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PANDEMIA SOCIALE
di Giuseppe Borgioli
Quello che sta accadendo nelle piazze e vie dell’Italia merita la nostra pacata riflessione. Non possiamo volgere lo sguardo dall’altra parte come se il grido di dolore di chI è rimasto senza lavoro e senza reddito non ci riguardasse . Come se il popolo che protesta sulle piazze e sulle strade fosse un altro popolo con il quale non abbiamo nulla da spartire. E’ il nostro popolo, che ha dimostrato negli anni il proprio attaccamento al lavoro, alla causa Italiano. Questo popolo non merita di essere preso in giro e noi non ce la sentiamo di far finta di niente. Sarebbe un tradimento che non è nelle nostre corde, nella nostra storia.Vedere le strade di Napoli già bagnate da sangue fraterno, di Roma, di Milano e di Venezia, assieme alle altre città, chiedere semplicemente la libertà di lavorare per mantenere le proprie famiglie senza ricevere assicuranti risposte ci procura quello sgomento che non sembra togliere il sonno dei nostri governanti. Lo sappiamo che la pandemia è una brutta bestia. Lo sappiamo che in molti sono stati toccati dai lutti e dal dolore. Ciò non toglie e ci diciamo con franchezza la verità. Sul tavolo c’è una pandemia grave, acuita dall’incuria delle nostre classi dirigenti che hanno lasciato passare l’estate senza correre ai ripari, senza intervenire negli aspetti più critici: il contagio nei trasporti, l’insufficienza delle strutture ospedaliere, l’inadeguatezza della organizzazione della medicina sul territorio. Tutto è stato lasciato alla volenterosa abnegazione di operatori sanitari, veri eroi di questa guerra. Ora che le sale di rianimazione stanno di nuovo riempiendosi si cerca un capro espiatorio e si fa la cosa più ovvia e più pericolosa per la nostra società. Chiudere tutto senza rispetto per chi lavora onestamente e e cerca di guadagnarsi il pane quotidiano. E tutti tacciono. Si cerca di tirare in ballo la storiella che la protesta sarebbe alimentata da gruppi della criminalità. VERGOGNATEVI. La verità vera è che questa tremenda pandemia è gestita e governata da una classe politica di cattocomunisti che non amano la libertà e che in nome della profilassi preferiscono vedere i cittadini costretti nei coprifuoco nei recinti delle caserme e dei conventi. Nell’intimo del loro animo salutano la pandemia come la spinta ad un cambiamento di vita, alla fuga dalla libertà. L’hanno detto: tutto non sarà come prima. A questi corvacci del cattivo augurio gli Italiani devono rispondere con il loro tradizionale ottimismo, con la loro voglia di viverre che non è mai venuta meno, soprattutto nei momenti di maggior difficoltà. Fra libertà e sicurezza, gli Italiani non si sono fatti scrupolo di scegliere la Libertà. Forse oggi ci troviamo di fronte a uno di questi appuntamenti con la storia. Aspettiamo gli eventi del domani e delle prossime settimane. Sappiano i nostri governanti che se supereremo questa la prova di queste ore drammatiche non sarà per merito loro. Sarà per la forza di gli Italiani, imprenditori e lavoratori, che hanno fatto valere civilmente le ragioni della loro esistenza.