Brevemente e in modo comprensibile per tutti, esamino tre ordinamenti giuridici: quello della Repubblica Italiana, vigente; quello del cessato Regno d'Italia e quello della Real Casa di Savoia.

Per la Repubblica Italiana Vittorio Emanuele di Savoia è un suo cittadino e, come tutti gli altri, gode dei diritti e doveri relativi. La Repubblica non riconosce titoli araldici. Per la Repubblica quindi Vittorio Emanuele è un privato signore, con un cognome famoso.

Per l'ordinamento giuridico del cessato Regno, l'art. 92 del Codice civile afferma: "Per la validità dei matrimoni dei Principi Reali è richiesto l'assenso del Re Imperatore". Vittorio Emanuele non chiese l'assenso al Re, quindi il matrimonio è invalido.

Per l'ordinamento della Dinastia Vittorio Emanuele ne ha violato tutte le norme. Si ricorderà bene che in una delle sue famose lettere, il Re afferma che se anche avesse voluto, egli non poteva mutare le norme della sua Casa.

Ne deriva che nessuno degli ordinamenti suindicati può essere richiamato a favore di Vittorio Emanuele.

Il matrimonio civile fu celebrato senza avvisare nessuno, come egli stesso afferma in un suo libro, a Las Vegas (sono stato a Las Vegas e ho visto come avvengono questi matrimoni), quello religioso in Iran. Il Re ordinò che nessun membro della Casa Reale intervenisse alla cerimonia e così fu.

Cessato il ramo principale della Dinastia, come indicò lo stesso Sovrano in una delle sue lettere sopra citate, la successione passa al ramo Aosta.

Per affermare di essere un principe sabaudo e Capo della Real Casa, intervenuta la Repubblica, ci si può solo richiamare alle norme interne della Dinastia, ma avendole violate tutte, tutti gli atti compiuti da Vittorio Emanuele dopo il matrimonio sono nulli, come non avvenuti. Compreso quello, piuttosto audace, con cui deponeva il Re e si proclamava Vittorio Emanuele IV.

Nulli i titoli alla Signora Ricolfi Doria, quelli al figliolo (non esiste uno scritto del Re che lo indichi principe di Venezia, del resto titolo nobiliare estraneo alla Dinastia).

Insostenibile il richiamo a Tomislavo II. Vi fu una richiesta di designazione da parte di Ante Pavelic e una designazione del Re Imperatore per il Duca di Spoleto. Ma tutto finì lì. Mai e poi mai nel corpus iuris dello Stato Indipendente Croato, da me consultato a Zagabria, vi è un accenno ad un Re e a una Monarchia. Capo dello Stato fu sempre Pavelic.

Il 10 Settembre 1943 Pavelic emetteva la seguente dichiarazione: "Poichè colui che il 18 maggio 1941 fu designato Re di Croazia non ha fatto alcun uso di questa designazione, dichiaro l'offerta e la designazione per lo Stato Indipendente Croato decadute e nulle" (*).

Circa una abdicazione di Aimone, questo lo dice Amoretti, che non fu mai in Croazia, nel suo libro, ma a me non risulta. Non ho trovato nessun documento.

Tutto il resto è discorso giuridicamente irrilevante.

Giulio Vignoli, già prof. di Diritto dell'Unione Europea, Organizzazione Internazionale e Diritto Pubblico Comparato nell'Università di Genova.

(*)G. V. Il Sovrano sconosciutio. Tomislavo II, Mursia. 

I monarchici denunciano l’ennesimo attacco alla famiglia attraverso la manipolazione dei cognomi

La sentenza della Corte costituzionale non ancora depositata, nota solamente sulla base di un comunicato dell’Ufficio stampa della Consulta, che ha dichiarato “illegittime tutte le norme che attribuiscono automaticamente il cognome del padre” desta non poche perplessità.

A giudizio dell’Unione Monarchica Italiana la pronuncia costituisce una ingerenza fuori da ogni limite e ritegno nella vita privata e costituisce un colpo gravissimo alla identità familiare dell’individuo. Inoltre, in caso di disaccordo tra i genitori, la previsione di una intromissione giudiziaria senza alcuna giustificazione costituisce un autentico esempio di totalitarismo politically correct!

I monarchici italiani, i quali ricordano che nella cultura del nostro Paese la famiglia è una società naturale, ritengono che la continuità dell’albero genealogico, assicurata dal cognome paterno sia una garanzia di identità compatibile con l’acquisizione anche del cognome materno, come previsto in molti ordinamenti. È evidente, invece, che negata la necessità del cognome paterno si nega la stessa famiglia.

