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COSI’ FAN TUTTE

di Giuseppe Borgioli   

Risuona nella mente il noto mottetto dell’opera di Mozart “belle o brutte così fan tutte…” riferito alla nostra vita pubblica. C’è una logica della dinamica dei partiti che fa del famoso “Manuale Cencelli” il breviario più consultato e frequentato in tutti gli uffici pubblici. È il testo base della repubblica. Ogni carica pubblica persegue pratiche spartitorie. È l’attuazione della   giustizia distributiva repubblicana: due a me, due a te, due a me, uno a lui.  Alla Rai ai tempi del mitico Bernabei la regola per l’assunzione dei redattori e cronisti era questa: due ai DC e PCI, uno ai socialisti e uno sulla cinquina alla competenza e alla professionalità. È così nella sanità laddove siano in gioco posti direttivi.  Non è così negli altri settori dello stato? Con l’aggiunta che nella seconda repubblica il numero dei commensali è cresciuto. È così nella politica e nella vita dei partiti dove la selezione è sempre più al ribasso.  Le vicende tristissime delle amministrazioni della città di Roma come si possono leggere se non con queste lenti? Non è una pandemia. È una prassi. Ah, il sogno di “Roma capitale” quanto era diverso dalla realtà repubblicana. Per queste ragioni Luca Palamara, il magistrato radiato dalla magistratura, ci ispira una certa tenerezza. La linea della sua difesa era ed è che per far funzionare la macchina dello stato bisogna guidare con sapiente regia le nomine, riempire le caselle dei candidati ai posti dirigenziali. Le associazioni dei magistrati operano come dei partiti politici. Il procuratore non è più “del Re” ma di una sottocorrente che partecipa alle contrapposizioni e i compromessi in fra i partiti.  “Così fan tutte” si è giustificato Palamara e come dargli torto? È così nelle banche e negli istituti finanziari dove lo spirito di congrega ha messo a tacere le ragioni del merito. Certe disinvolte operazioni che abbiamo visto in questo campo e che stanno demo0lendo il caposaldo del risparmio fruttificano in questo clima. La politica della spartizione la fa da sovrana. Talvolta sentiamo di uomini eccellenti per qualità intellettuali e morali che sono disposti a fare qualcosa per alzare il livello della vita pubblica. Sentiamo di giovani coraggiosi e onesti che si avviano alla carriera pubblica fidando in concorsi trasparenti e in esami volti a saggiare la preparazione del candidato.  Non è certo facendo appello alla buona volontà e alla rettitudine del singolo che possiamo ribaltare le sorti Italiane. Perché al capezzale di illustri malati come la città di Roma non accorrono personaggi alla Nathan? Perché questa diserzione di intelletti che, a destra come a sinistra, avrebbero qualcosa da dire? Le intelligenze ci sono ma i sistemi di selezione della nostra classe dirigente sono tali da scoraggiare i migliori e da incentivare gli intrallazzatori. La Ferrari perde una gara dopo l’altra perché ha bisogno di piloti. È questo il problema principale della Ferrari?  Forse la chiave sta anche nel motore. Dotate la Ferrari di un motore all’altezza della sua storia e verranno anche i piloti.