fino ad ora ho letto di accordi elettorali tra soggetti assolutamente disomogenei, al solo scopo, spesso malcelato, di conservare una poltrona. Non ho sentito parlare, in maniera programmatica, di lavoro, pensioni, giovani, sicurezza.»

 

A stretto giro o nel medio termine, ci saranno manifestazioni o incontri dell’UMI?

«Naturalmente sì. Oltre alle nostre iniziative on line, inaugurate in tempo di pandemia, io sarò in autunno certamente in Puglia, in Umbria, Brescia, Rieti e Palermo.»

 

Un ritorno alla monarchia è ancora possibile?

«Non solo è possibile, ma auspicabile. I giovani e giovanissimi navigano su Internet, e viaggi e comunicazioni sono molto più praticabili anche rispetto al recente passato. E’ molto facile valutare la figura del Capo dello Stato di una Monarchia estera, in un regime parlamentare, e non solo ricordando il recente Giubileo di Elisabetta II, soprattutto paragonandolo alla rielezione del Presidente Mattarella, che ha attraversato Roma deserta, con una modestissima partecipazione, soprattutto di turisti stranieri. La evidente comparazione è tra un soggetto scelto dalle parti in una parte, ed un arbitro terzo ed imparziale.»

 

Corrono voci di una sua candidatura. I più informati azzardano per la Lega.

«L’ho sentito anch’io.»

di Salvatore Sfrecola

Il confronto tra maggioranza ed opposizione sulla misura del denaro contante a disposizione durerà inevitabilmente ancora a lungo anche perché il dibattito appare a tratti fondato su fattori palesemente ideologici quando non su pregiudizi. C’è infatti chi individua nella disponibilità di contanti un “presidio di libertà”, come Boni Castellone su La Verità del 30 ottobre, giornale per il quale il direttore, Maurizio Belpietro aveva scritto due giorni prima che “le grandi frodi non si fanno in contanti ma facendo sparire i soldi proprio con sistemi tracciabili”, e facendo l’esempio della Pfizer, il colosso farmaceutico al quale  l’Agenzia delle entrate ha contestato di aver sottratto al fisco 1,2 miliardi. Anche la comodità per le persone meno tecnologiche, per gli anziani e per coloro che abitano in aree lontane dai grandi centri urbani è argomento usato dai favorevoli alla misura più ampia del contante.

Di contro, in vario modo coloro che chiedono di limiti all’uso del contante assumono che la liberalizzazione favorisca il riciclaggio e l’evasione, come hanno sostenuto Tito Boeri e Roberto Perotti su La Repubblica del 28 richiamando uno studio della Banca d’Italia che ha individuato nell’incremento dell’utilizzo del contante da 1000 a 3000 euro nel 2016 un aumento significativo della quota “di valore aggiunto sottratta al fisco”.

Non sarà facile raggiungere una convinzione condivisa sui possibili effetti della quantità di contante consentita in particolare sull’evasione fiscale. Naturalmente sulla piccola evasione, prevalentemente costituita dal pagamento “in nero” delle prestazioni di professionisti ed artigiani o dei servizi di bar o ristorazione. Tutti ricorderanno il blitz della Guardia di Finanza, qualche anno fa a Cortina d’Ampezzo alla ricerca dello scontrino mancante ai clienti all’uscita dai bar e dai ristoranti. In questo senso è difficile immaginare che la misura della somma disponibile in contanti favorisca l’evasione in presenza di pagamenti, al più, di poche centinaia di euro, al medico o all’artigiano, al falegname, all’idraulico od a colui che ripara la lavatrice o la lavastoviglie. Anche il lavoro di ristrutturazione di un locale comporta il pagamento di somme tutto sommato limitate e quando si impiegano materiali, da bagno o da cucina, gli stessi sono normalmente fatturati. Almeno in gran parte.

Il fatto è che quando il cittadino si sente dire “mi deve tot o meno se senza fattura” oppure riceve al ristorante la “ricevuta di cortesia” o il conto scritto su un foglietto a quadretti, il più delle volte, non sapendo cosa farsene della ricevuta fiscale o della fattura, evita il pagamento elettronico e finisce per pagare in contanti, consentendo al percettore della somma di evadere il fisco perché quella somma non entrerà mai nel reddito del percettore.

A ben vedere è lo Stato-esattore che favorisce queste forme di evasione. Perché se colui che si rivolge al medico o al falegname o il cliente di un ristorante potesse dedurre dal reddito denunciato in sede di dichiarazione annuale la somma trasferita al professionista, all’artigiano o al ristoratore chiederebbe certamente la fattura o la ricevuta. E probabilmente le prestazioni sarebbero anche meno care perché il percettore della somma dovuta per l’attività svolta sarebbe indotto a mitigare le proprie pretese per non esporre in sede di dichiarazione annuale dei redditi entrate eccessivamente rilevanti.

