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( tratto da: Colle, lo stallo scatena i monarchici. Sacchi (Umi): «La crisi è di sistema, adesso ci vorrebbe il Re» - Secolo d'Italia (secoloditalia.it) )

Una crisi «non politica, ma di sistema», che si può risolvere colmando la lacuna di «un vero arbitro terzo», estraneo alla militanza in una delle forze politiche oggi in campo. Questa la lettura dell’impasse sul Quirinale consegnata all’Adnkronos da Alessandro Sacchi, presidente dell’Unione monarchica italiana. Il leader dell’Umi ha anche un nome da proporre: Aimone di Savoia-Aosta. Da tempo contende il ruolo di legittimo capo  della Real Casa al cugino Vittorio Emanuele. «Sarebbe un grande Capo dello Stato», assicura Sacchi dopo averne sciorinato il curriculum vitae, certamente prestigioso. Aimone, figlio di Amedeo di Savoia, scomparso di recente, è infatti responsabile per la Russia di Pirelli Tyre, di cui è vicepresidente.

Sacchi: «Aimone di Savoia, risorsa italiana»

«È un riferimento per gli imprenditori italiani in Russia», spiega Sacchi, che ne sottolinea anche il rapporto personale con Putin. In più, è ambasciatore dell’Ordine di Malta presso la Federazione russa. Infine, per quanto possa apparire singolare considerata la sua regalità, Aimone è anche Cavaliere al merito della Repubblica. Ma per Sacchi è soprattutto «una grande risorsa inutilizzata dell’Italia» in possesso di «tutti i requisiti per fare il Capo dello Stato, io dico anche per fare il Re». Un sogno più che una proposta. Ma non per questo il presidente dell’Umi rinuncia a darvi sostanza. E spiega: «Quando il costituente repubblicano ha organizzato l’architettura dello Stato, ha fatto in modo che ci fosse un certo bilanciamento tra i poteri ritagliando la figura del Capo dello Stato sulle prerogative che lo Statuto Albertino dava al Re».

«La Repubblica sta per implodere»

Ma, aggiunge, la differenza c’è e sta proprio nella «finta terzietà» del presidente repubblicano. «È impossibile che dopo 50 anni di militanza di partito una persona diventi super partes dal giorno del suo insediamento. Non si può resettare un’ideologia», si accalora Sacchi. Eppure, è così ormai da 75 anni. Ma il tempo trascorso, obietta il leader dei monarchici italiani, «ha trasformato la crisi politica in crisi di sistema». Un cambiamento che molti non hanno colto. Neppure Mattarella, a sentire Sacchi: «Non ha capito che avrebbe dovuto sciogliere le Camere». Più che normale, alla luce della tesi di Sacchi, visto che neppure il ruolo da lui ricoperto è sottratto alla «contrattazione» tra i partiti. «La repubblica – conclude il capo dei monarchici – è come una supernova. Sta implodendo per una crisi di sistema che non si risolve neanche con le elezioni».