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A DEMOCRAZIA E IL GALATEO

di Giuseppe Borgioli

Quello che è accaduto negli Stati Uniti lascia molti osservatori sbigottiti. We are the people è il preambolo della costituzione americana che i promotori di Filadelfia hanno fatto proprio e su cui hanno costruito la loro IDENTITA'. Quella americana non è mai stata una rivoluzione. Al contrario della successiva francese ha assunto i caratteri di una ribellione verso gli occupanti inglesi. Si sa che i coloni erano orientati a mantenere la forma monarchica dello stato e offrirono la corona allo stesso Washington che la rifiutò. Ma gli Stati Uniti non divennero una repubblica. Rimasero a metà strada, una monarchia elettiva, dopo quattro anni di mandato rinnovabili il presidente si comportava come monarca assoluto, nominava e ritirava i ministri, eleggeva gli alti gradi militari, i capi delle agenzie di sicurezza, della Corte Suprema quando era in scadenza. Non poteva sciogliere il Parlamenti, Congresso e Senato, che restavano un piatto della bilancia istituzionale. L'istituto anomalo dell’impeachment consentiva al Parlamento di mettere sotto accusa il presidente che era soggetto anche a misure di allontanamento in circostanze eccezionale. Ecco perché il presidente francese Charles De Gaulle rimase sbalordito dai poteri che aveva il suo collega Americano. Però nessuno si azzardava a definire gli Stati Uniti una repubblica presidenziale. Questo quadro era riempito dal federalismo e dalla autonomia veramente ampia dei singoli stati che conservavano la loro bandiera e vantavano margini di autogoverno notevoli da fare invidia allo stato federale. Ex pluriuso unum è il motto del federalismo Americano che ha sinora bilanciato i poteri. Questa architettura è andata avanti cosi cementata dalle guerre civili e dalla politica che qualche volta sottolineava il ruolo centrale presidenziale e dall’altro quello del Congresso. Il bilanciamento dei poteri rendeva questa costruzione più pragmatica che dogmatica, coi risultati di cui abbiamo beneficiato per più di settanta anni. I partiti si adattavano a questa morfologia. Repubblicani e democratici erano comitati elettorali che si risvegliavano sotto le elezioni al sostegno dei candidati. La stessa economia lasciava mano libera al mercato e tutto procedeva per il meglio Un impero economico e militare, solido nelle relazioni internazionali tenuto insieme interno dalla figura più meno carismatica del presidente. Il ciclone Donald Trump ha spezzato questo idillio con le conseguenze che è difficile prevedere. La geopolitica è cambiata. Non è rimasto nulla si certo.  Per i politici di casa nostra tutto era più semplice ai tempi della guerra fredda. Bastava la benedizione d Washington e le alleanze si rimettevano a posto. Le relazioni internazionali erano sostituite da una saggia manutenzione dalla realtà collaudata. Oggi ciascuno dovrà ritrovare la propria strada. Non basteranno i buoni uffici di oltreoceano. Sotto questo aspetto Donald Trump ha chiuso una fase. A poco serviranno gli stratagemmi di rigettare Trump ai margini degli eventi. Il trumpismo rispunterà. E pensare che taluno era convinto che con il crollo del muro di Berlino sarebbe finita la storia. La storia ha ancora da cominciare.