Stampa

del Dott.Carlo Baratta

Il conte savoiardo nella sua teoria sull’ordinamento politico pone al centro il concetto di  uomo. L’uomo va conosciuto, analizzato in tutta la sua complessità, con i suoi limiti ed le sue competenze, con i suoi istinti tendenti verso il basso ed i suoi slanci ideali; dall'uomo la teoria passa agli aggregati sociali: la corporazione, la famiglia, la nazione con al vertice lo Stato che ordina tutte queste componenti che, in sua assenza, tenderebbero ad un moto centrifugo o in termini moderni  subirebbero il processo  di  liquefazione.

Grazie a questa impostazione de Maistre arriva a una conclusione  non politicamente corretta, paradossale e in opposizione con tutto il pensiero settecentesco e quindi  anche con quello relativista nichilista moderno “Non esiste l'uomo nel mondo. Nel corso della mia vita io ho conosciuto francesi, italiani, russi; grazie a Montesquieu so anche che si può essere persiani; ma in quanto all’uomo dichiaro di non averlo mai incontrato: se esiste, esiste senza che io lo sappia ”. De Maistre frantuma l’idea di'universalismo omologante  che si  è imposto come pensiero unico nell’occidente nato  sotto l'Illuminismo. Non ha senso considerare nello stesso modo tutti gli uomini e tutti i popoli perché le differenze esistono e pongono scottanti problemi.

Secondo il suo pensiero la rivoluzione francese, è stato il tentativo  di formare uno Stato fondato sul principio del diritto, il cosiddetto stato di diritto, però il vero fine è la garanzia della sua vita giuridica, basata su una distinzione dei poteri.

Questo modello di stato si limita a garantire la libertà dei cittadini mediante la tutela del diritto,non ha una sua politica, che è subordinata alla morale mutevole del tempo e espressione di una fantomatica maggioranza. Dice il conte “La massima di altri tempi, che sta all'origine dei nostri Regimi parlamentari, secondo la quale spettava a coloro che dovevano pagare i tributi approvarli, è ora, implicitamente od esplicitamente, sostituita dall'altra che spetta a coloro che non pagano i tributi approvarli e lo imporli agli altri”.

La Rivoluzione  ha dato il potere allo  stato  che però non sa cosa vuole,per  questo motivo la costituzione non possono  essere disposte da assemblee elettive o  da tecnici  ma devono  essere  il  risultato  di un processo storico devono  essere la sintesi  delle leggi  e delle consuetudini che si  sono  consolidate nel tempo.

De Maistre ritiene che non siano le assemblee o leggi a dettare la costituzione di un popolo, ma che essa si deve diffondere come " religione nazionale", come " fede politica", quindi come innevamento sociale dei pregiudizi nazionali. I pregiudizi sono un prodotta del vivere sociale e stanno alla base di  ogni ragionamento  e apprendimento, il cervello  elabora per mezzo  di pregiudizi, la società e un insieme di  cervelli che per comunicare devono usare uno stesso  codice  semantico :il pregiudizio.

Dice il conte “La massima di altri tempi, che sta all'origine dei nostri regimi parlamentari, secondo la quale spettava a coloro che dovevano pagare i tributi approvarli, è ora, implicitamente od esplicitamente, sostituita dall'altra che spetta a coloro che non pagano i tributi approvarli e lo imporli agli altri”.

Un potere che si definisce, come quello moderno , popolare, fondato solo sui diritti dei singoli, è per Maistre illegittimo e instabile, la rivoluzione, per questo  pensatore, svilisce il concetto di autorità per sostituirlo con quello  di puro potere dispotico della sovranità popolare, distrugge ogni legittimità sostituendola con il mero esercizio della legalità.

Nella Rivoluzione vede un crimine contro un ordine eterno che garantiva all'uomo un concreto e sensato "posto" nella scala gerarchica del cosmo morale e politico: quel crimine è quindi, prima di tutto, un'empietà de Maistre è però anche critico verso l'Antico Regime – per le sue derive assolutistiche e libertine .

La Rivoluzione per de Maistre va interpretata in senso etimologica come "allontanamento" da un equilibrio perciò è necessario un "ritorno" rispetto ad un centro fisso

La controrivoluzione perciò  sarà un ristabilimento dell'ordine tradizionale cristiano

Il modello sarà quello derivato  da una famosa espressione relativa al Re inglese che, "regna ma non governa", che sono due diverse funzioni: quella di "regnare" fa assumere a chi la riveste un ruolo simbolico, di "rappresentanza", di identificazione della persona con l'istituzione, senza che a ciò corrisponda necessariamente la possibilità di guidare effettivamente le sorti dell'istituzione stessa. Il termine "governare" indica invece questa seconda funzione: quella di segnare la strada giorno per giorno, di decidere cosa si deve fare e non fare, di risolvere i problemi e di collocare le persone nei posti di comando, e così via.

De Maistre capì che la crisi del suo tempo e a maggior ragione quella contemporanea, si caratterizza come crisi dell'uomo. La lotta che il mondo cosiddetto moderno con le sue false idee astratte ha ingaggiato contro l’uomo reale concreto ha ridotto  le persone a atomi in una massa di atomi, a individui  anonimi e  recentemente pure asessuati.

L’ uomo  per De Maistre deve riacquistare la coscienza delle sue potenzialità ma anche dei suoi limiti e riscoprire  il senso  di autorità, che deriva da autore,  ognuno in  un certo  contesto  è autore  se  riesce ad esprimere se stesso se no se continua a farsi  inebetire delle idee politicamente correte riduce a automa lobotomizzato.