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NE’ MORALISMO NE’ QUALUNQUISMO.
di Giuseppe Borgioli
 
Siete mai stati al palio di Siena? Per i non senesi che vi accorrono è uno spettacolo che ha del surreale. Quello che stupisce è il tifo dei contradaioli che incitano con tutti i mezzi a disposizione cavalli e cavalieri. Tutto questo è condito da urla di incitamento, da scontri nella folla,da vere ondate di emozione che gli spettatori forestieri non capiscono e bollano come “atmosfera pittoresca”.
La repubblica soprattutto nelle stagioni elettorali più recenti ci ha abituato a competizioni che rassomigliano molto alle baruffe chiassose del palio di Siena. Mancano i colori e la festosità che fanno da cornice all’evento di Piazza del Campo. Questa volta si va a votare per il rinnovo di sette consigli regionali: Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto. I sondaggi che se fatti bene, con un campione appropriato, sono attendibili , danno in bilico Marche e Toscana . Fra queste ultime non sfugge l’importanza strategica della Toscana che se cambiasse colore politico darebbe un duro colpo agli equilibri nazionali e a una coalizione di partiti appiccicata insieme dalla saliva dei suoi capi. Rossa da sempre la Toscana, di un rosso diverso da quello della vicina Emilia Romagna, di un rosso più intenso , più sanguigno, più connessa alle passioni, ai moti che vengono dal cuore. L’Emilia Romagna si è conquistata la fama di una terra amministrata con saggezza e bonomia, di gente poco proclive alle lusinghe della politica. Erano così anche ai tempi del PCI quando venivano chiamati “miglioristi” :il presidente emerito Napolitano non farà fatica a ricordarlo. Fedeltà all’ Unione Sovietica, ammirazione incondizionata per il “migliore“ Palmiro Togliatti e il resto… buongoverno amministrativo. Non ho dubbi che il sentimento prevalente fra i militanti vecchi e nuovi del partito democratico da quelle parti sia la nostalgia. In Toscana è diverso. La politica ( politicante) domina la scena e ha lasciato sul terreno della storia e della cronaca non poche illustri vite da Dante Alighieri a - si parva licet - Matteo Renzi. Con queste elezioni l’ex enfant prodige si gioca quello che rimane della sua carriera.
La passione politica ha molti tratti in comune con la passione del gioco. Continua a girare la ruota della fortuna che dovrebbe aver insegnato qualcosa al giovane Renzi frequentatore di studi televisivi,
Staremo a vedere. Questa repubblica ci riserva ancora delle sorprese e i suoi protagonisti sono spesso mediocri, troppo mediocri, rispetto alle parti che recitano in commedia.
Re Umberto nel lasciare l’Italia (ahimè per sempre) ci ha chiesto di essere fedeli alle istituzioni e ha riconfermato in noi la nostra vocazione a servire sempre e comunque la Patria, senza moralismo né qualunquismo.
Siamo disposti a partecipare una volta di più al palio di Siena ma non riusciamo a commuoverci. Che vinca l’oca o la torre non scuote più il nostro animo.