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di Giuseppe Borgioli

Il libero mercato ha bisogno del quadro giuridico dello stato che assicura diritti e legalità. Senza stato di diritto il capitalismo diventa caos. Ci sono esempi     storici evidenti sotto i nostri occhi. La Cina è un sistema di capitalismo difficilmente imitabile che prospera sotto l’ombrello di uno stato-partito che controlla tutto e mette a tacere tutto, inclusa la genesi della fuga del virus. Il capitalismo americano si è imposto con una legislazione che ha regolato la concorrenza e i diritti dei cittadini. Luigi Einaudi la penava così. Il libero mercato è un insieme di leggi coerenti indirizzate a questo fine. In Italia c’è lo stato? C’è il capitalismo? L’Italia, o meglio la repubblica, e sempre di più un ibrido, un labirinto di leggi e regolamenti che non garantiscono la legalità. Ecco perché evitano l’Italia e il suo pseudo mercato gli investimenti esteri. Non c’è certezza della legge e della pena. Quindi c’è l’arbitrio. Non c’ò un uomo solo al comando con i vituperati pieni poteri perché ha prevalso l’attitudine spartitoria. Dare non a ciascuno il suo, ma cooptare tutti alla ripartizione delle spoglie. La logica dominante è quella trattativista di dare a tutti l’illusione di essere protagonisti nel chiacchiericcio istituzionale. Gli stati generali in via di convocazione da parte del premier Conte rientrano in questo copione. I piani seri di rilancio economico si fanno in ben altro modo. La strada l’ha indicata Vittorio Colao con i punti circostanziati che ha steso con i suoi collaboratori. Cosa rispondere a Vittorio Colao e a quello che ha messo nero su bianco? Voi credete che il super invocato piano Marshall sia il frutto di una assemblea dove è presente tutto e il contrario di tutto. Questo è l’elogio del circo Barnum che non convince nessuno degli Italiani. È pur vero che con la quarantena sofferta per il virus che è sparito improvvisamente, come era insorto, ha evidenziato le nostre magagne. Il nostro popolo ha dimostrato pazienza e disponibilità a credere nelle versioni ufficiali del regime. Ma c’è un limite anche alla pazienza. Pensare che da un’assemblea così raccattata possa nascere un programma serio su come spendere il premio milionario che ci assegna l’Europa è troppo, significa sfidare il buon senso della gente. Salvini ha molti difetti ma non può diventare un alibi per l’inadeguatezza di chi ci governa. A meno che lo spirito santo non visiti quel conclave e provveda ad illuminare le intelligenze.  Ne dubitiamo lo spirito santo ha altre frequentazioni. Non ci resta che Di Maio e di puntare sulle non ancora espresse capacità dei suoi colleghi. Qualcuno osserverà maliziosamente che il corona virus si è rivelato un buon affare per il governo dell’immobilismo. L’Italia è vissuta per anni, come su una rendita, sull’emergenza politica del comunismo internazionale. Tanti errori si scusavano al governo Italiano purché non cadesse nella rete del comunismo sovietico. L’emergenza è continuata con la crisi militare nel mediterraneo.  Oggi l’emergenza economica del corona virus sembra il cacio sui maccheroni. Il governo si illude e illude l’opinione pubblica sul futuro che ci attende. Le apparizioni televisive del premier Conte non risolvono i problemi del consenso, anzi li aggravano. Al premier Conte suggeriamo una quarantena televisiva se non vuol passare alla storia come il Pinocchio nazionale. Siamo giunti al nodo della crisi istituzionale della repubblica, che è prima si tutto crisi di identità.  Basta con gli annunci, à l’ora delle scelte. Lo scontro non è fra destra o sinistra, tecnici o politici. Il virus è nel cuore della repubblica. La crisi istituzionale di oggi può diventare lo strappo sociale di domani che mette a rischio la stessa unità nazionale. Fermatevi sino a che siete in tempo.