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ROMA VOLTO SFIGURATO DELL’ITALIA

di Giuseppe Borgioli

Ora che anche la Chiesa ha solennemente definito “evento provvidenziale” la proclamazione di Roma come capitale d’Italia, val la pena osservare che cosa hanno rappresentato questi 150 anni di storia e di vita per la città, Teodoro Mommsen ebbe a scrivere nel 1970 a monito e augurio di chi faceva il suo ingresso a Roma, che non si resta in questa città senza un’idea universale. La Roma dei Cesari, la Roma dei Papi avrebbe assunto un nuovo ruolo politico, quello di centro irradiatore di uno stato moderno che si affacciava all’Europa e al mondo con il carico della sua storia millenaria e della sua civiltà non riducibile all’ultima tappa del suo cammino.  I Savoia erano stati irremovibili nell’indicare Roma come capitale, superando pregiudizi e ostilità interne e internazionali. La Chiesa colpì con scomunica Vittorio Emanuele II che insieme ai reggitori della cosa pubblica di allora persegui quel sogno. Nel corso di 150 anni, quante vicende hanno attraversato la terza Roma! Persino il fascismo che rispolverò il mito della romanità, si avvicinò all’anima di questa città “eterna” con malcelata discrezione. Le novità urbanistiche furono studiate e applicate con il proposito non di distruggere o di sovrapporsi all’esistente ma di integrare il nuovo nell’antico. Valga per tutti questi interventi l’esempio dell’EUR che e entrato armonicamente nel paesaggio urbanistico. Sono nuovi capitoli di storia di Roma che non vantano nulla di celebrativo e testimoniano della genialità e creatività dei progettisti, artisti e architetti che furono chiamati a operare su Roma, come tessuto vivo nei secoli. Se guardiamo agli ultimi settanta anni, ahimè gli anni della repubblica ( è un caso ?) il discorso si  interrompe, quasi si lacera. Le amministrazioni capitoline sono gradualmente precipitate nell’ apatia quando non nell’indulgenza verso le forme più plateali di malcostume. I detrattori di Roma hanno avuto buon gioco nell’ additare le lacune amministrative, la paralisi dei servizi elementari, il degrado generale della città. L ‘esplosione incontrollata delle borgate, l’insicurezza percepita (e reale) dei cittadini, il disinteresse dei partiti e delle istituzioni hanno scritto le più recenti pagine del martirio di Roma. In questi 70 anni non è giunto a noi un documento che testimoniano la grandezza della città come lo fu l’EUR o la Roma magica del barocco e del rinascimento o le tracce ancora vive della sua antica origine. Niente. Questi 70 anni di degrado non hanno autori né siti archeologici, se non i cumuli di immondizia che occupano le strade e le piazze. Aveva ragione Mommsen, non si resta a Roma senza un’idea universale.