Roma, 28.04.2022

Il Presidente Nazionale

Avv. Alessandro Sacchi

 

L’Unione Monarchica Italiana abbruna le bandiere del Regno d’Italia per la scomparsa del Prof. Avv. Franco Edoardo Adami, docente presso l’Ateneo estense, storica figura di monarchico a Ferrara, e si stringe con affetto alla Famiglia

di Emiliano Caliendo

( tratto da: A Napoli l'assemblea nazionale dei giovani monarchici: «Vogliamo il re» - Il Mattino.it )

«Il futuro dell’Italia è nell'istituzione della monarchia», è questo il responso dell’ultima assemblea nazionale del Fronte Monarchico Giovanile, tenutasi il 9 aprile a Napoli, nella sala ricevimenti di un ristorante a Santa Lucia. A ribadirlo alla platea di circa una quarantina di presenti, perlopiù giovanissimi giunti da diverse regioni italiane, è il neosegretario, eletto per acclamazione, Amedeo Di Maio, ventiduenne studente napoletano di medicina: «Vogliamo diffondere - dichiara - la nostra idea di un’istituzione diversa da quella repubblicana, coinvolgendo i giovani sui temi del lavoro, dell’istruzione e dell’ambiente». «La nostra – chiarisce Di Maio - è un’idea di monarchia parlamentare moderna come quelle del Nord Europa. Pensiamo a quanto i paesi nordeuropei siano un riferimento per i giovani per il loro essere nazioni smart. Dobbiamo riflettere sul fatto che quei paesi sono tutte monarchie. Al contempo, le repubbliche si trovano in uno stato di crisi costante». Il Fronte Monarchico Giovanile sulla disputa dinastica che divide Casa Savoia ha le idee chiare: «Facciamo riferimento alla dinastia del ramo Savoia-Aosta, e non a quello dei Savoia-Carignano - spiega Di Maio - perché come è possibile riscontrare nelle lettere di sua maestà Umberto II, suo figlio Vittorio Emanuele fu disconosciuto per via del suo matrimonio e delle scelte da lui intraprese». Sui compiti dei giovani monarchici ha idee leggermente diverse Elisabetta De Luca, 19 anni, studentessa al primo anno di Lettere e Filosofia, anche lei iscritta Fronte Monarchico Giovanile: «Non siamo semplicemente un’associazione di stampo politico, anche perché sappiamo che la monarchia non può e non dovrà tornare in Italia in nessun modo. In realtà, vogliamo preservare in maniera solenne quella che è la sua memoria storica. A dispetto di ogni persona che - conclude la giovane - ha sempre cercato di esorcizzarla ed eliminarla dalla memoria comune, cerchiamo di valutare il buono che gli anni di Regno hanno portato all’Italia».

In sala, tra le bandiere del Regno d’Italia con lo stemma araldico dei Savoia nel bianco del tricolore, e la lettura della lettera di saluto del principe Aimone di Savoia-Aosta, pretendente di un eventuale trono italiano in disputa con il più noto Emanuele Filiberto, non mancano le nostalgie verso personaggi storici del passato. «Sono affezionata ad Umberto II perché con il suo esempio ha cercato in qualche modo di ricostruire la pace perduta. E anche quando furono palesi i brogli elettorali del 1946, non ha mai cercato di portare l’Italia verso una nuova lotta intestina dopo anni di conflitto», è il ricordo di Elisabetta De Luca. C’è chi poi come Sebastiano D’Urso, studente di Lettere Moderne, arrivato da Acireale in Sicilia, ha rimarcato il ruolo che le donne svolsero nella casata reale: «Maria Clotilde di Savoia fu forse il primo simbolo della moda made in Italy. Maria José di Savoiala regina di maggio, consorte di Umberto II, lavorò per porre fine al fascismo con una congiuraUna regina di sinistra, socialista, a dimostrazione che la monarchia non è di destra ma sopra le parti. Casa Savoia ebbe grandi donne».

A supervisionare i lavori dell’Assemblea, l’avvocato Alessandro Sacchi, presidente dell’Unione Monarchica Italiana, la casa madre “senior” dei giovani monarchici. «La proposta monarchica è attualissima», conferma Sacchi. «Oggi – aggiunge - i giovani viaggiano, girano l’Europa e la monarchia è un meccanismo costituzionale che dove c’è funziona. Tra le più grandi democrazie del pianeta ci sono le monarchie costituzionali europee con un’esatta divisione dei poteri e una funzione arbitrale del capo dello Stato. In Italia tutti sono bravi ad indicare i sintomi delle malattie che affliggono il nostro Paese; noi per queste malattie abbiamo la medicina della monarchia intesa come proposta futuribile». Se gli si chiede di un'eventuale riforma in direzione presidenzialista dello Stato, Sacchi taglia corto in maniera lapidaria: «Sarebbe la peggiore iattura perché affiderebbe alla mutevolezza dell’elettorato, la funzione di essere arbitro sul vertice della macchina costituzionale. E noi rischieremmo di trovarci come presidente della repubblica un famoso comico o una persona senza titolo di studio. Ciò non va bene», Infine, sulla guerra in Ucraina la posizione dei monarchici è pacifista ma equidistante tra le parti in conflitto: «L’UMI deplora la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali ma quando si guarda una caccia alla volpe bisogna comprendere sia le ragioni del cane sia quelle della volpe per avere le idee chiare. E direi che in questo momento sono pochi ad averle».