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di Davide Simone

 

"Sarebbe ridicolo, o quanto meno paradossale, in epoca in cui le conquiste dello scibile vertono verso traguardi mai sognati prima d'ora, in epoche in cui l'uomo volge alla conquista degli spazi ed alla scoperta di nuovi mondi celesti, parlare, ancora, di argomenti che sanno di marcatamente oscurantismo come è l'argomento MAFIA. Ma in Sicilia [...] questo argomento è quanto di più scottante e realistico, poiché la situazione ambientale è rimasta ai primordi del Cinquecento e forse del Medio Evo, vista in rapporto ai popoli che ghermiscono l'Europa ed il Mondo Civile. Che cosa si intende per MAFIA? Cento anni fa, allorché prima del regno Sabaudo imperava il Borbone, non era possibile, nel Meridione, e specie in Sicilia, tutelare la giustizia mercè di uomini dediti alla pubblica sicurezza. Le polizie di allora, deboli, male organizzate e pressocché inefficaci, non avevano alcun ascendente verso la popolazione che veniva abbandonata a sé stessa ed i relitti del sistema feudale, allora vigenti ed imperanti, conferivano ai feudatari di allora anche il potere di amministrare la giustizia con un potere esecutivo affidato all’arbitrio dei propri vassalli. Mutati i tempi e divenuta politicamente UNA l'Italia, malgrado la generosa opera svolta dalle forze di polizia del nuovo Regno Sabaudo intese alla epurazione delle popolazioni dal brigantaggio, rimasero tuttavia radicate quelle tradizioni che a lungo avevano imperato. Si giunse, talvolta, a dare uno sfondo politico all'opera delittuosa dei briganti per dare loro un'aurea di gloria che, alla luce della realtà, si traduceva invece ad atti di violenza, di profanazione dell'ordine costituito e di sovversivismo." Le riflessioni proposte non appartengono ad un qualche sostenitore di Casa Savoia, magari del Nord Italia, ma sono tratte da un verbale stilato nel giugno 1963 dai Carabinieri di Corleone, Palermo ("La mafia in Corleone 1963-1964" - Squadra P.G Carabinieri Corleone – 3508/11RPP RISERVATISSIMO) Uomini del Mezzogiorno e appartenenti ad un'epoca in cui la memoria degli eventi descritti era ancora viva e vivida (anche per la presenza di testimoni diretti, seppur molto anziani), questi militari confermano, con la loro analisi storica e investigativa, come la Mafia esistesse già prima del 1860/1861 e come il brigantaggio post-unitario fosse un fenomeno essenzialmente criminale e criminogeno. Un contributo preziosissimo e di innegabile e indubitabile valore storico, che fa tabula rasa di certe manomissioni (pseudo-revisionistiche) di matrice anti-unitaria e anti-risorgimentale rilanciate e tornate in voga negli ultimi anni con la crescita o il riaffacciarsi di sigle vicine al "legittimismo borbonico". Le valutazioni del verbale trovano peraltro riscontro nei lavori di ricerca di grandi studiosi meridionali come ad esempio Napoleone Colajanni, di cui si ricorda, in questa sede, il saggio "Nel Regno della Mafia"*.

 

*E' disponibile una buona bibliografia sul rapporto fra Mafia e brigantaggio siciliano anche partire dalla famosa inchiesta Sonnino-Franchetti del 1876