Europei e europeisti

di Giuseppe Borgioli   

Che l’Italia sia culla della civiltà europea spero che non ci siano dubbi in ogni settore politico, sia di destra che di sinistra. Oggi dirsi “europeisti” comporta un ragionamento in più. L’occasione è data dalla discussione sul trattato del “fondo salva stati” che agita i partiti politici di opposizione e di governo. Non ho letto e non conosco la lettera del trattato anche se la riserve di personaggi come il governatore della Banca d’Italia e il presidente dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana) mi lasciano pensoso e mi dispiace che il presidente del consiglio dei ministri sia sordo a queste autorevoli osservazioni.Si sa che quando si parla di trattatati bisogna approfondire i dettagli perché come insegna un vecchio adagio il diavolo si nasconde nei dettagli e in questo caso nelle note aggiuntive. E l’avvocato Giuseppe Conte è esperto di contratti. Il Presidente del Consiglio dei Ministri è in buona compagnia perché oso credere che anche il Presidente della repubblica “in tutt’altre faccende affaccendato” non si preoccupi molto di come la pensi il governatore della Banca d’Italia. Un aspetto mi interessa rilevare: la costruzione degli stati uniti d’Europea segue un progetto che non può non lasciare dubbi in chi guarda alla realtà con occhio disincantato. L’unità europea al contrario di quello che prometteva alle origini con De Gasperi, Schumann, Adenauer sembra essere indirizzata più su crinale burocratico e ideologico che ha poco da spartire con un autentico spirito comunitario. Quando nell’ambito europeo qualcuno comincia a chiedersi (legittimamente) se una norma penalizza uno stato e favorisce un altro, più concorrente che partner, vuol dire semplicemente che là Europa di Bruxelles non esiste o non è percepita come unione dai suoi membri. Gli Stati Uniti d’America sono nati con un patto federale (ex pluribus unum) e hanno dovuto affrontare una guerra di secessione per rendere effettivo questo patto federativo. Sono un prodotto in cui ciascun stato si riconosce.Noi stiamo costruendo un’Europa per sottrazione condizionando i singoli stati a rinunciare a quote della propria sovranità. Per rinunciare alle quote della sovranità occorre un atto di sovranità rafforzata. E’’ un paradosso che né De Gasperi, né Shumann, né tantomeno Adenauer capirebbero e sarebbero disposti ad assecondare. La fragilità di questa Europa è compensata dalla sua enfatizzazione ideologica. Anni fa, prima repubblica, c’era l’arco costituzionale, che i costituzionalisti più intelligenti e meno addomesticati dal regime contribuirono a dimostrarne l’inconsistenza. Oggi l’arco costituzionale di infausta memoria è stato sostituito dall’arco europeista. Qualcuno ha già sentenziato che il prossimo presidente della repubblica dovrà essere “europeista”; io proporrò che anche il mio portiere sia “europeista”. Aveva ragione Marx la storia si ripete, la prima volta in chiave drammatica poi in chiave di farsa.