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( tratto da: I monarchici ricordano Re Umberto II. Sacchi (Umi): «Accettò l'esilio per salvare la patria» - Secolo d'Italia (secoloditalia.it)

Il 18 marzo 1983 si spegneva a Ginevra Umberto II, quarto Capo dello Stato costituzionale dell’Italia monarchica. L’ultimo sovrano d’Italia è passato alla storia come il “Re di maggio” perché fu formalmente tale solo dal 9 maggio al 2 giugno 1946, giorno del referendum istituzionale che sancì, tra non poche polemiche e ancor più sospetti, il passaggio della nostra nazione alla forma di Stato repubblicana.

Umberto II morì il 18 marzo del 1983

In realtà, quella di “Re di  maggio” è, sotto il profilo storico-istituzionale, una definizione alquanto riduttiva avendo rivestito Umberto di Savoia il ruolo di Capo dello Stato dal giugno 1944 alla sua partenza dall’Italia, avvenuta il 13 giugno 1946. In quel periodo, ricordato come regime luogotenenziale, Umberto II adottò molte importanti iniziative: dal decreto legislativo del 1° febbraio del 1945, n° 23, che conferiva il voto alle donne (la civilissima Svizzera lo concederà solo nel 1971) per le elezioni amministrative di quello stesso anno, all’istituzione del 25 aprile quale festa nazionale. Porta la sua firma anche lo Statuto dell’autonomia della regione Sicilia.

Il ricordo del Re di maggio sabato a Roma

Nel quarantennale della sua morte, l’Unione monarchica italiana (Umi) ha curato la pubblicazione di una monografia collettanea “Umberto II, il Re degli Italiani”, edito da Historica nella collana “L’Italia in eredità”, che gli autori presenterannp sabato 18 marzo, alle 10,30, presso il Centro congressi Cavour (via Cavour 50/a) di Roma. «A ricordare la figura dell’ultimo re d’Italia – ha anticipato l’avvocato Alessandro Sacchi, presidente nazionale dell’Umi -, saranno storici, giuristi e testimoni di quel tempo. Sarà utile sottolineare come Umberto preferì la via dell’esilio pur di scongiurare alla patria una nuova guerra civile. Così – ha concluso Sacchi – agiscono solo i re».