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di Giuseppe Borgioli

Le immagini a quaranta anni di distanza sono impietose: Aldo Moro sequestrato dalle brigate rosse e rinchiuso nella prigione del popolo con gli aguzzini che si godono incredibilmente la libertà.

Lo Stato spettatore mortificato neri suoi simboli, nei suoi uomini, nei suoi servitori, la nazione attonita che non sa trovare una ragione. Le rievocazioni del sequestro e dell’esecuzione di Moro e dei suoi 55 giorni di prigionia (la sua quaresima) sono grottesche.Le sue lettere, soprattutto quelle rivolte ai familiari sono di una forza spirituale straordinaria.

È stato un Moro inedito diverso dal politico a cui eravamo abituati. Confesso che il “Moro politico” non l’avevo mai potuto sopportare. Il suo linguaggio involuto fatto più’ per celare che per esprimere.Il suo apparente distacco dalle cose quello che gli rimproveravo era il suo disegno politico o almeno quello che io giudicavo tale e che e’ passato alla storia come il compromesso storico.

Ma nella cella delle brigate rosse è morto il politico ed è rinato l’uomo, abbiamo capito quanto contassero nella sua vita gli affetti, a cominciare da quelli familiari: che grande lezione!

E che criminale meschinità quella dei suoi carcerieri! Vederli dare interviste, scrivere memoriali, mettere i puntini sulle i con la prosopopea dei rivoluzionari da un senso di ribrezzo. Macché’ rivoluzionari, sono solo degli assassini che hanno sottratto un uomo alla sua famiglia.

Altro che proletari, sono dei piccolo borghesi cinici e violenti. Una delle brigatiste, Barbara Balzarani, mi dicono che abbia protestato alla sua maniera con twit “ che palle queste commemorazioni”.E no cara signora, si commemora il passato perché’ nessuno dimentichi, soprattutto chi vorrebbe dimenticare. Il passato per alcuni (come noi) e, una forza spirituale che ci spinge ad andare avanti, per altri è una sofferenza.