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Greta Thunberg, natura e contro natura

di Giuseppe Borgioli

Ammiro come tutti il coraggio e la schiettezza di Greta Thunberg, assurta al rango di eroina  lanciando l’allarme reale sulle condizioni climatiche del nostro pianeta. Allarme che non è nuovo e che ritorna spesso nel pensiero ecologista. Vado con la memoria  alle battaglie del non  dimenticato gruppo di Roma che sotto l’impulso di Aurelio Peccei negli anni ’70 sottolineò la drammaticità della vita sulla e della terra. L’industrialismo selvaggio ha compromesso risorse naturali che rendono precario il nostro futuro. Purtroppo la iper democrazia che guida i  governi occidentali tesa al consenso immediato e le autocrazie dittatoriali non hanno il respiro lungo per occuparsi del pianeta. Il consumismo è diventato una religione universale sia per coloro  godono di questo stile di vita sia per coloro ( e sono tanti) che vi aspirano.

Eppure in quello che dice Greta Thunberg c’è qualcosa che  mi suona come l’eco di un  linguaggio improntato al  “politically correct” che pure affascina le moltitudini.Mi domando: è solo  e principalmente questione di catastrofe climatica e di insostenibilità del pregresso così come lo abbiamo conosciuto dal XVIII secolo in poi? Temo di no. Il fatto che non si vuol riconoscere è che abbiamo perso collettivamente la nozione di natura. Parola impronunciabile è diventata la nozione ad essa intimamente collegata di  contro natura. Natura e contro natura sono termini che rimandano alla morale più che alla scienza e alla tecnica.Qui  sta il nocciolo della domanda morale che interpella drammaticamente le nostre coscienze. Ogni aspetto della società contemporanea tende a sfuggire alla considerazione di ciò che  è natura e ciò che è contro natura.

Persino la Chiesa   non ci aiuta a risolvere il dilemma. Parliamo di invasione  della plastica e di emissione di CO2 –  fenomeni  che realmente esistono – e non andiamo alle radici del problema,  non affrontiamo la questione morale. L’ecologia della natura  ci obbligherebbe a risalire alla ecologia delle relazioni sociali, dallo stato alla famiglia. Il nostro egoismo contrabbandato da libertà ci suggerisce di imbarcarci nell’ennesima campagna a tutela dell’ambiente, magari  modificando il nostro  stile di vita  e riducendo un po’  di consumi, meglio se superflui. Intendiamoci, anche la revisione degli stili di vita e di consumo è necessaria  per difendere il pianeta martoriato. Ma la revisione ecologia non ha molto senso se non  è accompagnata dalla revisione del pensare. Il processo è lungo e difficile, anche se la diagnosi della vera malattia comune a tutte le società prelude alla guarigione. Natura e contro natura  non sono più parole vuote. Da questo nuovo modo di essere e di pensare può prendere l’avvio di una presa di coscienza profonda, che coinvolge individui, famiglie e istituzioni. Dio perdona sempre, l’uomo qualche volta, la natura non perdona mai.