È una antica querelle, quella della deducibilità delle spese per prestazioni professionali o servizi, che trova la costante opposizione in coloro i quali ritengono che la deduzione determini l’effetto di riduzioni del gettito delle imposte che lo Stato non può permettersi. Affermazione singolare, se si considera che l’Agenzia delle entrate denuncia una rilevante evasione fiscale annua per molte decine di migliaia di miliardi dovuta certamente a vari fattori, a cominciare dalla esosa misura del prelievo sui redditi e sugli acquisti, l’iva, che favorisce, da un lato, i pagamenti in nero di cui si è fatto cenno e, dall’altro, l’immissione in un commercio parallelo di beni venduti senza corresponsione dell’imposta sul valore aggiunto, l’iva, appunto.

Ritengo che la preoccupazione del fisco per la possibile riduzione del gettito a seguito dell’aumento delle deduzioni sia un falso problema. Perché le deduzioni farebbero emergere parte del sommerso, oggi non tassato. In ogni caso il fisco potrebbe dosare le deduzioni con prudenza, gradualmente, in modo da evitare riduzioni di gettito e, al contempo, realizzare maggiori entrate. Sempre, tuttavia, puntando sull’interesse di chi paga.

Del resto, altri ordinamenti tributari conoscono da tempo, ed in misura molto estesa, sistemi di deduzioni delle spese che, sulla base di quello che può essere definito un contrasto di interessi, consigliano al cittadino di pretendere la ricevuta fiscale anche per piccole somme, anche quando consuma un caffè al bar.

Sotto questo profilo è indifferente la misura del “limite” al contante consentito dalla legge, perché i fenomeni denunciati si accompagnano ad una disponibilità in tasca di mille, duemila o tremila euro. Che, poi, l’evasione possa interessare acquisti più consistenti è certamente possibile. Ma è comunque effetto della mancata possibilità della deduzione della somma oggetto della transazione.

di Salvatore Sfrecola

( tratto da: Orrore! | Un sogno Italiano )

Orrore. Certamente per l’aggressione gratuita e brutale fino alla morte ad uno straniero, un nigeriano che sbarcava il lunario offrendo lungo le strade di Civitanova Marche pacchettini di fazzoletti ed accendini, e che forse ha avuto l’unico “torto” di insistere nel sollecitare un’elemosina, nel chiedere una moneta, un aiuto per la propria famiglia.

Orrore per la violenza perpetrata con particolare efferatezza, col bastone della stessa vittima che lo usava per sorreggersi. Orrore, dunque, per l’aggressione di una persona debole, che non ha potuto difendersi mentre l’omicida, non contento di averlo ripetutamente percosso, lo ha agguantato alla gola per spegnere le sue grida di aiuto e, insieme, il respiro vitale. E potremmo ancora a lungo diffonderci sulla barbarie che questa aggressione ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica, anche se accertassimo che l’aggressore fosse effettivamente, come si è sentito dire, affetto da noti e pregressi disturbi mentali. Un orrore lungo quattro minuti, filmato dai presenti con i telefonini, quasi che la sofferenza e la violenza fossero un episodio di cronaca da conservare ed esibire.

Orrore nell’orrore. Perché i presenti non hanno fatto nulla per frenare la violenza, per intervenire, magari con delle urla per richiamare soccorsi. Posso capire il timore di esporsi fisicamente. Abbiamo tutti a mente episodi nei quali volonterosi intervenuti a dividere due contendenti sono stati, a loro volta, aggrediti subendo lesioni gravi. Vorrei poter credere che, non essendo capaci di opporsi fisicamente alla violenza, coloro che hanno filmato l’aggressione lo abbiano fatto per mettere a disposizione delle Forze dell’Ordine la prova del reato e consentire l’accertamento delle responsabilità.

Mi auguro che sia così. Eppure, la prima sensazione è stata quella del disgusto per il disinteresse mostrato nei confronti dell’aggredito, per una mancanza di pietà che non appartiene alla nostra civiltà che, invece, si gloria sovente di ritenere che l’aiuto ai deboli è un dovere morale, che fa parte del nostro modo di pensare, di quella che chiamiamo identità e che spesso richiamiamo, a ragione, per dire che gli altri, anche coloro che vengono in Italia da lontano, devono rispettarla.

L’ambulante nigeriano era un nostro ospite e noi avremmo dovuto sentire il dovere di difenderlo per dimostrare a tutti e al mondo che siamo gli eredi della civiltà del diritto, quella che per prima ha individuato la rilevanza giuridica del concetto di “persona”, poi irrobustita dall’insegnamento cristiano, che si identifica nel “buon Samaritano” variamente interpretato nel tempo dal Cavaliere medievale, tenuto a difendere i deboli, o dai santi della carità, da Camillo de Lellis a Madre Teresa.

Infine, l’orrore non ha sollecitato solamente pensieri di pietà per la vittima e condanna per l’aggressore. Infatti, c’è stato chi si è inserito nel clima preelettorale per agitare lo spettro del razzismo, una merce avariata nel dibattito politico, se non altro per gli effetti che può produrre in un contesto nel quale la presenza di un numero crescente di immigrati privi di fonti di sostentamento crea naturalmente problemi di sicurezza che possono in alcuni contesti rendere difficile la convivenza. Gettare benzina sul fuoco, da qualunque parte provenga, non è un buon servizio reso alla comunità.